Testo difficilissimo, questo di Tennessee Williams, proteso, pur efficacemente, alla trattazione di un personaggio femminile delirante, finanche folle, totalmente consumato nel substrato. L'opera è anche lenta, assai lenta, specialmente nella prima ora di esecuzione, quando vi si descrive il rapporto perverso che lega il trentenne prostituto alla cinquantenne depressa e alcolizzata: sono entrambi personaggi decadenti, fragili e caduchi con loro stessi, forti ed impietosi con gli altri. Eppure, Elena Sofia Ricci tratteggia con rara maestria interpretativa il dramma interiore di una donna che percorre un declivio in progressiva e pericolosa pendenza: intrisa di furore, ebbrezza, estasi, smanie, costei esercita sul pubblico un ascendente a dir poco magnetico. In tal senso, l'attrice giganteggia letteralmente sul palco e ciò appare evidente quando entrano in scena gli altri attori: a costoro va certamente riconosciuto il merito di alleggerire la rappresentazione, ridimensionando certi toni drammatici a vocazione quasi plumbea con puntuti e frizzanti dialoghi, ma la Ricci crea dipendenza e, quando si assenta, ciascuno, nel suo intimo, quasi pretende che ella rientri nel campo visivo. A latere di questa magistrale interpretazione, si colloca il contributo di Gabriele Anagni, qualcosa di più di una semplice spalla. Non è facile dividere il palco con un'attrice di così elevato spessore, ma egli riesce a ritagliarsi una sua autonoma e attendibile credibilità: non è certamente invasivo ma neanche gioca in riserva: più semplicemente, si sostanzia quale puro sostentamento della collega, come fosse per lei pura linfa vitale, talvolta addirittura operando quale comprimario di fatto. La perfetta interazione di questi due talenti, con la donna che sempre agisce sul fronte della prima linea, connota la pièce teatrale in termini di dualismo espressivo: si tratta, in sintesi, di un'opera che appare usurante nell'immediatezza, ma ha il potere di appagare alla lunga distanza, ben oltre, temporalmente parlando, la occlusione finale della quarta parete. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 31 gennaio 2023. |
Fondazione Teatro della Toscana |