"Le sorellastre", commedia di Giorgio Latini, è risultata vincitrice del Primo Premio alla drammaturgia brillante Silvano Ambrogi e del Primo Premio Castrovillari Città del Teatro 2020. L'opera inizia in termini piuttosto quieti, con dialoghi soppesati e poco inclini all'ironia. La compagine descritta sembra apparentemente dominata da drammatica attitudine, almeno fino a quando, inaspettatamente, il range emotivo prende letteralmente un'altra direzione a metà durata: la storia si accende e i contenuti si rivitalizzano, grazie anche al susseguirsi di colpi di scena, sublimati da azzeccati doppi sensi. A questo punto, l'ironia, quando non il sarcasmo puro, diventa la colonna su cui poggia la trama della pièce teatrale. Volendo a questo punto cedere alla tentazione dell'elogio, ci pare impossibile non evidenziare l'interpretazione di Patrizia Ciabatta, capace di pitturare il personaggio di Ughetta di apparente superficiale attitudine, permeandola, invece, di puntuta e colorita verve, anche donandole la capacità di intervenire tempestivamente nei dialoghi collettivi. Beatrice Gattai, altra attrice che ha esercitato ascendente su chi scrive, ha manifestato la più rara delle capacità, quella cioè di colorare il proprio personaggio di elementi prettamente negativi: spocchiosa, snob, invidiosa, Elvira è apparsa dapprima quasi una entità distaccata, rispetto alle altre sorelle, per poi incarnare perfettamente il vero senso dell'opera, incentrata sulle tensioni parentali che si verificano nella delicata gestione di una eredità, ove prendono puntualmente piede antiche vendette e rinnovati desideri di rivalsa. Ci è piaciuto, infine, il messaggio sotteso al personaggio di Lia, prima sorella vessata e castrata della sua libertà (in quanto totalmente votata all'assistenza della madre e della sorella poco intelligente), poi totalmente emancipata, capace di riscattarsi motu proprio comunicando (anzi, gridando al mondo intero), la sua volontà di lasciare l'abitazione. Una commedia costruita abilmente da una regia attenta, giocata sul filo di un crescendo narrativo che non patisce alcuna flessione, tipizzata da dialoghi mai banali (firmati da Ottavia Bianchi) ove, peraltro, anche alcune limitate incursioni nel turpiloquio sono apparse contestualizzate e funzionali alla storia tutta. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 9 dicembre 2022. |
LE SORELLASTRE
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