Il sipario sulla nuova stagione del Teatro Traiano si è alzato lo scorso fine settimana su “L’Attesa”, un testo di Remo Binosi sapientemente ripreso dalla regista Michela Cescon e magistralmente interpretato da Anna Foglietta e Paola Minaccioni, per la prima volta insieme sul palco, a dare corpo e voce alla nobildonna Cornelia e alla sua serva Rosa. Due donne socialmente molto distanti ma accomunate da un unico, crudele destino: sono state entrambe sedotte e abbandonate dal famoso Giacomo Casanova, il più noto sciupa femmine della storia italiana, ed ora sono entrambe in uno stato di gravidanza indesiderato. Cornelia, ingenua e viziata ragazza aristocratica dal linguaggio forbito, promessa al Duca di Francia, viene nascosta dalla famiglia in una appartata casa di campagna - lontana da sguardi indiscreti che potrebbero tradire il segreto e portare ad un annullamento della promessa di matrimonio – insieme a Rosa, una smaliziata e scaltra servetta che si esprime in dialetto veneto e che ha alle spalle una vita difficile, fatta di sacrifici e rinunce. Con il passare dei giorni, tra le due nasce un rapporto non soltanto di amicizia, ma anche fisico ed emozionale, che avrà risvolti del tutto inaspettati. Il testo di Binosi, di grande forza drammatica, ruota attorno ad un tema profondo: la condizione della donna a prescinderne dallo stato sociale. Un tema trattato con uno spessore che spinge gli spettatori ad una amara, dolorosa riflessione. Pur essendo ambientata nel Settecento, “L’attesa” è infatti una storia di grande attualità che spalanca gli abissi a volte spaventosi dell’inconscio in un groviglio di temi e contenuti - declinati al femminile - che vanno dall’amore al piacere, passando per la maternità, il peccato, la punizione, il male, la morte. Il tutto raccontato con continui cambi di registro narrativo, sempre in bilico tra la commedia e dramma. Una scenografia minimalista mette ancora più in risalto la grandezza delle due attrici che, ciascuna a modo proprio, padroneggiano la scena con grande capacità e apparente disinvoltura, dando vita a due personaggi empatici, avvincenti e credibili che, sebbene agli antipodi, si compenetrano perfettamente fino a rappresentare due facce della stessa medaglia in una storia in cui niente è scontato e dove il colpo di scena è dietro l’angolo. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 20 novembre 2022 |
L’ATTESA produzione
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