
Una voce che nasce nelle tenebre: la voce di Pasquina, che non solo racconta la sua storia, ma diventa il simbolo di tante donne nel mondo. Donne che soffrono in silenzio, che non hanno avuto la possibilità di raccontare il proprio vissuto o che non hanno fatto in tempo a farlo, lasciando la loro storia avvolta nel mistero.
Questa potrebbe essere la descrizione dello scenario di "Dissonorata", parte della trilogia di Saverio La Ruina (il primo capitolo QUI), un monologo intenso che affronta il tema del delitto d’onore in Calabria. L'autore e interprete dà voce ad una donna calabrese costretta a pagare un prezzo altissimo per l’amore, vittima della mentalità chiusa del Sud e della prepotenza di due uomini. Il primo è il padre-padrone, che le nega il matrimonio perché, secondo la tradizione, prima devono sposarsi le sorelle maggiori. Il secondo è l’uomo che dice di amarla, forse sinceramente innamorato, ma indifferente alle conseguenze delle proprie azioni su di lei. Con il suo talento straordinario, Saverio La Ruina riesce a dare vita all’anima di Pasquina, alle sue gioie e sofferenze, alla sua purezza e semplicità, non soltanto attraverso l’espressione del volto, ma anche con il linguaggio del corpo. Durante lo spettacolo, chiunque finisce per dimenticare che l’interprete sia un uomo: l’immaginario si plasma e Pasquina prende forma come una presenza reale e tangibile. L’intero spettacolo è accompagnato dalle musiche di Gianfranco De Franco che, con un sapiente sottofondo musicale modulato sulle emozioni della protagonista, crea un'atmosfera intensa e coinvolgente, amplificando la profondità del racconto e immergendo lo spettatore nelle vicende della protagonista. "Dissonorata" invita ad una riflessione profonda sulla condizione delle donne nel mondo, con particolare attenzione ai paesi islamici e a quelli che, pur essendo stati laici, stanno assumendo sempre più connotazioni religiose, come la Siria. In molti di questi paesi, le donne vedono negati i loro diritti fondamentali: sono obbligate ad indossare il velo integrale e a vestirsi di nero per tutta la vita, anche senza essere in lutto. Per non parlare del diritto di vivere l’amore prima del matrimonio, che resta un tabù. Paradossalmente, il matrimonio non rappresenta soltanto una costrizione, ma talvolta una via di fuga, un rifugio per evitare una sorte ancora peggiore. Riflettere su queste tematiche è già di per sé un passo verso una possibile soluzione. Si spera in un futuro migliore per tutte, un domani libero dalla violenza e colmo d’amore.
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DISSONORATA Un delitto d’onore in Calabria
drammaturgia, regia e interpretazione Saverio La Ruina
musiche originali eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco collaborazione alla regia e contributo alla drammaturgia Monica De Simone disegno luci Dario De Luca amministrazione Tiziana Covello organizzazione e distribuzione Egilda Orrico produzione Scena Verticale Premio UBU 2007 “Migliore attore italiano” - “Miglior nuovo testo italiano” Premio Hystrio alla Drammaturgia 2010 Premio ETI - Gli Olimpici del Teatro 2007 Nomination “Migliore interprete di monologo” Premio Ugo Betti per la drammaturgia 2008 “Segnalazione speciale” Premio G. Matteotti 2007 “Segnalazione della commissione”
Spesso, ascoltando le storie drammatiche di donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie. Storie di donne calabresi dell’inizio del secolo scorso, o della fine del secolo scorso, o di oggi. Quando il lutto per le vedove durava tutta la vita. Per le figlie, anni e anni. Le donne vestivano quasi tutte di nero, compreso una specie di chador sulla testa, anche in piena estate. Donne vittime della legge degli uomini, schiave di un padre-padrone. E il delitto d’onore era talmente diffuso che una legge apposita quasi lo depenalizzava. Partendo dalla “piccola” ma emblematica storia di una donna calabrese, lo spettacolo offre lo spunto per una riflessione sulla condizione della donna in generale. Parlando del proprio villaggio, parla della condizione della donna nel villaggio globale. Nello spettacolo risuonano molteplici voci di donne. Voci di donne del sud, di madri, di nonne, di zie, di loro amiche e di amiche delle amiche, di tutto il parentado e di tutto il vicinato. E tra queste una in particolare. La “piccola”, tragica e commovente storia di una donna del nostro meridione. Dal suo racconto emerge una Calabria che anche quando fa i conti con la tragedia vi combina elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, sempre sul filo di un’amara ironia. (Fonte: comunicato stampa)

TEATRO QUIRINO/VITTORIO GASSMAN Via Vergini, 7 ROMA tel: 06 6794585
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