Scritto da Sergio Sciambra Giovedì 07 Luglio 2011 17:15 Letto : 2520 volte
La title-track, in effetti, è un po’ il manifesto non solo dell’album, ma di tutto il progetto musicale dei Zona Briganti: infatti è su questi toni che si muove tutto l’album, a metà fra la “Calabria antica, Calabria moderna”: nelle liriche, ispirate per la maggior parte al folklore meridionale, con un ammirevolissimo lavoro di recupero di storie e leggende o di canzoni tradizionali (“Malarazza”), tutto in un dialetto facilmente comprensibile, ma affiancate da alcuni episodi che presentano un più classico tema amoroso (“Con un’ala sola”); quanto nelle musiche, con una gamma che va dal pezzo più tradizionalmente folk, a quello improntato su toni più dub-elettronici (a volte l’intreccio della voce di Roberta con quella di Andrea ricorda alcune cose dei 99 Posse all’epoca di Meg), senza dimenticare tutta la vasta gamma di combinazioni possibili fra i due poli (sentite l’intreccio fra chitarra distorta e violino in “Mata e Grifone”!). Gli otto (in sede live al conto vanno aggiunte due ballerine) si sono formati sotto l’ala di Eugenio Bennato, uno dei più grandi artefici del recupero della musica tradizionale del sud, e cacciano fuori un sound davvero particolare e ben curato, qualunque sia il territorio in cui si muovono; la qualità dei loro arrangiamenti è supportata in particolare dalla mole di strumenti utilizzati: fra chitarre elettriche ed acustiche, mandole, tammorre, lire e zampogne calabresi violini e fiati, alcuni momenti strumentali sono davvero, davvero eccelsi. Dove forse il gruppo pecca un po’, è in alcune melodie vocali, non sempre pregnanti e particolari come gli arrangiamenti, e non sempre interpretate con il trasporto e l’immedesimazione che sarebbero richieste dalle atmosfere. E’ un punto dove probabilmente si può lavorare, spingendosi in territori più legati alla musica popolare o a quella moderna (rock, dub, o quel che sia) a seconda delle esigenze, mentre a volte l’impressione è di sentire una canzone di pop generico cantata su una base fatta di fiati, zampogne. Ciononostante, questo Ritmu Novu è sicuramente un bell’album. Eterogeneo, ben suonato, egregiamente arrangiato, con pochi pezzi deboli, e soprattutto legato a un progetto nobile e importante, che non solo è quello di recuperare la musica popolare, ma anche quello di recuperare i temi del folclore per coniugarli con linguaggi musicali moderni ma legati saldamente alla tradizione. Non devo essere il solo a pensarla così, visto che ormai il gruppo, da quanto ho potuto vedere, si è costruito un folto seguito a livello locale(le date fuori dalla Calabria sono abbastanza rare), ed è riuscito ad collezionare vari riconoscimenti e successi, non ultimi dei buoni risultati di vendita, proprio con Ritmu Novu, un’apparizione televisiva, e partecipazioni ad importanti eventi legati alla musica popolare. Caldamente consigliato a chi apprezza questo tipo di sonorità e di atmosfere. 80/100
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Andrea Vizza: Voce, fisarmoniche, organetto, lira calabrese Anno: 2010 Sul web: |