Scritto da Paolo Carnelli e Gianluca Livi Mercoledì 21 Maggio 2008 21:22 Letto : 1950 volte
PRIMA RECENSIONE a cura di Paolo Carnelli Il disco che tutti avremmo voluto che, prima o poi, Tony Banks incidesse. Francesco Gazzara, deus ex machina del progetto che va sotto il nome The Piano Room, riesce a confezionare una piccola gemma, recuperando frammenti della suggestione dei Genesis più amati dagli appassionati di prog, quelli di Foxtrot, Selling England e The Lamb e rivestendoli di nuovo. Riparte dal pianoforte acustico, Francesco, dopo quindici anni di colonne sonore, ma soprattutto dopo quattro album di successo in ambito acid jazz. E come spesso capita a chi si avvicina al rock progressivo provenendo da altre esperienze, riesce a fare centro al primo colpo, dando vita a un lavoro originale e raffinato, al cui fascino è difficile rimanere indifferenti. Paolo Carnelli
SECONDA RECENSIONE a cura di Gianluca Livi Il nome di Francesco Gazzara è certamente noto in contesti più vicini all’acid jazz, ove ha operato con i Gazzara e gli Hammond Express, con i quali ha inciso la bellezza di 5 lavori (in One, il primo album, era presente James Taylor, mentre The spirit of summer ha venduto la ragguardevole cifra delle dieci mila copie). Nel primo lavoro solista, intitolato The Piano Room, egli abbracciava la causa eterea del suono minimalista al pianoforte, accompagnato di volta in volta da uno strumento diverso: sassofono, flauto, fagotto, corno inglese, contrabbasso, violoncello, organo, mellotron e hammond. Oggi, a distanza di poco meno di un anno, abiurata la formula delle collaborazioni esterne, l’artista romano riduce ad un trio la sua formazione, ribattezzata proprio con il titolo dell’esordio, e partorisce un album che, in linea con il recentissimo passato, evoca atmosfere pastorali, romantiche, intense, peraltro impreziosite da una vaga e soffusa influenza jazz. Ancora una volta, l’artista agisce in territori perfettamente compatibili con le ambientazioni fantasiose dello scenario progressivo, in particolare della compagine genesisiana tipica degli esordi (sono assai ricorrenti i fraseggi al pianoforte del primo Tony Banks) e della rarefatta visuale di Canterbury, di cui vengono evocate le ricorrenti atmosfere mistiche e contemplative in chiave squisitamente acustica. Una produzione italiana di ragguardevole valore artistico che conferma l’eterogeneità di un’artista polivalente ed eterogeneo, capace di perseguire (ed ottenere) pregevoli risultati in contesti variegati e apparentemente distanti tra loro. (Recensione apparsa sul n. 37, anno 2008, di “Musikbox - Rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo”, qui pubblicata per gentile concessione dell'autore). |
Francesco Gazzara: Piano acustico, mellotron, organo, synthesizer, chitarra 12 corde Anno: 2007 |