Scritto da Valeria Lupidi Venerdì 28 Febbraio 2025 09:33 Letto : 279 volte
Lo spettacolo, con modi umoristici, ma anche tragicamente sarcastici, sviscera, attraverso undici monologhi, tematiche proprie dell’attuale società “civilizzata”. Una carrellata di considerazioni tra il serie ed il faceto, sulla religione, il consumismo, le relazioni, i social media, l’apparire, il politicamente corretto ed altro ancora. Nevrosi tipiche della modernità analizzate con il filtro dell’umorismo e condite con un pizzico di cinismo. Proprio sul tema delle inciviltà, e su quanto i borghesi contemporanei siano esauriti, ritengo doveroso evidenziare due episodi che hanno caratterizzato la prima serata dello spettacolo: l’abbaiare (incolpevole) di un cane in sala che, inevitabilmente, ha interrotto lo scorrimento dello spettacolo e la recitazione dell'attore, e il mangiare ininterrotto di alcuni spettatori che, per quasi tutta la durata della rappresentazione, hanno creato un rumoroso sottofondo sonoro di carta stropicciata di pacchetti di patatine. Anche su questo verrebbe da riflettere!
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 27 febbraio 2025. |
IL NERO NON SFINA IL NERO NON SFINA comprende undici monologhi scelti dall’omonima raccolta di Sara Ceracchi. I testi, squisitamente umoristici, raccontano la classe media occidentale, una fascia sociale ormai molto ampia, schiacciata tra il benessere che offre la società dei consumi e la dipendenza annichilente da questa, in tutti gli ambiti della vita. Ogni performance è intervallata da brani musicali che anticipano le tematiche dei monologhi, o ironizzano su di esse, ed è arricchita da interazioni e siparietti tra tutti i componenti della Compagnia. L’armonia umana tra Sara Ceracchi e gli attori ha permesso alla regista di assegnare i brani in base alla personalità, lo stile interpretativo e la presenza scenica di ciascun interprete. La scenografia comprende una lavagna classica in ardesia dove il “conduttore” dello spettacolo scrive titoli dei brani e nome del monologhista; gli attori vestono in maniera smaccatamente classica e borghese (gli uomini in frac e papillon, la donna in abito anni ’50 con gonna a ruota), per sottolineare e ironizzare sul contrasto tra le sicurezze anche più superficiali, ovvero anche quelle del costume della classe sociale in questione, e le tematiche disturbanti affrontate in ciascun monologo. Teatro Trastevere Il Posto delle Idee
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