Dal punto di vista squisitamente recitativo, quest'opera offre l'opportunità di apprezzare attori in possesso di innegabili capacità. In particolare, Sebastiano Vinci offre una prestazione finale eccellente, di stampo squisitamente drammatico, peraltro resa difficile dal contesto ilare, talvolta surreale, creato dagli altri attori; Dario Biancone e Fabrizio Catarci sono comici tout court, così come Enrico Franchi, sebbene sia necessario, per apprezzare in toto quest'ultimo, spogliare il suo personaggio dai troppi e talvolta gratuiti stereotipi legati all'omosessualità, di cui è purtroppo gratuitamente intriso; Olena Kozinina, infine, sta pienamente nel mezzo: a volte esprime un'attitudine ilare, altre volte percorre territori drammatici, facilitata, in questo, dalla insensatezza che connota il substrato di almeno due dei tre personaggi da lei interpretati, che si prestano indistintamente all'una o all'altra vocazione. La regia, peraltro, si evidenza per una gestione piuttosto riuscita del contrasto tra comicità e drammaticità, assai ricorrente. I pregi, purtroppo, finiscono qui. La sinossi recita testualmente: "Aldo e Pino sono due amici che dopo una cena frugale (.) decidono di raggiungere Barbara, una escort mozzafiato, esperta in giochini erotici". Negli intenti originari, questa pièce teatrale dovrebbe denunciare la miseria raggiunta da un certo ceto medio borghese che, giunto "al culmine delle proprie possibilità, ha il coraggio giusto (o crede di averlo) per lanciarsi “oltre”, per agguantare qualcos’altro. Barbara, rappresenta per Pino e Aldo, la soluzione all’insoddisfazione e al grigiore delle loro vite quotidiane". Nella realtà, la trama è contorta; tutte le incursioni nel surreale, e sono parecchie, appaiono gestite in maniera maldestra; il finale è incomprensibile e il gesto che dovrebbe sublimare la morale sottesa alla rappresentazione (il dito medio indirizzato da tutti alla protagonista, Barbara, personaggio fisicamente assente, virtualmente collocato al di là della quarta parete), è assolutamente gratuito, oltre che ingiustificato, così come l'uso del ricorrente turpiloquio nei dialoghi tra Pino e Aldo. Doverosamente, spendiamo due parole sulla criticata compagine surreale: i due personaggi interpretati dalla Kozinina sopra menzionati, così come quello inziale di Vinci, sono gestiti malamente. Questi ruoli, come detto, dovrebbero giustificare le incursioni in un mondo onirico, irreale, a tratti visionario, ma il risultato è caotico: la giovane e frivola nipote e la squinternata donna con attitudine funerea (si tratta dello stesso personaggio calato in contesti diversi, o forse no, sono diversi, ancora lo dobbiamo capire bene), così come il tipo che ora sonnecchia, ora suona una tromba (e che resta a latere per quasi tutta la durata, con l'apparente duplice ruolo di interpretare un vicino di casa piuttosto molesto e di assolvere a funzioni di sonorizzazione, risorgendo negli ultimi minuti nel ruolo di inaspettato omicida), vengono collocati quasi a forza nella trama, di fatto rappresentando elemento (disturbante) privo di alcun senso logico. Infine, l'audio registrato (la voce di Barbara e gli spari) è troppo alto, con la conseguenza che l'effetto è, ancora una volta, analogamente disturbante. In conclusione, l'idea di partenza è ottima (ironizzare e dissacrare alcuni tra i desideri carnali più trasgressivi e proibitivi), ma è purtroppo pregiudicata dagli elementi sopra ampiamente dissertati: se ci è permesso un umile consiglio, qualora la rappresentazione prendesse una sola direzione, venendo quindi spogliata sia degli elementi surreali, sia di quelli drammatici, sfruttando quindi l'innegabile attitudine faceta degli attori coinvolti, verrebbero conseguiti risultati certamente positivi. La recensione si riferisce alla rappresentazione dell'11 marzo 2023. |
dal 9 al 12 marzo 2023
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