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Che l'enessima reunion del mai domo
Kevin Heyboune con i suoi
Angel Witch non sarebbe stato l'ennesimo fuoco di paglia, me ne accorsi quando vidi la loro esibizione (tra l'altro la prima italica) al
British Steel Fest di Bologna nel novembre 2010: era troppa la voglia del chitarrista e cantante (nonchè membro fondatore e leader maximo) di riprendersi ciò che gli era stato negato nei primi anni '80 per defilarsi di nuovo senza lasciare traccia.
Ma andiamo per passi.
Il progetto
Angel Witch nasce sul finire degli anni '70 in una nebbiosa e fredda provincia inglese, per muovere i primi effettivi passi all'interno dell'allora rigoglioso e nascente movimento NWOBHM: dopo un primo singolo nel 1979 che porta al gruppo una discreta notorietà arriva la firma con la Bronze Records che l'anno successivo rilascia l'omonimo debut album. Un successo annunciato che pose gli
Angel Witch nel versante più impegnato della corrente, con riff di chitarra taglienti, lunghe e plumbee scorribande doom ed un talentuoso songwriting che gli posero al centro dell'attenzione nel giro di poche settimane. Il carattere complicato e sin troppo difficile (almeno a detta degli storici) di
Heybourne però rese le cose difficili (continui e incessanti furono i cambi di line-up in quel periodo), e quando la band riusci' a dare un seguito all'opera prima siamo già nel 1985, quando ormai la corrente metal britannica aveva esaurito tutte le sue migliori cartucce (ed andò ancora peggio con un terzo tentativo l'anno seguente). Da allora diversi scioglimenti e reunion incostanti, tentativi falliti di esportarsi negli States per trovare un nuovo contratto e terreno fertile hanno fatto perdere l'attenzione intorno alla band in maniera graduale e definitiva sia negli anni '90 che nei primi '00.
Poi nel 2008
Heybourne decide nuovamente di rimboccarsi le maniche, chiama a se
Andrew Prestiedge alla batteria e
Will Palmer al basso e grazie al ritorno di fiamma per i vecchi eroi del rock duro britannico riscecono a suonare con costanza in tutta Europa e anche negli States, performando davanti a platee sempre più numerose e interessate alla loro storia musicale.
As Above, So Below è il frutto di questa ritrovata voglia di esserci, il primo disco di inediti degli
Angel Witch dai tempi di Frontal Assault del 1986 (nel 2000 usci' in sordina Resurrection, una raccolta di demo registrati tra il 1984, 1988 e 1998) ed è anche la prova evidente che tutto il talento di
Heybourne è ancora intatto e cristallino. Se avete amato l'ormai leggendario primo album, premetto che resterete colpiti dal fatto che, 32 anni dopo, questa band sia riuscita a suonare genuinamente fedele a se stessa senza però risultare come una sorta di cover band, piazzando cinquante minuti di musica che sincermente, nessuno - nemmeno tra i meno scettici - si sarebbe aspettato.
Il tutto verte sempre sulle bellissime ed elaborate melodie del suo leader, che si incastonano su una musicalità sempre al limite tra il doom
blacksabbatthiano è heavy più classico, con armonie decadanti e riff di chitarra rocciosi (la minacciosa introduzione dell'opener
"Dead Sea Scrolls" parla chiaro), mentre il lato più tecnico e complesso della proposta degli
Angel Witch viene a galla nella bellissima
"Brainwashed", posta in chiusura. La ritrovata vena creativa si palesa perfettamente anche in episodi come
"Gebura", grazie anche al sapiente lavoro della sezione ritmica, oppure nella bellissima e crepuscolare ballata
"The Horla", impreziosita da frammenti di calma acustica che si alternano ad altri di maggiore tensione elttrica che ne fanno una gemma assoluta. La band regge benissimo anche su registri più drammatici come nel caso di
"Upon this Cord" oppure quando c'è da accellerare il ritmo nella
motorheadiana e incandescente
"Guillottine", che sarà sicuramente uno dei momenti must nei futuri live del combo inglese.
Nel complesso
As Above, So Below, nonostante sia a conti fatti un disco nostalgico dove i riferimenti ai primi anni '80 della band sono continui e perpetui, riesce a catturare l'attenzione per le complesse strutture musicali e per i potenti muri sonori imposti agli ascoltatori dagli
Angel Witch, che sembrano aver ritrovato definitivamente la bussola e pronti, come detto ad inizio recensione, a riprendersi quello che negli anni '80 non riusci a far proprio in maniera costante. Gli amanti del metal più classico possono anche legittimamente esclamare la parola "capolavoro", ma chi ha sempre trovato un pò troppo ostica questa formula esecutiva, non comincierà ad apprezzare la musica di
Heybourne da questo album.
80/100
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Kevin Heybourne: Chitarra e voce Andrew Prestiedge: Batteria Will Palmer: Basso
Guest: Bill Steer: Chitarra
Anno: 2012 Label: Rise Above Records Genere: Heavy Metal
Tracklist: 01. Dead Sea Scrolls 02. Into the Dark 03. Gebura 04. The Horla 05. Witching Hour 06. Upon this Cord 07. Guillotine 08. Brainwashed
   

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