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Kiss: 35 anni di Rock'n'Roll
2a Parte, The Hottest band in the world

Una volta conquistato il mercato Americano ed in parte quello europeo, ai Kiss mancano ancora due missioni: quello di esportare la loro musica in oriente (molto inclini in quel periodo verso quel genere di musica e di teatralità in salsa rock) e quello di sfornare un disco in studio di successo.

Il secondo obiettivo viene centrato quando nel marzo del 1976, grazie all’aiuto di Bob Ezrin dietro la consolle viene dato alle stampe "Destroyer", più che un’album di inediti, una raccolta di successi in meno di quaranta minuti.  “Beth”, cantata da Peter Criss che inizialmente  sarebbe dovuto essere un lato b, diventa un successo radiofonico trasformandosi anche nella prima vera hit da classifica del combo; pezzi storici come “Detroit Rock City”, “God Of Thunder” e “Do You Love Me?” messa in chiusura e con tanto di ghost track fanno il resto.

Sempre più forti in dati di vendite la band dopo solo una serie di show pubblicitari rientra in studio, per monetizzare al meglio l’incredibile discesa nelle chart: nel novembre dello stesso anno vede la luce cosi "Rock’n’Roll Over", il disco più diretto e compatto composto fino ad allora dalla band e solo qualche mese dopo (30 giugno 1977) esce "Love Gun", ennesimo album vendutissimo, grazie alla monolitica title track e ad alcune power ballad calibrate.
A questo punto anche il Giappone è conquistato: infatti i Kiss grazie alle loro ultime tre fatiche superano addirittura i dati di vendita ottenuti dai Beatles dieci anni prima all’interno della nazione.
Il 1977 segnerà anche l’entrata del bacio americano nel mondo dei gadget musicali. Infatti Stanley e co. diventeranno presto un fumetto per la Marvel, una linea di bambole snodabili, il trucco facciale casalingo e le maschere per la festa di Halloween; in meno di cinque anni, il desiderio di due giovani ragazzi ebrei diventa realtà: i Kiss sono in vetta al mondo.

Per chiudere il cerchio arriva il 18 settembre la loro seconda raccolta dal vivo con un filter di cinque inediti studio: "Alive II". Nonostante una scaletta equilibrata ed un gruppo in ottima forma, questo capitolo non ricrea la magia del suo predecessore.  Mentre nei primi mesi del 1978 la Casablanca decide di chiudere un ciclo con la pubblicazione della raccolta "Double Platinum" che contiene anche come inedito una versione alternativa di “Strutter” (rinominata qui “Strutter ’78”), i litigi in seno alla band (nati già nel tour di "Hotter Than Hell") portano ad un momento di pausa, che darà modo ai quattro singoli elementi di sfornare altrettanti album solisti, con sempre la dicitura a nome Kiss, tanto per non perdere mercato.
A parte la cover di “New York Groove” nel buon album di Frehley, è quello di Stanley - più vicino allo coordinate madri della band - ad essere il migliore. Il resto è assai trascurabile (nonostante sia quello di Simmons a vendere più di tutti).  Nello stesso anno, arriva anche un film per la TV a loro dedicato che li vede protagonisti: Kiss Meets The Phantom Of The Park.

Quando la band nei primi mesi del 1979 decide di tornare in studio per dare un seguito a "Love Gun", Stanley rimane affascinato dal fenomeno della disco music molto in voga in quei ultimi anni dei ’70 a New York e non solo.  Il suo desiderio è quello di scrivere un pezzo che strizzi l’occhio a quelle sonorità, mantenendo però inalterato lo spirito hard dei Kiss.  Il risultato sarà “I Was Made For Lovin’ You” inclusa in "Dinasty", uscito il 23 maggio dello stesso anno.
Il pezzo diventerà un successo mondiale, nonostante i fan non siano soddisfatti di questo parziale cambio di rotta; per molti di essi, quel singolo sarà l’inizio della fine. Ciò non toglie che il settimo sigillo in studio del combo sia un successo, anzi, pezzi dall’andamento epico come “Sure Know Something” saranno grandi hit del 1979.

Ma all’interno del nucleo sta per arrivare l’ormai inevitabile crack: Vinnie Poncia, produttore di "Dinasty", durane le sessions di registrazione consigliò alla band (con successo) la sostituzione dietro le pelli di Peter Criss con Anton Fig, a causa del sempre più precario stato di salute del “gatto” causato dall’uso di alcol in seguito ad un’incidente stradale.  La band comincia a perdere di popolarità dopo una lite televisiva in diretta e Peter Criss nonostante appaia nel video promozionale di “Shandi” per il nuovo album è già fuori dal gruppo.
Infatti le parti di batteria di "Unmasked" uscito il 20 maggio del 1980, saranno suonate sempre da Anton Fig, nonostante il drummer di origine italiane sia in copertina e venga accreditato nel book.
L’album è un fiasco totale e nemmeno il venturo singolo “She’s So European” aiuterà un granchè. Per provare ad avere nuova linfa, viene reclutato come batterista di ruolo un altro italo\americano: Eric Carr. Lui sarà “The Fox”.
Nel 1981 viene ritentata la carta di Bob Ezrin alla produzione e con lui danno alle stampe un altro flop: "Music For The Elder". L’album inizialmente doveva essere la colonna sonora per un film e vede i Kiss in una veste sperimentale e molto lontana dal rock’n’roll degli esordi.
Oltre alla strumentazione base fatta da chitarra, basso, batteria e voce nel full lenght vengono infatti utlizzati per la prima volta in dose massicce synth, tastiere, archi e corni medievali. Frehley irritato dalla direzione musicale della band e da una stato di salute non ottimale, abbandonerà. Gran parte delle chitarre suonate in "Music For The Elder" infatti son di Bob Kulick, musicista che poteva essere già nei Kiss nel 1972 (ma la sua audizione non andò bene).

Sembra la fine di un mito, ma qualcosa, forse la passione per la musica, forse il giro di denaro intorno al marchio fa si che Simmons e Stanley siano nuovamente pronti a rimettersi in gioco.

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