Scritto da Gianluca Livi Sabato 25 Luglio 2020 17:50 Letto : 1472 volte
L'album di cui qui ci occupiamo, pure incluso in quel cofanetto, è l'undicesimo e penultimo in studio, pubblicato in cd dalla Megazoidal Records nel dicembre 2001, poi ristampato 12 anni più tardi, sempre in digitale, dalla MoonJune Records. L'opera è ardita e controversa: mai come in questo disco il chitarrista esplode le potenzialità del SynthAxe (utilizzato per la prima volta nel 1986, nell'album "Atavachron"), a cui egli affida l'intero potenziale comunicativo del suo incredibile talento visionario, qui magnificato dalle estese possibilità della musica che accompagna un ipotetico lungometraggio a vocazione intimistica e riflessiva (i prodromi di questo album vanno ricercati proprio nel desiderio irrealizzato del chitarrista di sonorizzare un film, qui soltanto ipotizzato); dall'altro, il titolo accusa l'assenza di una vera band di supporto, sostituita, pur egregiamente, da ritmiche e strumenti programmati/suonati dallo stesso Holdsworth (fanno eccezione i brani "Eeny Meeny" e "Don't You Know", ove compare il bassista Dave Carpenter, già al suo fianco nel precedente "The Sixteen Men Of Tain"). Il risultato è quello di far percepire all'ascoltatore il limite imposto dalla one-man band, che si traduce in una generale staticità sonora: il SynthAxe è certamente sublimato in termini di valore assoluto, ma non da un punto di vista generale, con la conseguenza che l'economia del suono generale appare penalizzata dall'onnipresente strumento, talvolta invadente. Per questi motivi, l'opera è caldamente consigliata ai completisti e non ai neofiti, che sono invitati, invece, ad indirizzarsi verso più rappresentativi titoli, come il citato "Atavachron" o i successivi "Sand", "Secrets" e "Wardenclyffe Tower" |
Allan Holdsworth: chitarra, SynthAxe, drum programming, produzione Anno: 2001 |