Scritto da Mariarosa Gallo Mercoledì 01 Marzo 2023 10:16 Letto : 1790 volte
Mi pare opportuno evidenziare che la fonte originale dell'attuale patrimonio drammaturgico proviene proprio dalla tradizione ellenica. Alcesti è una fra le 19 opere di Euripide giunte integre ai giorni nostri. Egli è considerato, insieme ad Eschilo e Sofocle, uno dei maggiori poeti tragici greci. L'opera, ritenuta anomala per via dell'epilogo, rende il drammaturgo a tutti gli effetti il più innovativo. Facente parte della tetralogia tragica, comprendente Le Cretesi, Alcmeone a Psofide e Telefoe, che venne rappresentata alle Dionisie del 438 a.C., ha in sè specificità tecniche assolutamente moderne per l'epoca. L'abile protagonista (Serena Ferraiuolo) è sola in scena, o meglio, le fanno compagnia arredi semplici quali una tavola poco imbandita, pensata ad hoc per accogliere il tumultuoso flusso di coscienza, ed un'astratto interlocutore, il legale di famiglia, al quale Alcesti si rivolge in un tumulto disperato fagocitato dalla rabbia generata dalla sua stessa scelta estrema. Il sacrificio a cui s'accinge la rende libera e disperata, priva di inibizione nel lasciar che trapeli la delusione per un matrimonio che non la soddisfa ed al quale può sottrarsi forse nell'unico modo per lei possibile: una rinuncia inimmaginabile che ha la brutalità di una tempesta in quest'ora che precede il finale. La scrittura di Viola Lucio trae ispirazione dall'originale raccontando di una donna sopraffatta dalle figure maschili importanti presenti nella sua vita, capace di uscire da un latente anonimato immolandosi più per disillusione che per afflato amoroso. Il pathos è potente e la regia (Zoe Pernici) riesce ad evidenziarlo crudamente. Presenti pennellate di sarcasmo grottesco nella descrizione degli episodi del quotidiano di Alcesti. Ella ingurgita il cibo sulla mensa ma il conato la divora perchè quello è il momento della verità e la verità non può essere deglutita e digerita dai succhi gastrici della sua psiche. Il nemico più potente rimane sempre quello che al mattino si riflette allo speccchio. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 febbraio 2023 |
Alcesti: è ancora buio?
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