"L'attore è un bugiardo al quale si chiede la massima sincerità", diceva Vittorio Gassman. Questa asserzione vale per qualsiasi contesto attoriale - a teatro o al cinema, nei drammi o nelle commedie - ma non qui: "L'onesto Fantasma", in effetti, rappresenta l'unica eccezione conosciuta. Ribaltando concettualmente il brocardo di cui sopra, vien da dire che in quest'opera agiscono tre persone sincere che si sforzano di recitare, fingendo ciascuno di vestire panni da attore. Non è una messa in scena, questa rappresentazione, è piuttosto una reale esperienza di vita che coinvolge quattro uomini, tre in vita, uno deceduto: reale è la sofferenza dei primi per la perdita dell'ultimo; reali sono le percezioni della presenza dello stesso nel quotidiano; reali sono i dubbi afferenti alla vita oltre la morte che pervadono qualcuno; reale è la commozione manifestata da ciascuno dei tre, pur in momenti diversi e ognuno a suo modo; reali sono le invidie e le arrabbiature e gli affetti e i sodalizi maturati da costoro illo tempore e ora macchinosamente e dolorosamente riemersi. Il comunicato dell'opera così recita: "Alternando momenti realistici a scene shakespeariane, la commedia è un modo originale di rileggere l’Amleto dal punto di vista del fantasma". No, non è così. Ci sono attori che fingono di recitare, concretizzando così l'inganno ipotizzato da Gassman, ma in termini inversi. Il regista Eodardo Erba è invece attendibile: "L’onesto fantasma è dedicato a un amico scomparso. (.) L’Onesto fantasma (.) è un’assenza. E come tale si vendica dei tradimenti dei suoi tre amici, costringendoli a una penosa confessione. Ma contemporaneamente rivela di essere l’essenza del sentimento che li legava e li legherà per la vita". Si, è così, ma senza finzione attoriale, con smisurato e genuino trasporto di attori e regista medesimo. Ecco, se c'è un merito nei primi, è ascrivibile alla loro capacità di mantenere il controllo, uno sforzo certamente immane, considerato il coinvolgimento emotivo fino a questo momento ampiamente descritto. Ciò si traduce in espressività molto diverse tra loro: la rabbia compulsiva di Renato Marchetti, la fragile insicurezza di Fausto Sciarappa, il tormento interiore di Gian Marco Tognazzi. Ad Erba, invece, riconosciamo la capacità di direzionare i primi tre, privandoli del loro legittimo diritto di crollare emotivamente. Le lacrime conclusive di Tognazzi - che infrangono la quarta parete con la portata di una bomba nucleare - dimostrano che l'obiettivo di mantenere il controllo in scena risulta pienamente conseguito fino agli applausi finali, non oltre. La recensione, che non è una recensione, termina qui: non si può recensire uno spaccato di vita vissuta, malcelatamente spacciato per un'opera teatrale. Commento riferito alla rappresentazione del 2 maggio 2023. |
L'onesto fantasma Musiche Originali Massimiliano Gagliardi Aiuto Regia Francesca Pentasuglia
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