Scritto da Gianluca Livi Domenica 25 Aprile 2021 09:45 Letto : 1587 volte
La nuova direzione sonora - comune a tutti i brani di lunga durata - offre all'ascoltatore una differente visione del progressive scandinavo, pur mantenendone inalterate le connotazioni di base, proponendo suggestioni in bilico tra ambientazioni drammatiche ed introspezioni riflessive. L'impressione che se ne trae è quella di un approccio compositivo che esprime in maniera esemplare una chiave meditativa a vocazione intimistica. Una esecuzione puntuale e misurata, mai eccessiva o ridondante, magnifica questa nuova attitudine espressiva. Fanno eccezione la iniziale "Prolog", che palesa la dualità accattivante della citata scena di Canterbury unita alle profusioni surreali del jazz più rarefatto, e i due intermezzi "Fuglehviskeren" e "Vettedans", brevi episodi in cui il gruppo - come già fatto nello scorso album in "Septemberbål" - si profonde in escursioni acustiche che subiscono le ascendenze delle delicate ballate medievali. Il risultato complessivo è, ancora una volta, estremamente convincente: il decadente romanticismo concretizzato da questo ormai consolidato organico è ammaliante, magnetico, finanche ipnotico. L'opera, peraltro, è sublimata dalla durata classica del formato 33 giri, poco più di 43 minuti, che consentono all'ascoltatore un'assimilazione graduale e progressiva lontanissima dalla stordenti ed estenuanti lunghe maratone che caratterizzano non poche prove discografiche progressive dell'era post-vinilica. |
Håkon Oftung: vocals, guitars, flute, keyboards tracklist |