Scritto da Gianluca Livi Mercoledì 17 Agosto 2022 09:56 Letto : 1383 volte
Doverosamente officiato il lascito musicale di lontana e contemplativa ascendenza, il modus operandi palesato dal cantante ha abbandonato il minimalismo, pur permanendo nell'intimismo più soave, arricchendosi di impressioni musicali variegate e stratificate: ciò è stato possibile grazie all'esteso ventaglio di strumenti impiegato da Fabio Valdemarin (tre tipi di chitarra - acustica, classica e 12 corde - ai quali si sono aggiunte fisarmonica e tastiere). Costui si è palesato in termini più sostanziosi di un semplice gregario, quasi fosse una vera e propria backing band del lider maximo che, di suo, ha offerto il valore aggiunto della inconfondibile voce, un'altra chitarra e l'immancabile e amatissimo violino. Soprattutto le tastiere, tra tutti gli strumenti suonati, hanno offerto un ventaglio sonoro di stampo avvolgente che, abbandonata, come detto, la semplicità sonora tipica dell'approccio minimalista, ha permesso di offrire arrangiamenti suggestivi, penetranti, talvolta addirittura ramificati. Ne hanno chiaramente beneficiato brani come "La canzone di Aengus, il vagabondo", "La favola degli aironi" e "La Luna", per non parlare de "Il Dono del Cervo", sottoposto allo stesso approccio filtrante, stavolta grazie ai contributi vocali del citato polistrumentista. Tra i momenti non meno esemplari, inoltre, preme citare il trittico in bilico tra celtica attitudine e ballata medievale, comprendente "Geordie" (adattamento di Fabrizio de André all'omonima canzone di Joan Baez del 1962, che, a sua volta, presentava tracce di una ballata britannica del XVI Secolo), "Confessioni di un malandrino" (musiche dello stesso Branduardi e testo ad opera del poeta russo Sergej Esenin, tradotto da Renato Poggioli), "Alla Fiera dell'Est" (impreziosita da strofe iniziali e finali cantante in lingua ucraina, "come piccolo segno", ha precisato l'artista, "senza alcuna pretesa"). Il bis, lasciato a "La pulce d'acqua" e "State buoni se potete", purtroppo privo del masterpiece "Cogli la prima mela", ha consegnato una esibizione di raro ed esemplare magnetismo ad un pubblico rispettoso, attento e, soprattutto, fedelissimo, come ha dimostrato, tra le altre cose, la citazione a cappella de "Il Signore di Baux", eseguita in coro nel momento in cui il Trovatore si apprestava a lasciare il palco (i cantori improvvisati, ma non impreparati, erano quelli attentissimi della Locanda del Malandrino, gruppo molto attivo su Facebook). L'evento qui recensito si inserisce nella interessante compagine denominata "Sotto il Cielo del Castello di Santa Severa", a sua volta rientrante in una ancor più estesa rassegna estiva promossa dal Comune di Santa Marinella nella prestigiosa sede del Castello di Santa Severa, che coinvolge cultura, musica, sport e cabaret fino a settembre inoltrato (QUI il link). Riguardo all'organizzazione, esprimiamo un plauso e una nota di biasimo: il primo va doverosamente rivolto all'unica donna del servizio d'ordine collocata in platea, di cui non abbiamo purtroppo colto il nome, tanto disponibile quanto efficiente, letteralmente presa d'assalto dai presenti con richieste di aiuto variegate, dalla numerazione dei posti a sedere, alla materiale collocazione dei disabili nei pressi della zona palco; il cazziatone lo indirizziamo ai due uomini della security collocati sulla sinistra, guardando il palco, proprio davanti ai camerini degli artisti: lontanissimi dal rispettare il silenzio nel corso dell'intera esibizione, rumorosamente parlottando tra loro senza soluzione di continuità, hanno invece manifestato rigore di stampo draconiano vietando ad una manciata di rispettosissime persone di sostare in piedi, sulla fascia laterale della platea (così facendo, hanno di fatto precluso ad alcuni di assumere un atteggiamento comunque rispettoso, permettendo a loro stessi di disturbare il pubblico, se non l'artista medesimo, con irriverente e reiterata mancanza di ritegno). |
Angelo Branduardi: voce, violino, chitarra
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