Scritto da Martina "Sunrise" Zanzi Venerdì 07 Maggio 2010 21:45 Letto : 3283 volte
Ok, ora proviamo a fare un viaggio assieme. In Trans-Continental Hustle immaginate di essere per sbaglio atterrati in Irlanda. Essendo la meta da voi non prefissata la prima cosa che fate è cercare una biglietteria e raggiungere la vostra destinazione, ma il vostro aereo parte il giorno dopo. Cosa fare in Irlanda? Beh, io andrei sicuramente a bere una Guiness e ad ascoltarmi un po’ di Irish Folk. Ad un certo punto però nel locale in cui siete entrano un ucraino con i baffoni neri, un punkettone e un uomo con le vesti africane, accompagnati da due bellissime donne in stile Oktober Fest. Sembra una barzelletta e fidatevi c’è da morir dal ridere. Ritmi che si trascinano da soli, culture che si mischiano, l’ombelico del mondo di fianco a te che ti sussurra frasi che non riesci a capire, la testa inizia a girarti, un brivido di percorre la schiena, gli sguardi diventano impossibili da fraintendere e capisci di essere tu il centro del mondo. “Pala Tute” fa iniziare il disco nel più classico dei modi. Suono tipicamente Gypsy che ti catapulta direttamente nell’est europeo, ma a soccorrerci c’è b“My Companjera” che prende vita inizialmente allo stesso modo di della prima traccia ma vi assicuro, diventa un tripudio di viaggi mentali nel momento in cui la fisarmonica e il violino si impossessano di quella chitarra iniziale. A spezzare repentinamente il ritmo vi è la ballad “Sun Is On My Side” che poteva a mio avviso essere inserita più in là per dare spazio alla spagnoleggiante “Rebellious Love” e alle arterie totalmente Punk di “Immigraniada (We Comin’ Rougher)”. Sussegue al ritmo pseudo veneziano di “When Universes Collide”, un bellissimo ed estivo ritmo Reggae in stile Manu Chao di “Last One Goes The Hope” per poi fare le fila ad un tipico Rock misto fasullo Ska in “Break The Spell”. Chiude il capitolo la “title track” sostenuta inizialmente da un ottima chitarra per poi esplodere un un ritornello che segna l’apice della serata. Mi hanno detto che non puoi capire i Gogol Bordello finchè non ti ritrovi ad un loro concerto. Fortunatamente non devo aspettare molto e son sicura che sarà il più bel viaggio transcontinentale che io farò da ora ai prossimi 10 anni di musica. Amateli perché tutto l’amore che darete vi ritornerà indietro. 82/100
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Eugene Hütz: Voce e chitarra Anno: 2010 |