Scritto da Gianluca Livi Giovedì 25 Maggio 2023 21:10 Letto : 560 volte
E' facile supporre, quindi, che i 10 pezzi che compongono questo disco siano estrapolati da quel box set, qui pubblicati in vinile per la prima volta. Studiando la tracklist, inoltre, si evince un altro dato, cioè che il disco attinge indistintamente dai due live, mischiandoli tra loro senza alcuna soluzione di continuità: dal concerto del 1997 viene saccheggiato "Almost Honest", mentre da quello successivo sono prelevati i brani "Hangar 18" (erroneamente indicato come "Hangar"), "Angry Again", "Back In The Day", "Wake Up Dead", "Skin O' My Teeth"; non si evince, infine, da quale esecuzione provengano "In My Darkest Hour", "Sweating Bullets", "Peace Sells", "Symphony Of Destruction", comuni ad entrambe le performance, anche se la qualità sonora degli stessi riconduce al 1997. Da un punto di vista tecnico, infine, nessun dubbio sulla qualità maggiore del documento argentino, ove Dave Mustaine è supportato da David Ellefson, Nick Menza e Marty Friedman, una vera e propria macchina da guerra che primeggia, e non è neanche il caso di precisarlo, rispetto alla formazione composta da James MacDonough al basso e dai fratelli Glen e Shawn Drover alla chitarra e alla batteria, un organico all'epoca ancora poco coeso giacché costituito appena un mese prima della registrazione allo State Theatre, figlio di innumerevoli e troppo freschi avvicendamenti (in studio, infatti, il rosso crinito era stato supportato da session man quali il bassista Jimmie Lee Sloas, il batterista Vinnie Colaiuta, i tastieristi Tim Akers e Charlie Judge, il corista Chris Rodriguez e il figliol prodigo Chris Poland, formazione che, per ovvi motivi, non era in grado di suonare dal vivo, poi infatti sostituita in tour da un quartetto provvisorio che ospitava il redivivo Nick Menza e i già citati James MacDonough e Glen Drover). |
Dave Mustaine – guitar, vocals Anno: 2023 |