Il quesito più volte sollevato da vari studiosi sulla reale paternità delle opera di Shakespere è ampiamente dibattuto nello spettacolo che, tra fautori ed oppositori, ricostruisce la biografia ed analizza gli scritti del grande drammaturgo inglese.
Davanti ad un pubblico ignaro del ruolo di giudice che andrà a svolgere, lo spettacolo Il caso Shakespeare show si presenta come un talk televisivo dove sotto la guida di un abile (ed improbabile) conduttore, gli ospiti snocciolano le loro teorie accompagnati da un pianista "da taverna" e da esperti in collegamento video. Lo spettacolo è un divertente mix tra commedia, cabaret, narrazione storica ed i vari personaggi sul palco, trasformato per l'occasione in un salotto, con molta veemenza ed a volte irriverenza, portano avanti le loro teorie andando a perorare la causa a favore o contro il Bardo. La pièce è estremamente gradevole ed i ricorrenti riferimenti alla storia ed alla biografia di Shakespeare le danno un tocco molto interessante, inserito piacevolmente in una cornice di ironia. Marco Simeoli (il presentatore) è perfettamente calato nel ruolo del conduttore dello spettacolo e riesce a gestire, non senza qualche difficoltà (e facendo emergere la sua napoletanità!), sia gli ospiti a volte un po' indisciplinati, che il pubblico chiamato più volte ad intervenire. Interessanti i salti temporali, anche per la presenza di ospiti non più viventi (simpatica l'apparizione in collegamento video nel finale della regina Elisabetta I) e l'utilizzo dell'arredamento di scena che permette il ricorso a doppi sensi e malintesi. Da notare le "frecciatine" lanciate ad un ipotetico interlocutore con riferimento allo stallo dei lavori per il ripristino della vecchia sede del Globe Tehatre. Spettacolo divertente ed intelligente che riesce a coniugare accanto all'accuratezza storica, gli stereotipi del tempo in cui visse il drammaturgo inglese e le vicende attuali della nostra società. Centrata è la caratterizzazione estrema degli ospiti del talk Show: illustri professori che non riescono a non far emergere le loro origini rurali, attori che non abbandonano mai il ruolo recitato, opinionisti in controtendenza. Gradevoli gli intermezzi musicali del maestro Andrea Bianchi. L'opera è ben costruita anche se su un palco, rispetto alla televisione, è più complesso portare avanti un talk shaw, ma la compagnia ci riesce ed i cali di ritmo dello spettacolo sono assolutamente minimi. Forse i puristi del Cigno di Avon potrebbero rimanere perplessi di fronte ad uno spettacolo in parte dissacratore dell'opera di Shakespeare mettendone in dubbio la paternità, ne emerge comunque un risultato positivo dove la storia, i documenti, i miti si fondono in un contesto giocoso che lascia nello spettatore, alla fine della rappresentazione, un "dubbio amletico" ma anche tanta ilarità. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 agosto 2023. |
Il caso Shakespeare show Gigi Proietti |