Opera poco rappresentata, rispetto ad altri capolavori di Pirandello, "Come tu mi vuoi" è certamente ostica, criptica, tesa, come è, alla ricerca del significato circa la verità interiore che sempre si dovrebbe disvelare, spesso invece negata per mero interesse. Ambientata fra la Germania e l'Italia degli anni '20, la rappresentazione incarna la compagine delle verità nascoste, dell’ipocrisia sociale, del rifiuto individuale per un interesse privato ed economico che annulla l'esigenza, pure prioritaria, di guardarsi dentro ed accettarsi. E' anche uno spaccato dell'emancipazione dalle trasgressioni della grande città, dagli eccessi, dalle nebbie dell'alcol, al quale la protagonista è dedita, e dalla lussuria carnale. Infine, offre uno spaccato di grande consapevolezza interiore e di crescente senso di responsabilità: in un lampo di lucida verità, di orgoglio e finalmente di accettazione di sé stessa, la donna si rifiuta di portare a termine il folle piano di sostituirsi ad una persona scomparsa, quando comprende che, dietro alla ricerca di quest'ultima da parte del marito, non vi era alcuna motivazione sottesa alla ricerca dell'amore sincero, ma il bieco interesse di recuperare i beni ingenti. Luci assolutamente adeguate, in grado di catalizzare sui singoli attori la dovuta attenzione e la corretta atmosfera. Una scenografia che ostenta una tridimensionalità protesa alla creazione di immagini in rilievo (con l'utilizzo di tecniche cinematografiche) va a sublimare la rappresentazione di una Lucia Lavia che emerge, da copione, su tutti gli altri, semplici comprimari, quasi marginali, pur estremmente efficaci. L'attrice, in sintesi, è stata in grado di esercitare un magnetismo esemplare, in bilico tra recitazione e danza, in grado di incedere sul palco con determinata sensualità. Al regista Luca De Fusco il merito di dsapere correttamente intepretare il pensiero pirandelliano, dirigendo uno spettacolo di grande forza espressiva. |
Teatro Stabile di Catania |