La disabilità fisica o psichica non deve per forza trasformarsi in disabilità esistenziale. L’educazione, quella vera, non ingabbia nelle regole ma educa alla relazione con il mondo, solo viatico verso la pienezza della realizzazione umana. Anna dei miracoli è un testo americano (di William Gibson) che nonostante la durezza dei temi trattati, spesso emotivamente disturbanti, è oramai diventato un classico teatrale rappresentato in tutto il mondo, e noto al grande pubblico sia per l’omonimo straordinario film del 1963, premiato con due Oscar che per il film TV della RAI del 1968. La trama, basata sulla storia vera della sordo-cieca Hellen Keller e della sua insegnante Anne Sullivan, si concentra sulla loro relazione e sul percorso di inserimento di Hellen alla vita. Il tema può sembrare semplice nella sua essenza: il problema fisico, la disabilità che porta ad isolamento, rifiuto ed emarginazione e la faticosa via verso la guarigione. In questo contesto senza quasi più speranza si inserisce Anne con la sua determinazione quasi feroce, consapevole di non doversi mai accontentare dei progressi di Hellen, che dietro le sue lenti scure da ipovedente vede tutti i guasti prodotti da una maldisposta rassegnazione. La scelta drammaturgica è stata quella di semplificare al massimo la trama originale, cancellando alcuni personaggi di contorno e predisponendo un apparato scenografico essenziale, in cui solo delle sedie, una culla per un fantasmatico fratellino, un tavolo ed un tino accompagnano i personaggi. Nella realtà quella parola fu per Hellen Keller solo il primo passo: Hellen si laureò e condusse una vita lunga e piena come scrittrice, avvocato, attivista per i diritti sociali, delle donne e dei disabili. Viaggiò in tutto il mondo e descrisse la sua vita, e in particolare la sua relazione con Anne Sullivan, nella autobiografia The Story of My Life, da cui sono state tratte l’opera teatrale di Gibson e tutte le sceneggiature dei numerosi film girati in tutto il mondo. Bella produzione del Teatro Franco Parenti per la Lega del Filo d’Oro, da sempre impegnata proprio nell’integrazione dei sordo-ciechi nella vita di tutti i giorni. Bravissime le due protagoniste, Mascia Musy che interpreta una coraggiosa, paziente, schietta e mai doma insegnante, capace di vedere al di là della semplice evidenza nonostante gli occhiali neri che le fanno da schermo con l’esterno, ed Anna Mallamaci che ci restituisce una toccante e convincente Hellen. Bravi anche Fabrizio Coniglio e Laura Nardi negli scomodi panni dei genitori in bilico tra speranza e rassegnazione. Tuttavia, la volontà di restituire l’essenza della situazione ha influito sullo spessore dei personaggi lasciando la scena al viaggio di Hellen verso la propria emancipazione, nel momento in cui inizia a capire le connessioni tra parole e cose, tra segno e azione.
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Anna dei miracoli di William Gibson
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