Scritto da Daniele Ruggiero Martedì 22 Settembre 2015 20:35 Letto : 2001 volte
Come promesso da Matt Bellamy, risulta più grezzo, più rock rispetto al precedente. Una copertina inquietante, sulla scia complottistica, dà il volto al nuovo disco: è il viaggio di un uomo narrato da voce e suoni uniti da un'ottima produzione. La perdita della speranza è ciò che “Dead Inside” racconta: suono granitico, modellato da strumenti corposi e una voce in gran forma. Si passa poi all'indottrinamento del sistema per divenire drone umano. Un rimprovero di un sergente è l'intro a “Psycho”. Pezzo altamente rock, un blues in chiave moderna che richiama Doors e Marilyn Manson. Il protagonista della storia ora invoca pietà: "Mercy” è una ballata melodica, dove chitarra ed elettronica si fondono in un ritornello corale, “pietà per me, qualcuno può salvarmi?”. Forze oscure sono intente a disumanizzare il mondo mentre l'uomo, sfiduciato, diviene manipolabile. L'inizio di questo album ha un impatto senza fiato - “Reapers” annuncia l'arrivo dei droni e il male sembra prendere il sopravvento - ma la seconda parte risulta più leggera: comincia la ribellione in “The Handler” e “Revolt” mentre i cori di “Defector”, che ricordano i Queen, celebrano la libertà. “Aftermath” è un lento che persegue il fine di sconfiggere la solitudine. Chitarra floydiana e atmosfere western compongono “The Globalist”, il richiamo all'amore di un uomo vittorioso ma perso nello spazio, nel proprio io. “Drones” ci riporta indietro nel tempo con un canto gregoriano, l'epilogo di un album ricco di sfumature ed impeccabile nel suono. E' una corsa impervia nel futuro catastrofico in cui l'uomo e i Muse sono i protagonisti. 85/100
|
Matthew Bellamy: voce, chitarra, pianoforte, sintetizzatore modulare Anno: 2015 |