Scritto da Giuseppe Carrubba e Fabio Loffredo Sabato 06 Dicembre 2008 12:49 Letto : 1735 volte
Il gruppo mostra un’ottima padronanza tecnica nell’esecuzione. I brani sono ben congegnati e il disco si lascia ascoltare piacevolmente dall’inizio alla fine. Un amante del progressive metal troverà tutto ciò che richiede il genere: riffs potenti, solistiche ben curate, cambi di tempo alternati a parti più melodiche dove la voce di Andrea Ranfagni prende il sopravvento. Ottimo e ben curato anche l’artwork dell’album. Special guest in “Master Reflection” e “Carpe Diem” il grande Titta Tani, ex singer dei ”DGM” e attuale “Astra”. Le chitarre di Francesco Munaò e Marco Giovanetti convincono e dimostrano una certa maturità negli arrangiamenti. Un po’ in ombra le tastiere di Claudio Bianchi che si limitano a delle comparsate lungo la maggior parte dei brani. Molto solido il lavoro di Marco Marinara al basso che segue con disinvoltura i riff proposti dai brani, anche quelli più tecnici. Autore della maggior parte delle liriche è Emicant che alla batteria, a mio avviso, svolge un ottimo lavoro dal punto di vista tecnico ma poco dal punto di vista dell’originalità. Molti passaggi sembrano presi a piè pari dai clinic di Mike Portnoy. Un lavoro quindi che non convince fino in fondo, considerate le potenzialità, a causa di una registrazione sufficiente e un sound non proprio originale. Spesso l’uso di alcuni suoni fa cadere in molti clichè che un ascoltatore esperto del genere riconosce propri di altre band più blasonate. Stesso problema nella composizione che, seppur di buon livello, sfocia a volte in soluzioni molto simili a brani già noti, privando il brano dal giusto pathos scaturito da soluzioni che trovo davvero interessanti. Gli ottimi spunti non mancano, la bravura nemmeno. La band deve perseguire nella ricerca di maggiore personalità nel sound e nella composizione; importantissima per possedere un segno distintivo. Per il resto “21st Century Brain Damage” è un buon album che senza dubbio va oltre la sufficienza. 65/100di Giuseppe Carrubba I Progressive Experience, giovane band Toscana, giungono al loro secondo lavoro e lo fanno sicuri dei propri mezzi, dopo un esordio che li ha fatti apprezzare un po’ ovunque. Il loro nome dice tutto, ma stavolta la band mette in mostra il proprio talento, segnando anche una certa maturazione artistica. C’è stato anche un cambio di line up, con l’ingresso del nuovo vocalist, Andrea “Ranfa” Ranfagni e del nuovo bassista Marco Marinara. “21st Century Brain Damage” è un ottimo lavoro, metal progressive che richiama si i Dream Theater, ma che riesce con disinvoltura ad incorporare anche momenti trhash ed altri più progressivi che a volte rimandano ai seventies. “ProgressiveXperience PT:1” e “I’m Alive”, sono due brani diretti e meno articolati, a differenza di “The Great Illusion”, che parte con riffs sabbathiani, per poi evolversi in momenti in puro stile Rush con vari cambi di tempo ed un drum work ad opera di Emicant, veramente notevole. Con “Ways Over The Edge”, la band mostra il proprio lato più progressivo e con “Taurus Littrow 20.19080° N 30.77168°E”, mette in mostra tutto il proprio talento compositivo e tecnico, duri riffs si alternano a momenti più prog e romantici ed ogni elemento della band mette in mostra virtuosismi e notevoli abilità tecniche. Molto bello il finale, con “Carpe Diem”, dove emerge una forte vena melodica ed il tastierista Claudio Bianchi, riesce ad emerge tra i duri riffs e tra le portentose trame ritmiche, con bei momenti pianistici e con la breve, strumentale e sognante title track che può rimandare ai migliori Genesis. C’è ancora margine di miglioramento, ma per ora ci accontentiamo così. 75/100di Fabio Loffredo |
Andrea "Ranfa" Ranfagni: Voce Anno: 2008 |