I due Papi
Roma, teatro sala Umberto dall' 11 al 30 aprile 2023.

La grande rinuncia di Benedetto XVI è un evento, la cui portata non è ancora stata del tutto spiegata e ancor meno compresa: in un mondo avvezzo ai rapidi cambiamenti, l’ultimo baluardo di un istituzione immutabile viene risucchiato dallo spirito del tempo.
Nella storia della chiesa la rinuncia al papato era già avvenuta, raramente, ma la compresenza di due Papi mai: uno alle prese con un ruolo attivo e di governo, l’altro ritirato in preghiera in una dimensione contemplativa.
La mise en scene, ripercorre l’ultimo periodo del pontificato di Benedetto XVI, interpretando troppo semplicisticamente l’idea di un vecchio, stanco, obsoleto mondo, che deve essere rottamato in favore di nuovi modi di interfacciarsi ai grandi cambiamenti in corso, adattandosi.
C’è sicuramente uno schierarsi verso una parte, ritenuta portatrice di valori positivi e innovativi, e l’altra ritratta come chiusa, riflettente e statica. Una riduzione troppo superficiale, ben lontana dalla complessità dei fatti, troppo distante dalla vera figura di Benedetto XVI: difatti lo si descrive despota e con picchi di irascibilità , troppo stridente con le testimonianze dei suoi più stretti collaboratori che lo raccontano come uomo mite, umile e in ascolto. Le inesattezze sul personaggio di Joseph Ratzinger sono tante, ma non è di certo questo il contesto per confutarle puntualmente, ricordando che questa lungi dall’essere cronaca fedele è soltanto un interpretazione della vicenda, una versione dei fatti, immaginata piuttosto che documentata e tradotta abilmente in testo teatrale.
Si rende merito agli attori, Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, di essere stati superlativamente convincenti nei ruoli, catapultando lo spettatore all’interno di luoghi normalmente inaccessibili, ma anche all’interno delle coscienze dei personaggi evidenziandone le fragilità.
L’inserimento di battute di raffinato humor è stato a tratti "provvidenziale" per dissipare la tensione raggiunta nei dialoghi più densi di contenuti.
In ultima battuta preme esaltare la sceneggiatura di Alessandro Chiti, apparentemente semplice, ma costruita come tre quinte telescopiche, atte ad accentuare profondità ed effetto prospettico: lo spazio scenico sembra ampliarsi riproducendo la maestosità del palazzo apostolico, della cappella Sistina o i giardini di Castel Gandolfo. Quando viene riproposta l’ambientazione più ristretta del palazzo di Buenos Aires, il diaframma della seconda quinta si chiude, in contrasto con gli ampi spazi vaticani.
Se si guarda la commedia senza la pretesa di ritrovarvi verità storica, si possono apprezzare le introspezioni dei personaggi, gli scontri e incontri di due versioni di uomini nella stessa realtà, che nonostante le differenze operano la sintesi necessaria ad affrontare noti problemi con nuove prospettive.


La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 11 aprile 2023

Giorgio Colangeli -Mariano Rigillo

di Anthony McCarten

con la partecipazione di ANNA TERESA ROSSINI
e con IRA FRONTEN e ALESSANDRO GIOVA

traduzione: Edoardo Erba
scene: Alessandro Chiti- Alessandra Menè
Disegno luci e fonico: David Barittoni
costumi: Vincenzo Napolitano

su licenza di Muse of Fire Production Ltd in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi

Spettacolo vincitore del premio “Mulino Fenicio 2022” per la miglior scenografia




Via della Mercede, 50 - Roma 00187
call center tel 06 6794753
whats app 345 9409718


Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.