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Gli
Emrevoid sorgono a Cesena nell’anno domini 2004 dalle ceneri della band black metal Thy Cold.
Dopo vari cambi di line-up il gruppo si impegna a lavorare il loro sound dalle tinte black, ma teso principalmente alle sonorità del classico death metal. E’ nel 2010 che gli
Emrevoid si sentono parte della scena musicale death metal, avendo la possibilità di aprire il concerto degli storici Napalm Death al Boulevard rock club di Misano. Inoltre, nell’autunno dello stesso anno, inizia la registrazione del loro debut album uscito quasi un anno dopo, intitolato appunto
Emrevoid.
Questo nome sembra aver un’origine lontana, magari nordica, ma in realtà un’occhio più attento potrà scoprire che si cela una formula per così dire blasfema: questa potrà far rizzare i capelli a qualcuno o solamente far comparire un sorrisetto di approvazione. Sta di fatto che rappresenta il perno attorno a cui ruotano i temi principali affrontati nel disco, come ad esempio il problema dell’identità presente nel primo brano.
“Ibrido” è un titolo che solleva la questione sul cosa siamo e sulla mera possibilità di essere salvati. L’elementi dominanti sono il growl. purtroppo incomprensibile, ma il drumming frenetico presente a tratti anche nella successiva
“Due vite”. Qua viene introdotta la tematica religiosa che verrà portata avanti fino alla fine dell’album. Il mondo viene paragonato ad un inferno glaciale
“dove la vita continua a strisciare”. Le chitarre esprimono la volontà della band di provocare anche in “Attraverso” e quella durezza che si fa sentire nel brano
“Resta il silenzio”, in cui paradossalmente viene dato voce (e non solo) a quel momento in cui sembra ormai che tutto è perduto e che il silenzio possa essere l’unica cosa a regnare.
Finalmente alcuni passaggi dei bei testi scritti dal cantante
Rocco Casadei riescono a essere compresi anche dalle orecchie dei comuni mortali nella song
“Abitudine”. L’abitudine è una cosa insita nell’uomo moderno, che viene comandato come un burattino a fare sempre le stesse cose, anche quelle più semplici. In seguito vi è
“Rapaci” caratterizzata da sonorità più crude presenti con qualche variante in
“Velociraptus”; in entrambe la canzoni emerge quella brutalità animale e istintiva che può scaturire dall’uomo. Il ritmo cambia e diventa composito all’interno di
“Fiamme”, mentre
“Dentro di me” sfoggia una chicca finale con un outro fatto registrando in diretta una processione. Per finire vi è l’ultima traccia eponima dell’album e del gruppo con un sound ancora più accattivante e ammonitore grazie ai diversi riff di chitarra.
L’album intero esprime la voglia di rompere i soliti schemi e bisogna dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Tuttavia si dovrebbe sottolineare maggiormente i motivi affrontati cantando più chiaramente, usando un growl variabile e molto più comprensibile, in modo da ascoltare tutto il lavoro senza booklet alla mano per capire cosa viene cantato.
66/100
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Rocco Casadei: Voce Fabio Savini: Batteria Alessandro Rossi: Chitarre Lorenzo Corelli: Basso
Anno: 2011 Label: Autoprodotto Genere: Death/Black Metal
Tracklist: 01. Ibrido 02. Due vite 03. Attraverso 04. Resta il silenzio 05. Abitudine 06. Rapaci 07. Velciraptus 08. Fiamme 09. Dentro di me 10. Emrevoid
   

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