Ignorare Albenga, in caso di incursione in terra ligure, sarebbe un errore madornale per chiunque si definisca un turista, non tanto per la realtà rivierasca, invero trascurabile (il mare sembra non importare agli albenganesi, totalmente privi di un lungomare, al posto del quale scorrono rotaie e asfalto), quanto per l'importante realtà artistica ivi custodita. Sarebbe sufficiente un solo giorno per apprezzare le numerose opere e i vari musei collocati nel suggestivo centro storico, di chiaro retaggio medievale. Il Battistero, ad esempio, è una meravigliosa testimonianza di epoca tardo romana e rappresenta uno dei monumenti paleocristiani più noti dell'Italia settentrionale. Al suo interno, pressocché intatto, è presente un mosaico risalente al VI secolo che raffigura Gesù Cristo all'interno di tre cerchi, a simboleggiare la Santissima Trinità, ciascuno riportante lettere greche indicanti l'inizio e la fine di ogni cosa e, di conseguenza, l'onniscienza di Dio. Dodici colombe, pure raffigurate, richiamano inoltre l'importanza rivestita dagli apostoli nella cultura cristiana. Con lo stesso biglietto di ingresso, è possibile visitare l'adiacente Museo Diocesano di Arte Sacra, collocato all'interno del Palazzo Vescovile della originaria diocesi di Albenga-Imperia. L'edificio conserva al suo interno manifatture in metalli preziosi, diversi arazzi e pregevoli pitture di arte sacra, tra le quali il Martirio di Santa Caterina d'Alessandria di Guido Reni e il San Giovanni Battista, attribuito inizialmente ad un pittore caravaggista, di recente proprio al Caravaggio, su blasonata ipotesi di Vittorio Sgarbi). A livello strutturale, l'edificio è il risultato di vari processi di stratificazione: assorbimenti di differenti edifici di epoca medievale risalenti all'XI e al XII secolo, impreziositi da ristrutturazioni succedutesi tra il Quattrocento e il Seicento, permettono una suggestiva immersione in un contesto storico assai affascinante. Libero l'ingresso, invece, alla vicinissima Loggia, recentemente restaurata grazie ai comuni sforzi del Rotary Club, dell'amministrazione cittadina, dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri e della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio. Situata all'interno del vecchio palazzo comunale, nei pressi della piazza San Michele, risale al 1421, destinata alle riunioni del parlamento cittadino, poi sede del consiglio comunale fino a tre secoli fa. Del tutto trascurabile il Museo Civico, pure gratuito, nient'altro che un ambiente fin troppo ristretto (ove peraltro insiste anche il locale ufficio turistico), ove sono raccolti pochi reperti di varie epoche, colpevolmente collocati senza una ratio precisa. Continuando, è la volta dell'adiacente Cattedrale di San Michele Arcangelo, costruita sui resti di un primitivo edificio di culto paleocristiano, risalente al V secolo, testimonianza di un'antica comunità cristiana assai florida, sorta dapprima a seguito del martirio di San Calocero, poi grazie alla presenza di San Martino di Tours, che si stanziò sull'Isola di Gallinara, che sorge a circa 1,5 km dalla costa (purtroppo non visitabile). All'interno del citato luogo di culto sono conservate interessanti opere scultoree e pittoriche: un'edicola del 1456; una tavola della fine del XV secolo dedicata alla Pentecoste; cicli di affreschi della seconda metà del Quattrocento; un paliotto cinquecentesco ritraente i Santi Verano, Michele Arcangelo e Giovanni Battista. Nel momento in cui si scrive, invece, risulta chiuso il prestigioso Museo Navale Romano, sito all’interno di Palazzo Peloso Cepolla, ove sono esposti i reperti recuperati dal relitto di una nave oneraria romana, rinvenuta nei fondali dell'isola di cui sopra (anfore, vasellame, attrezzature navali, piccoli arnesi per la pesca, finanche pedine da gioco). Non trascurabili, infine, le numerosi torri, da cui la definizione "Città delle cento torri", edificate prevalentemente nel secolo XIII vicino a case nobiliari, a testimonianza del potere espresso da ogni famiglia (visitabile, pur soltanto di mattina, quella che sorge nell'area che interessa i citati Battistero, Cattedrale, Loggia e Museo). Fin qui, in tutta franchezza, piena normalità: quelle appena descritte sono certamente opere meravigliose che, tuttavia, l'italiano medio tende comprensibilmente a dare talvolta quasi per scontate, stante la presenza di analoghe testimonianze artistiche, riccamente costellanti la nostra amata terra. Ciò che invece, a modesto parare di chi scrive, rimane ancorato all'alveo dello straordinario, è quanto osservabile all'interno di Magiche Trasparenze, non un museo vero e proprio, ma una mostra temporanea, poi divenuta permanente (genuina e concreta applicazione del brocardo "non c’è nulla di più definitivo del provvisorio"), collocata nei locali interni di Palazzo Oddo (antico edificio sede della società omonima che si occupa di gestire alcune importanti manifestazioni culturali). Non tragga in inganno la rubricazione di tale mostra, che parrebbe alludere ad improbabili giochi di prestigio (un esempio al contrario di come dovrebbe titolarsi una qualsiasi cosa a cui dovrebbe essere attribuita la capacità di attirare l'attenzione di turisti e/o amanti dell'arte): si tratta, infatti, di una suggestiva esposizione di reperti vitrei di epoca romana, circa 200 pezzi, alcuni dei quali del tutto integri, molti altri pregevolmente restaurati. Tra questi, un pezzo unico al mondo, il cosiddetto "Piatto Blu", risalente al secondo secolo d.C, sul quale sono stati intagliati due putti che danzano in onore del dio Bacco. Un'opera a dir poco suggestiva, magnetica, a tratti ipnotizzante, che si suggerisce di apprezzare seguendo due distinte modalità esecutive: una prima osservazione può essere compiuta in solitaria, cogliendo le variegate sfumature che l'opera riesce ad esprimere (tra queste, di blu e di argento), cercando certamente ausilio nella lettura dei diversi pannelli collocati a latere; una seconda, distogliendo in primis lo sguardo per almeno una decina di minuti, poi approfittando della presenza del disponibilissimo Alessandro, soggetto assai raro (giacché ha il pregio di unire in un sol colpo passione e preparazione), che tuttavia patisce un destino tutt'altro che raro (essendo incredibilmente declassato al ruolo di bigliettaio): costui è in grado di offrire una chiave di osservazione unica, fornendo preziosissime indicazioni riguardanti il fronte e il retro del piatto medesimo, altrove inedite, proponendo anche due differenti tipi di illuminazione a sublimazione dell'opera di visualizzazione (sulle quali non si dice altro, al fine di non anticipare il risultato finale). A testimonianza dell'importanza rivestita da questo manufatto, vale la pena precisare che quest'ultimo è stato anni fa protagonista assoluto della esposizione "Vetri", mostra dedicata all'arte vetraia dell'antica Roma, tenutasi nella Capitale nel 2012, presso la Curia Iulia, all'interno del Foro Romano. La mostra di cui trattasi, più di altri musei o edifici presenti ad Albenga, rappresenta un unicum, allorquando si parla della estesa compagine archeologica dell'intera penisola, giacché permette di apprezzare la tecnica della soffiatura che, inventata nella metà del I secolo a.C. nel Vicino Oriente (segnatamente in Siria e in Palestina), giunse rapidamente a Roma, dove venne perfeziona con la sperimentazione di nuove forme e combinazioni di colori. Consapevoli di non spararla troppo grossa, la sola presenza di Magiche Trasparenze vale senza dubbio la permanenza giornaliera nella prefata città ligure. In conclusione, si segnala un elemento assai penalizzante: la città è deturpata da manifesti, cartelli e lenzuola sui quali è stato trascritto la frase "Senza Pronto Soccorso si muore". Il lettore non fraintenda: la deturpazione non sta nel messaggio in sè, ma nella castrazione del locale presidio sanitario. Al riguardo, così Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ha commentato una manifestazione di protesta della cittadinanza volta alla riapertura della struttura: "ci troviamo davanti ad una strumentalizzazione inaccettabile e una disinformazione che le istituzioni e le forze politiche fanno ai cittadini a discapito degli stessi. Albenga ha già un Pronto Soccorso a 12 chilometri che è un Dea di secondo livello ed è il Santa Corona che dovrebbe insistere su un bacino di 500 mila persone, mentre l'utenza è di 300 mila". Tralasciando considerazioni sul fatto che, se di numeri si parla, va anche evidenziato che: a) Albenga è perno di un'area urbana di circa 63.000 abitanti; b) d'estate, la popolazione anzidetta aumenta sensibilmente stante l'afflusso consistente di turisti; c) si dovrebbero considerare non soltanto le 300 mila unità di utenza citate dal politico, ma, più responsabilmente, anche i 12 km che l'ambulanza deve percorrere per raggiungere il Pronto Soccorso più vicino, magari annotando, sempre dissertando di cifre, quante autovetture percorrono quegli stessi 12 km intasando le vie di comunicazione, tralasciando tutto questo, quindi, il lettore si chiederà certamente cosa c'entri la sanità pubblica con il Piatto d'oro e l'arte in generale. C'entra, c'entra, perché l'assenza del pronto soccorso, oltre a danneggiare la popolazione locale, a cui va tutta la solidarietà, danneggia de relato anche il turismo: aver saputo in tempo di questa assenza, infatti, non avrebbe spinto chi scrive a scegliere Albenga quale meta di destinazione estiva. Questa recensione si riferisce alla giornata del 7 settembre 2023. |
Comune di Albenga |