Gianfelice Imparato ci regala un cliché dell'Italia del '900 - il rapporto ambivalente tra nord e sud - rivisto con intelligente sarcasmo e talvolta dissacrante verve comica.
L'attore porta sul palco uno scenario ipotetico nel quale l'Italia risulta implacabilmente divisa in due: in un siffatto contesto, i meridionali già residenti al nord che non sono riusciti a ritornare nella loro terra d'origine, prima della scissione, sono stati relegati nei Centri Raccolta e Identità Culturale, non molto dissimili dalle riserve degli indiani d’America. E' in una abitazione di queste riserve che si consuma un vero e proprio dramma: Gennaro Strummolo è talmente divorato dall'ardente desiderio di acquisire la cittadinanza nordica da arrivare addirittura a modificare il proprio cognome in Strum, così millantando retaggi anagrafici nord-europei (maldestramente conservando, però, il codice fiscale originario). A peggiorar le cose, ci si mettono anche la sorella Addolorata e l'amico Ciro, entrambi caparbiamente e orgogliosamente ancorati alle loro origini, e Olga, assistente sociale che ha il compito di seguire l'uomo nel suo "percorso" di integrazione. Scritta originariamente nel 1994, quando la Lega esprimeva il suo distacco dal Sud, questa commedia pare ancora attuale, pur trasposta in un contesto che vede una geografia e dei protagonisti diversi da quelli iniziali: oggigiorno, infatti, si è portati a credere che i veri meridionali siano gli immigrati e l'Italia sia finalmente un tutt'uno culturale e sociale. In realtà, il divario tra nord e sud è oggi più che mai presente, pur in forma latente. Sostanziali differenze culturali, che si riflettono sulle abitudini, sui gusti alimentari, sul modo di relazionarsi con il prossimo, sono oggetto di questa divertente commedia che ha il pregio di celare, dietro ogni sorriso, una riflessione intelligente, e consegna al pubblico, dopo tante risate, un finale un po' amaro pervaso da un profondo senso di malinconia. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 1° febbraio 2020. |
CASA DI FRONTIERA di Gianfelice Imparato
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