Scritto da Gabriella Stufano Lunedì 20 Ottobre 2008 22:43 Letto : 2327 volte
Quello che si avverte da subito è una buona premura delle costruzioni sonore, da intendersi proprio come buone intuizioni che fanno da fondamenta agli schemi dei brani, ciascuno rigido sul proprio significato musicale, basato su un risultato organizzativo molto preciso e che per questo risulta davvero piacevole all'ascolto, dandoci prova dell'effettiva capacità di questo gruppo dal sapore un po' internazionale – anche se personalmente avrei preferito un tantino di selvatichezza in più, chè secondo me non guasta mai. Un sound di fatti poco italiano che mette un po' da parte quei canoni di ordinaria prevedibilità e si lascia impastare in uno shake di generi musicali d'oltreoceano, spesso sfumando in un folk-rock molto naturale che garantisce all'album quel senso di racconto singolare che probabilmente i Blessed Child Opera intendevano evidenziare e che è peraltro tipico di quel folk d'altri tempi – quasi come d'altri tempi appare il timbro vocale di Messere, una particolarità che senz'altro giova al carattere della musica stessa. Mi ha persino rievocato in certi casi il più malinconico e dolce Buckley. Mi son messa, poi, ad analizzare i testi. O semplicemente a leggerli, mentre la musica continuava a girare; ed il senso era un po' sempre quello a forma di elegante nostalgia oscura, notturna come in attesa dell'alba imminente. Altre volte, invece, semplicemente desiderosa di persistere senza che il sole non giungesse mai. Per questo penso si debba ai Blessed Child Opera il grande riconoscimento di una completezza fondata su un affascinante connubio tra musica e parole che quasi sempre nella musica attuale non esiste, lasciando la musica al caso e le parole a gocce d'emozioni inesistenti. Un po' cupo, tanto contemplativo, davvero un bel cd. 90/100
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Paolo Messere: Voce, chitarra acustica ed elettrica Anno: 2008 Sul web: |