Un viaggio nella storia dell’umanità ed un racconto epico che affabula e coinvolge. Tre religioni che si incontrano, si incrociano, ma non riescono a convivere pacificamente.
“Figli di Abramo: un patriarca, due figli, tre fedi ed un attore” è una interessantissima narrazione storica, presentata sotto forma di un viaggio, che il protagonista compie nella “terra santa”, considerata tale dalle tre maggiori religioni monoteiste del nostro tempo. Un bellissimo percorso che ricostruisce la vita di Abramo, primo patriarca, raccontandone aneddoti, vicissitudini, storie vere e forse leggende che ruotano attorno all’esistenza di questo personaggio universalmente riconosciuto come padre del Cristianesimo, dell’Ebraismo e dell’Islam. Il monologo è quindi incentrato su temi storici, archeologico, politici e religiosi e spazia in diversi ambiti senza mai abbandonare la gradevole narrazione ed accompagnando lo spettatore in un viaggio in cui i luoghi sembrano quasi materializzarsi per l’accuratezza della loro descrizione. Molti sono gli eventi e gli episodi ricordati, momenti che hanno segnato la vita e la storia di intere popolazioni, ma seppure nella sua, a volte, drammaticità e serietà intrinseca di un messaggio che si basa sulla fede, Stefano Sabelli riesce a esprimere leggerezza accanto a momenti di forte impatto emotivo. Ogni “quadro” è accompagnato da proiezioni e da stacchi di musica dal vivo (seri e faceti) che arricchiscono lo spettacolo rendendolo più attrattivo e delineando i vari momenti della storia. La rappresentazione è avvincente e ben costruita, capace di suscitare curiosità anche nello spettatore più preparato sulla storia delle religioni. Un’opera che mira alla consapevolezza ed a diffondere una maggiore conoscenza su temi tanto di attualità. Il messaggio è molto chiaro: tutti coloro che professano, in modo più o meno ortodosso, le tre grandi religioni monoteiste discendono da un unico profeta e patriarca Abramo, quindi le guerre, le lotte, la violenza perpetrata in nome di una religione che dovrebbe avere la supremazia su di un’altra sono solo pretesti astratti che non trovano nessuna corrispondenza nella storia e negli insegnamenti narrati nei tre grandi libri di precetti religiosi: la Bibbia, la Torah ed il Corano. Stefano Sabelli nella sua mirabile interpretazione interiorizza il messaggio dell’opera e propone il testo del norvegese Svein Tindberg molto personalizzato, arricchendolo di riflessioni personali derivanti da un suo viaggio a Gerusalemme e interpretando i vari personaggi evidenziandone non solo le caratteristiche, ma anche dando loro voce utilizzando vari dialetti e diversi accenti, proponendo uno spettacolo che, rispetto all’originaria opera norvegese (già ricca di suggestioni), diventa maggiormente composita di sfumature semantiche che divertono e rendono armonica e certamente piacevolmente fruibile tutta la rappresentazione. Spettacolo certamente impegnativo per gli argomenti affrontati, anche se, e qui va un grandissimo plauso all’autore, al regista ed all’attore, non viene mai urtata la suscettibilità religiosa di alcuno, nè si prendono le parti di una o altra religione: questa asetticità nel giudizio va sicuramente rilevata e apprezzata soprattutto in questo momento storico e sociale dove risulta facile schierarsi a fianco di qualcuno. La grandezza del racconto è anche questa: l’aderenza storica che consente la narrazione di fatti e non notizie, lasciando allo spettatore temi su cui riflettere senza ingerenze o manipolazioni.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 5 novembre 2023. |
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Figli di Abramo
Stefano Sabelli
ABRAHAMS BARN/FIGLI DI ABRAMO
un patriarca, due figli, tre fedi e un attore
di Svein Tindberg
traduzione e regia di Gianluca Iumiento
musiche dal vivo di Giuseppe Moffa
proiezioni e immagini Keziat
adattamento Stefano Sabelli
Teatro Basilica Piazza Porta San Giovanni 10 Roma 3929768519
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