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C'era da aspettarselo (anche perchè lui stesso anticipò questa release lo scorso marzo), dopo due dischi in studio di inediti e qualche raccolta, il perdiodo di iperattività post-scarcerazione di
Burzum prosegue con questo
From the Dephts of Darkeness, che esce sei mesi dopo l'altalenante (a parere di chi scrive)
Belus.
Il "Principe del black metal", riappropiatosi della proprià libertà e del suo singolore modo di interpretare la musica già da un paio d'anni, con questo nuovo disco ci offre una serie di riproposizioni dei suoi primi "classici", andando a ripescare capolavori del genere black metal come Burzum (1992) e, almeno per quanto mi rigurda, il suo masterpiece indiscusso, Det Som Engang Var (1993). Ma qualcosa sinceramente, non torna.
Passi che lo stesso autore abbia definito le registrazioni dell'epoca non all'altezza (ma non era anche la ruvidezza del suono il punto forte di quei dischi?) e che quindi per lui fosse inevitabile donargli nuova linfa, passi per la scelta dei brani inseriti (peraltro mal calibrata in favore dell'esordio), ma il punto vero e proprio è: era necessario andare a ritoccare brani che nel suo contesto, erano già perfetti cosi come uscirono? La risposta è chiaramente no, per diversi motivi. Innanzitutto il sign. Vikernes, aldilà del suo
modus vivendi attuale non è più quello di venti anni fa proprio come espressività musicale/lirico, quando si faceva ritrarre con spade affilate in mano, costumi da Vichingo e sguardi da killer, ma sopratutto vocalmente non ha la stessa incontrollabile rabbia di quel periodo. Di per se alcuni episodi restano interessanti tutt'oggi, ma l'assenza della stessa maligna aggressività non può lasciare che perplessi chi come me, ha sempre rispettato il modo di esprimersi di
Burzum, grezzo ma diretto, senza fronzoli.
Le uniche cose inedite che troviamo in questa compilation sono quindi gli intermezzi strumentali, dall'atmosfera ambient ma che non vanno ad arricchire l'opera, cosi come alcune riproposizioni hanno un minutaggio del tutto diverso alle composizioni originali, appesantendo il risultato finale. Come detto però, non tutto è da scartare, infatti la conclusiva
"Channeling The Power Of Minds Into A New God" ad esempio, che vede anche una leggera modifica nel titolo rispetto alla sua originale uscita, è completamente stravolta e per cetti aspetti si fa pure preferire, grazie alle bellissime e lugubri chitarre suonate, queste si, con lo stesso sabbatico incedere degli esordi.
From the Depths of Darkness quindi, già partendo dalla copertina, è una chiara operazione deja-vù, dove però la nostalgia per
Burzum che fù si fa fortissima, un'occasione sprecata per il polistrumentista norvegese di rievocare quei spiriti maligni che fluttuavano nelle vecchie canzoni. Sarà anche un modo per dirci che non si ferma mai, ma in questo caso se si fosse preso una pausa, sarebbe stato meglio per tutti.
50/100
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Burzum: Tutti gli strumenti
Anno: 2011 Label: Byelobog Productions Genere: Black Metal
Tracklist: 01. The Coming (introduction) 02. Feeble Screams From Forests Unknown 03. Sassu Wunnu (introduction) 04. Ea. Lord Of The Depths 05. Spell Of Destruction 06. A Lost Forgotten Sad Spirit 07. My Journey To The Stars 08. Call Of The Siren (introduction) 09. Key To The Gate 10. Turn The Sign Of The Microcosm (Snu Mikrokosmos' Tegn) 11. Channeling The Power Of Minds Into A New God
   

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