La trasmissione televisiva "Maledetti amici miei", del 2019, viene adattata alla compagine teatrale, pur in forma del tutto atipica, riscuotendo un successo talmente dirompente da giungere ad una seconda edizione, ironicamente sublimata dalla postilla "Il ritorno", di chiaro retaggio cinematografico. Il quartetto originariamente costituito da Rocco Papaleo, Alessandro Haber, Giovanni Veronesi e Sergio Rubini, vede l'ingresso odierno di Nino Frassica al posto dell'ultimo dei quattro, nuova militanza che rinfresca il format, direzionandolo maggiormente verso una compagine a vocazione ilare: senza volerla necessariamente mettere sul piano della competizione, è indubbio che Rubini sia un attore più dotato di Frassica, come è altrettanto indiscutibile che la verve comica del secondo raggiunge livelli apicali e piuttosto incontrastati. Ciò che ne scaturisce non è un vero e proprio spettacolo teatrale, ma una sorta di stand-up comedy spalmata su quattro elementi, valorizzata da graditissime incursioni nell'intrattenimento musicale, grazie anche all'apporto di un talentuoso trio jazz capace di mantenere piena credibilità anche quando è costretto dal copione a penetrare la compagine pop. Al riguardo, stupisce Alessandro Haber nell'interpretazione del masterpiece "Vedrai, vedrai", dell'indimenticato Luigi Tenco: presentato come cantante intonato ma indisciplinato, l'attore, invece, manifesta piena capacità interpretativa, non errando i tempi, come causticamente anticipato dagli altri tre, ma personalizzandoli in una maniera talmente abile e suggestiva, da mantenere assolutamente inalterato il pathos del pezzo. Il suo timbro vocale, peraltro, è meraviglioso, nella sua nitida espressività, totalmente privo di quel claudicante incedere che caratterizza, invece, il suo parlato quotidiano. E se Rocco Papaleo conferma la sua puntuta, surreale comicità e Nino Frassica è un rinnovato vulcano di farsa e goliardia (l'apice delle quali si registra con l'intervento della spalla Francesco Scali), Giovanni Veronesi conserva il suo ruolo di regista ma evidenzia anche una inaspettata attitudine comica con reiterati interventi da toscanaccio che appaiono puntuali, godibili e freschi (qualche riserva concettuale la esprimiamo sulle sue considerazioni critiche indirizzate alla odierna popolazione anziana, asseritamente colpevole di aver inquinato il mondo intero: c'è della verità, nel suo j'accuse, certamente in ordine agli aspetti ecologici, ma l'intervento ha il sapore amaro di una generalizzazione posticcia). Il quartetto, infine, si concede svariate incursioni sia nel turpiloquio, sia oltre la quarta parete: il primo aspetto è gestito, se non con garbo, quantomeno con gusto per la contestualizzazione; il secondo si concretizza in interventi assolutamente non invasivi, generalmente indirizzati a parenti o amici, quindi ben lontano dal mettere in imbarazzo gli astanti. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 dicembre 2022. |
MALEDETTI AMICI MIEI… IL RITORNO |