Ancora una serata all'insegna del divertimento al Marconi Teatro Festival con Salvatore Marino ed il suo "cavallo di battaglia" Non sono abbronzato, qui lo dico e qui lo neg(r)o.
Spettacolo particolare quello proposto da Marino che, accompagnato sul palco dal maestro Vittorio Montella che, con le sue musiche originali e la fisarmonica allieta e fa da "spalla" al protagonista, propone, nella prima parte, un crescendo di battute, sketch, siparietti esilaranti, per poi sviare dall'umorismo ed addentrarsi, seppure con leggerezza, in temi ed argomenti molto più profondi che coinvolgono lo spettatore in riflessioni sulla società attuale. Il soggetto intorno a cui ruota tutta la rappresentazione è la convivenza di un immigrato col Paese ospitante. L'artista, porta in scena le sue personali esperienze di "figlio di due culture diverse" giocando, ma neanche troppo, sul razzismo quotidiano e sulle difficoltà di integrazione ed accettazione sperimentate in prima persona. L'argomento è certamente complicato da gestire, specie alla luce dell'imperante "politicamente corretto" dal quale però Marino con grande abilità e capacità di eloquio e soprattutto intelligenza, si distacca, preferendo la schiettezza di alcuni termini al perbenismo privo di reali fondamenta. Molta autoironia con un leggero velo di tristezza, tante le battute pungenti sulle quali il pubblico ride, applaude, ma certamente anche riflette. Nessun moralismo (e questo è un grande pregio di tutta la rappresentazione), la storia narrata viene mostrata nella sua interezza senza doverla abbellire, né giustificare, tantomeno giudicare. Il bello dello spettacolo Non sono abbronzato, qui lo dico e qui lo neg(r)o è proprio questa schiettezza mai celata, neanche nei momenti dove le parole rievocano associazioni mentali e le battute vanno a segno verso tutte le categorie di persone in qualche modo prese di mira : politici, benpensanti, buonisti, disonesti, corrotti. Interessante e commuovente il racconto del bambino immigrato che, seppure narrato con metafore (tutto è un gioco) non può lasciare lo spettatore indifferente. Geniale la riproposizione del monologo del Cirano che scaturisce dall'affermazione del suo naso "grande", coniugata ad un altro "difetto": la pelle scura. Neanche troppo sotteso il messaggio finale della rappresentazione: ogni contributo portato alla causa della civile convivenza non deve andare perso ed in questo il teatro gioca un ruolo importantissimo. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 27 luglio 2023. |
Non sono abbronzato, qui lo dico e qui lo neg(r)o
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