Scritto da Gianluca Livi Mercoledì 06 Maggio 2020 08:28 Letto : 1523 volte
Mentre il precedente lavoro - "Non smetto di aspettarti", analoga rivisitazione in chiave jazz di alcune tra le cover più note, operata assieme a Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello - appariva estremamente etereo ed intangibile, pur artisticamente integro, in questa nuova fatica discografica l'artista milanese manifesta la capacità di proporsi in vesti rarefatte e intimiste senza perdere un briciolo di concretezza. L'affidabilità di una sezione ritmica decisamente solida, permette ai due protagonisti di compenetrarsi in maniera esemplare: l'autore è l'unico, con il suo canto, ad evocare le melodie originarie ed è saggiamente capace di sparire di scena, una volta portato a compimento il testo, al fine di lasciare spazio alla stratificata musicalità di Paolo Di Sabatino, il cui stile ricco e armonioso pare talvolta evocare l'arte multicolorata del genio Lyle Mays (ascoltare "Tienimi dentro te" e "Gigi" per credere). L'assenza di signature song quali "Domenica bestiale" o "Guido piano", non pare minimamente penalizzare quest'opera che, pur essendo una rivisitazione, vive di vita propria e, per questo, può agevolmente essere consigliata a chi dovesse avvicinarsi al cantautore per la prima volta. L'unico neo dell'operazione, a voler fare i puntigliosi, sta nell'aver limitato l'espressività del trio jazz, che talvolta, pare voler spiccare il volo per poi immediatamente trattenersi, non sappiamo se volontariamente o a seguito di ordini di scuderia (come in "Gigi", ad esempio). La musica di Concato si incastra perfettamente con l'espressività di questo trio jazz, capace di lasciarsi andare anche profusioni che, si auspica, dal vivo potrebbero essere maggiormente ed efficacemente sviluppate in lunghe improvvisazioni, "conditio sine qua non" di ogni organico jazz che si rispetti. Un'analisi dettagliata della discografia di Fabio Concato è presente presso il link "Storie di sempre". |
Fabio Concato: voce Anno: 2017 |