
Nell’ambito della Rassegna EXPO-TEATRO ITALIANO CONTEMPORANEO, dal 25 al 30 marzo, debutta al Teatro Belli “BIANCO”, terza opera dell’attore e autore palermitano Giuseppe Tantillo, già insignito, nel 2013 con il suo primo testo teatrale Best friend della Segnalazione Speciale al prestigioso Premio Riccione per il Teatro.
Bianco: un colore che racchiude in se molti significati, non solo per l’asetticità che rappresenta (nel nostro caso quella dell’ospedale dove i due protagonisti si incontrano), o la purezza, ma anche inteso come incanutimento, ovvero lo scolorimento che la vecchiaia provoca o, come ci ricorda Mia, il contorno del suo tumore, o ancora il vuoto. Il forte simbolismo del titolo dell'opera lo ritroviamo anche nella scenografia minimalista, capace di rappresentare spazi deserti, privi di ogni distrazione, perché i pensieri sono tutti concentrati sulla malattia. Lo spettacolo è emotivamente forte nonostante la drammaturgia ne stemperi la pesantezza con battute pungenti che provocano risate nervose. Probabilmente non esiste un modo gradevole per affrontare il tema della malattia e della morte, specie quando coinvolge giovani vite che vedono il loro tempo modificarsi in funzione di un evento non voluto, ma col quale inevitabilmente devono confrontarsi. Mia e Lucio affrontano il loro tumore con modalità diverse e mostrando un vortice di emozioni che coinvolgono gli spettatori. La recitazione di Giuseppe Tantillo (Lucio) e di Valentina Carli (Mia) è quasi stereotipata, con intonazioni cantilenanti, cruda e possente allo stesso tempo. Sarcastico e non empatico il ruolo di lei, più umano e introspettivo quello di lui. I dialoghi dei due attori sono serrati, domande e risposte secche per un rapporto burrascoso tra due esseri diversi, ma accomunati dalle stesse paure, che vengono affrontate ed esorcizzate in modo del tutto personale. Cosa faresti se sapessi che ti rimangono solo 48 ore di vita? non è un interrogativo a cui è facile rispondere. “Bianco” non fornisce risposte, la sua trama è incentrata proprio sull’incertezza, sul significato dell’esistenza, sulla ricerca di risposte che la scienza ancora non è in grado di fornire e l’immaginazione può solo ipotizzare. La rappresentazione è caustica nei suoi dialoghi, a volte un po’ troppo lenta ed anche i momenti che generano ilarità non riescono a smorzare il forte impatto emotivo che l’argomento genera. “Bianco” è una commedia che lascia un po’ di amaro in bocca e che pur non abdicando al fine dell’intrattenimento, non riesce a trovare un senso ed un significato alla malattia di due giovani che sognano una vecchiaia a cui probabilmente non arriveranno.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 25 marzo 2025. |
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EXPO – TEATRO ITALIANO CONTEMPORANEO rassegna diffusa di drammaturgia italiana contemporanea BIANCO Testo e regia Giuseppe Tantillo Con Valentina Carli e Giuseppe Tantillo Scenografia Antonio Panzuto Costumi Alessandro Lai Assistente alla regia Andrea Console Produzione Binario Vivo Teatro Nuovo Accademia perduta Romagna teatri Teatri molisani Un progetto Bestfriend teatro
Mia e Lucio si conoscono un pomeriggio nel reparto di oncologia dell’ospedale locale. Hanno rispettivamente 37 e 40 anni. E se non fosse che sono entrambi terrorizzati dall’idea di morire, si accorgerebbero subito che non si tratta di un incontro qualunque. Ma come si fa a riconoscere la vita mentre si sta guardando in faccia la morte? Ed è possibile immaginare un futuro se non si è sicuri di avercelo? È più o meno da qui che Bianco parte per raccontare l’incontro tra due anime che, per potersi afferrare, devono prima di tutto riuscire a restare attaccate ai propri corpi. LA MELANINA COME CLESSIDRA DELLA DURATA DELLA VITA Note a margine Col passare degli anni, quando il tempo davanti appare sempre meno e i capelli pian piano si imbiancano, si tende a guardare al passato, rifugiandosi proustianamente nei ricordi, alla ricerca di un tempo perduto che, col pensiero e la tinta per capelli, ci si illude di poter ritrovare. È questo il modo in cui funzionano più meno tutti gli esseri umani, almeno quelli che hanno la fortuna di invecchiare. Ma se in età giovanile ci si trova davanti a una diagnosi spaventosa, allora tutto cambia. E la vita si trasforma in una disperata ricerca del tempo futuro, un tempo sconosciuto e attraente, dalle tinte forti, al quale è impossibile pensare di rinunciare. E a quel punto persino la vecchiaia viene idealizzata. Che poi in fondo, a pensarci bene, la durata della vita è appena sufficiente ad elaborare l’idea della morte. E la vecchiaia, da molti, vista come un’ingiusta punizione, è in realtà una fedele alleata, che col suo carico di bruttezza e sofferenza, ci aiuta a separarci dalle gioie e dalla bellezza per renderci più sopportabile la fine. Bianco affronta dunque il tema del tempo e di come la malattia ne modifichi la percezione. E lo fa con un tono leggero, l’unico adatto ad affrontare certi argomenti. Si tratta quindi di una commedia che, come tutte le opere che non si prefiggono come fine unico il puro intrattenimento, cerca (invano) di trovare un senso alla nostra presenza su questo pianeta. (Fonte: comunicato stampa)

TEATRO BELLI piazza Santa Apollonia, 11a Roma tel. 065894875
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