Scritto da Gianluca Livi Venerdì 17 Gennaio 2020 09:11 Letto : 1815 volte
Erroneamente spacciata per una commedia, presenta in realtà connotazioni assai drammatiche: elementi tragici, segnatamente legati alla solitudine e alla disperazione dei protagonisti (quattro persone che si collocano trasversalmente rispetto alla tradizione popolare partenopea), si alternano a profusioni ilari dovute maggiormente alla stravagante e bizzarra attitudine di almeno due protagonisti. Narrando di vicende legate alla rassegnazione, allo squallore, al cinismo, la tragicommedia assume connotazioni provocatorie e dissacranti e si caratterizza per un linguaggio piuttosto diretto, a tratti scurrile. Considero la prima parte molto debole (è una critica rivolta all'autore, non certo agli attori) a causa di una lentezza narrativa legata principalmente alla presenza di dialoghi spezzati che fungono, il più delle volte, quale mero pretesto per lanciare monologhi incentrati su questioni squisitamente esistenziali: Fred è un omosessuale che cerca di affrancarsi dalle omologazioni e dalle paure, Byron è un colto scrittore nero che ha patito molte umiliazioni e che, per questo motivo, è animato da un odio profondo verso i bianchi. Quando, nella seconda parte dello spettacolo, i quattro protagonisti sono tutti nuovamente sul palco, l'opera prende finalmente vita, con colloqui vivi, frizzanti, animati, tra cinismo e grottesco. E' un'opera difficilissima da portare sul palco, sia a causa dell'anticonfromismo e della trasversalità che la contraddistingue (è spogliata di ogni comune stereotipo), sia per le diversificazioni caratteriali dei protagonisti. Byron e Fred (Livio Beshir e Guglielmo Poggi) sono personaggi chiaramente drammatici mentre Violante (Marsa Laurito), una vecchia affittacamere con un passato di serva in un bordello, è una figura contradditoria ma poetica, fragile e forte, cinica e sensibile, appassionata e distaccata al tempo stesso. Rimane il travestito Mariacallas, vero protagonista dell'opera, che unisce, alle connotazioni caratteriali degli altri, anche una buona dose di grottesca attitudine: è certamente il personaggio più completo e, per questo motivo, è quello più difficile da interpretare. Tutto quanto scritto fino ad ora - non me ne vogliano gli altri co-protagonisti - serve a segnalare la superba interpretazione di Giancarlo Nicoletti, estremamente efficace nell'interpretazione della funambolica Mariacallas. Non amo questi personaggi eccentrici, collocati fuori dall'ordinario, in bilico tra eccesso e bizzarria, ma l'intepretazione eccellente offerta da questo attore mi obbliga a riflettere estasiato: la camaleontica capacità di far uscire il personaggio dalle connotazioni comiche e di farle piombare tout court in un contesto drammatico è a dir poco proverbiale. Desidero chiudere questa recensione con le parole che la stessa Mariacallas pronuncia a fine spettacolo, mentre guarda allo specchio l'immagine di sé stessa completamente stravolta dai suoi eccessi emotivi e dalle sue verbose profusioni e sommessamente pronuncia: "che spettacolo!". E' vero: è uno spettacolo ammirare le capacità interpretative di questo attore così incredibilmente efficace nel rappresentare un personaggio teatrale caratterizzato da una tale eccessiva e stratificata personalità. |
Teatro Vittoria
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