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Letteralmente sbalorditivo. Il nuovo album dei
Portishead mette in risalto, nonostante sia intercorso un considerevole lasso di tempo dal loro ultimo lavoro (il live
Roseland NYC, 1998), un fulgore recuperato in pieno, alcuni valori aggiunti mutuati dai primi sforzi, ed una sequela amplissima di
escamotages che appaiono in grado di scagliare la band di
Beth Gibbons e
Geoff Barrow sulle cime di un panorama musicale che, a tratti invischiato ed anelante, sembra avere una maledetta necessità di energiche iniezioni di pura modernità musicale.
La band di
Bristol allora inforca il bivio che porta dritti dritti ad una nuova capacità di espressione sonora, in parte ricorrendo alla esperienza cumulata con
Dummy (1994) e
Portishead (1997) nel modellare il magma sonoro.
Ed ecco dunque tornare prepotentemente in risalto l'elettronica, l'accavallamento e l'intersezione stilistica, il ricorso a sonorità di ogni risma ricavate persino da un tenue banjo all'interno di
Deep Water, ma sono soprattutto le virtù vocali di
Beth Gibbons ad esaltare un album,
Third che non è in nessun modo catalogabile come un succedaneo dei primi due.
E l'antifona appare subito chiara sin dalla selvaggia
ouverture della traccia d'esordio
Silence e nell'insolito ma spiazzante parallelismo presente in
The Rip: vocalità angelica ed arpeggio soave che si trasfigurano in una morbida evoluzione elettronica da pelle d'oca.
Beth Gibbons modula eccellentemente, e nelle ambientazioni sognanti di
Hunter, e nel marasma meccanico ed alienante di
Machine Gun. La grande capacità dei
Portishead è nell'occasione rappresentata dall'abilità nell'addentrarsi in dedali sonori senza mai perdere di vista la sostanza, nel quadro di affreschi musicali multiformi e dallo stile trasversale, quasi senza riferimenti definitivi.
All'interno di
Third c'è la caparbietà dei
Portishead nel saper ampliare all'infinito il tempo e lo spazio, acquisendone e impiegandone ogni sottile trasformazione. Ci sarà perciò la solennità del silenzio nel momento in cui vi attendereste l'evoluzione sonora; farà capolino il
drum and bass (We Carry On), quando tutto sembrerebbe condurre ad una svolta melodica eccessivamente semplice da ipotizzare.
In
Third gli sbocchi spaesano l'ascoltatore, perchè i nostri potevano agevolmente prediligere un fruttuoso e ruffiano ritorno alle prime soluzioni, invece decidono di planare su un futuro senza limiti definiti sfoderando una personalità stilistica invidiabile.
85/100
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Beth Gibbons: Voce Adrian Utley: Chitarra, hammond, basso, theremin Geoff Barrow: Fender Rhodes, Batteria, programming
Anno: 2008 Label: Island Records Genere: Trip-Hop
Tracklist: 01. Silence 02. Hunter 03. Nylon Smile 04. The Rip 05. Plastic 06. We Carry On 07. Deep Water 08. Machine Gun 09. Small 10. Magic Doors 11. Threads
   

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