Non una commedia, come viene arditamente ostentato nel comunicato stampa, ma una denuncia allegorica che offre un punto di vista del mondo umano da un'angolazione singolare.
Più nel dettaglio, l'opera è incentrata su un gruppo di cinghiali e sul loro approccio nei riguardi della decadente società umana, ormai tipizzata da crudeltà, sporcizia, becero stile di vita. E' rappresentativo che tali commenti provengano da una specie animale notoriamente giudicata sia sgraziata, in virtù di un aspetto goffo e scomposto, sia repellente, per colpa di un pelo ispido spesso sporco di fango, elemento sempre presente nella toilette quotidiana di queste bestie. Anche nel confronto faccia a faccia, l'uomo esce malconcio, venendo tratteggiato eccessivamente e gratuitamente crudele, generalmente non animato da stato di necessità nell'uccidere altri essere viventi, a differenza dei cinghiali che, nel rapportarsi ai loro simili, mostrano attenzione, tenerezza, empatia. Concludendo, la rappresentazione non è commedia, giacchè si ride poco, ma è connotata da una componente drammatica che spinge a domandarsi se l'alveo grottesco largamente incursionato in corso d'opera, riguardi effettivamente la specie animale o l'intera razza umana. Se ci è permesso un umile consiglio, gioverebbe intervenire sulla durata, un tantino eccessiva, verosimilmente snellendo alcuni dialoghi, ritenuti poco necessari. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 19 gennaio 2024. |
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