Scritto da Paolo Marchegiani Domenica 13 Maggio 2007 14:12 Letto : 3083 volte
Christian Vander nella sua follia visionaria, ha immaginato una origine davvero singolare per il suo gruppo, ed ha scelto di raccontare una storia che si articola tra la Terra ed un pianeta non distante, Kobaïa. Per l'occasione decide altresì di ideare un idioma nuovo: tutte le parole o quasi degli albums dei Magma sono infatti cantati in Kobaïano. Da qui il titolo del loro ultimo lavoro: K.A, acronimo di Kohntarkosz Anteria. Primo album in studio dopo oltre venti anni, K.A è in effetti una antica composizione antecedente a Kohntarkosz (1974), che il gruppo non ha mai potuto, o voluto (?), incidere su album. Totalmente rivisitata, riarrangiata e reinterpretata, questa versione definitiva di K.A testimonia la volontà da parte di Christian Vander di modernizzare il suono dei Magma. Ma occorre fare attenzione, se si percepisce meglio ogni strumento, e se la batteria è più marcata che su Mekanik Destruktiw Kommandoh (1973), per esempio, ci troviamo tuttavia più in prossimità delle sonorita jazz che di quelle rock in termini di incisione del suono. Ed è per la seguente ragione che la musica dei Magma custodisce questo aspetto un pò datato, anche se lo sviluppo e le composizioni medesime preservano un carattere paradossalmente intertemporale. Trovare allora parole per descrivere la musica che il gruppo pratica in K.A diventa un'impresa non semplice. Come nella maggior parte delle composizioni dei Magma, i tre lunghi movimenti di K.A sono strutturati su temi ripetitivi, che si incatenano e si arricchiscono costantemente. Spesso, Vander improvvisa alle percussioni, si dissocia dalla ritmica di base, salvo sopraggiungere nuovamente nelle fasi cruciali per germinare un fronte sonoro compatto con i propri accoliti. Un coro etereo, ridotto su questo album a cinque elementi, rafforza il versante cosmico e psichedelico dei Magma, soprattutto durante il primo movimento. Lirica e planante, oppure marziale ed inquietante, quest'opera fa riaffiorare il talento di strumentista intelligente di Vander. Oltre a lui, si può sottolineare la presenza dell'impressionante bassista Philippe Bussonet, del chitarrista James Mac Gaw e del notevole tastierista Emmanuel Borghi. Distante anni luce dal formato radiofonico e commerciale di molta musica, ma anche dello stesso rock che abitualmente si può ascoltare, lo Zeuhl (termine kobaiano impiegato per definire sinteticamente la musica dei Magma) permarrà estremamente difficile da afferrare almeno agli ascoltatori senza adeguata preparazione, abituati alle grandi produzioni, nelle quali la lunghezza dei brani raramente oltrepassa i tre minuti. Inoltre, molti potrebbero essere abituati a sonorità poco sfumate costituite da suoni netti della batteria e da riffs accattivanti delle chitarre, per non parlare della preminenza del cantato di molta musica prevalente, in tal caso lasciate perdere i Magma e la raffinatezza della loro produzione, non fanno per voi! |
Stella Vander: Voce, percussioni Anno: 2004 |