Stefano Gion Fattori: Voce, Mandolino, Tuba
Federico Galvani: Fisarmonica, Voce
Marco Bianchini: Batteria
Tony Pagnut: Violino, Sax, Clarino
Flavio "Il Bello" Zanuttini: Tromba, Voce
Robertino Fabrizio: Chitarre
Oscar Schwander: Basso Schwanstung
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- Recensione di Bek - 2008
- A&B -
Ciao ragazzi!
Entriamo subito nel vivo: dove ha trovato le sue origini la vostra scelta di intraprendere un progetto che prevedesse un genere di musica diciamo insolito attualmente ?
- Arbe Garbe -
Ciao, be', in realtà le cose sono andate così: suonavamo in un gruppo punk rock che stava andando piuttosto bene. Poi, a causa di alcune nostre marcate attitudini iconoclaste, il leader ci ha cacciati in massa per comportamento insubordinato. Abbiamo quindi cercato di proporre qualcosa di diverso, di anarcoide e antico. Carica punk, fisarmoniche e mandolini, quella è stata la nostra ricetta, da allora sono passati 15 anni e ci continua a piacere.
- A&B -
I vostri brani raccontano di quotidianità, sposandosi elegantemente ad un modo di idealizzare la musica come valvola di sfogo e voce di emozioni da comunicare. Volete continuare voi questa descrizione più nel dettaglio per permetterci di conoscervi meglio..?
- Arbe Garbe -
L' idea di fondo rimane quella di fare musica popolare. Ognuno ha un proprio mito del concetto di "popolare". Il nostro è romantico in tutti i sensi, ma siamo abbastanza rustici da non cadere nell'eccesso di pathos. Cerchiamo di cantare per la gente che possiede un'anima e un cuore. Incredibilmente riusciamo ancora a incontrarla, ancora più incredibilmente riusciamo a capirla, a parlarci, e a cantare di questi incontri. Molto ci attrae la diversità, di cui forse un po' facciamo parte.
- A&B -
E la lingua ? Un friulano contaminato che senz'altro si è rivelato ben idoneo al connubio con la musica. Perchè questa scelta precisa ?
- Arbe Garbe -
La contaminazione è un altro mito che rincorriamo dagli esordi. Un mito necessario che viene dal vivere sulla frontiera, zona spuria che divide e unisce contemporaneamente. Sulla nostra cominciava un mondo diverso, l'Est del comunismo, ma allo stesso tempo il Terzo Mondo, visto che la Belgrado di Tito, che aveva già girato le spalle a Stalin nel '48, ospitò il primo congresso dei Paesi non allineati nel 1961.
La nostra è sempre stata una terra di frontiera, nelle nostre case si è sempre parlata più di una lingua, il friulano, l'italiano, lo sloveno, tracce di tedesco e di serbo croato. Da quello che sta succedendo oggi nel mondo viene da pensare che ci stiano copiando, oppure che questa condizione "promiscua", sia in realtà la condizione fondamentale dell'essere umano: migrante per natura. Abbiamo scelto la lingua più vicina alla nostra sfera emotiva, il friulano, che parlavamo in casa, poi l'emozione è entrata anche attraverso altre lingue. E' facile, basta solo un po' di allenamento. Siamo nati per questo, solo che a volte lo dimentichiamo: per imparare bene una lingua non è la testa che devi allargare, ma il cuore.
- A&B -
Il vostro genere risulta influenzato anche da un background musicale comune, che trova la sua matrice inaspettata nel punk.
Vi va di raccontarci come poi tutto questo si è evoluto nel vostro progetto attuale e da che musica vi siete lasciati ispirare ?
- Arbe Garbe -
Fondamentalmente noi adoriamo la festa, quindi ci piace suonare per far ballare la gente. Non amando molto le camice colorate, abbiamo abbandonato l'idea dell'orchestra di liscio. Il liscio è un po' come la multinazionale della musica da divertimento in Italia. Offre prodotti che funzionano ovunque perché sono standard, ma alla fine sanno un po' tutti della stessa cosa. Il rock sta forse facendo la stessa fine, e a noi sembrava superfluo scimmiottare un gruppo inglese cantando una lingua che ci appartiene molto relativamente.
Abbiamo cercato di fare qualcosa di più nostro, più locale ma che ci piacesse. Ci è sembrato naturale rimescolare melodie popolari, alcune ricercate, altre inventate, a ritmi venuti dal rock: dal punk rock soprattutto.
Non abbiamo inventato assolutamente nulla: ci hanno già pensato i Pogues più di vent'anni fa. Il modello è loro, noi lo abbiamo solo riadattato quindici anni or sono. E' qualcosa che anche altri stanno facendo in giro per il mondo: musica pseudo tradizionale suonata con respiro mondiale. Forse nascerà qualcosa di nuovo da questo movimento, o forse cominceranno a piacerci le camice colorate. Il tempo saprà dircelo.
- A&B -
Quello che suonate si presenta come una musica abbastanza spensierata, ma che in fondo rivela la sua vena malinconico-riflessiva. Questo spiazza l'ascoltatore sorprendendolo, e a mio parere è un'idea brillante di lasciarsi aiutare dalla musica per trasmetterne un nuovo modo di viverla e di comunicarla. Voi che dite ?
- Arbe Garbe -
Be' grazie. Hai colpito nel centro. La musica è una dimostrazione del fatto che siamo stati messi su questo pianeta con uno scopo elevato, diceva Moni Ovadia o qualcun altro per lui. Noi usiamo la musica per attirare la gente, per farla ballare, emozionare e divertire. Forse alla fine è proprio il linguaggio del corpo, della gente che balla, quello che ci piace di più far esprimere ai nostri concerti.
Le nostre canzoni parlano di varie forme di umanità, e le storie umane non sono sempre e solo positive. Nelle nostre parole cerchiamo di fondere la complessità della bestia umana: tragedia e commedia che si abbracciano. Il finale di questa mezcla è comunque tendenzialmente positivo, perché in fondo siamo ottimisti, o forse un po' incoscienti.
- A&B -
E alle persone scettiche cosa direste per far sì che ascoltino la vostra musica?
- Arbe Garbe -
Innanzitutto le inviteremmo a rimanere scettiche: al giorno d'oggi è meglio avere un filtro in più in entrata che uno in meno. Poi diremmo loro di venirci a vedere ad un concerto dal vivo, in modo da scambiare un paio di chiacchiere assieme dopo aver suonato. Ci piace discutere in modo conviviale, e con gli scettici gli argomenti non mancano di certo. Se poi rimangono scettici non ci sono problemi.
- A&B -
In un momento in cui tutto risulta 'standardizzato' e banale, in cui ogni genere copia l'altro, contribuendo soltanto alla nascita di una pericolosa scia musicale mono-tono, dove vi posizionereste in questa piramide dai mattoni un po' tutti uguali ?
- Arbe Garbe -
Della scena attuale alcune cose ci piacciono, altre meno, indubbiamente per trovare cose interessanti, a volte è necessario scavare in profondità. Ad ogni modo, la musica la fanno le persone, che in genere, suonando, non fanno altro che esprimere quello che sono. Non crediamo che esista una formula magica che vale per tutti. La nostra formula l'abbiamo trovata confrontandoci con la realtà: con i mille amici artisti, con la gente comune, suonando sui palchi di mezzo mondo come dentro gli ospedali occupati, nei centri per anziani, nei manicomi in saldo, sul palco sperduto di una favela argentina mentre i bambini cercavano di fregarci gli accordatori.
Insomma, tornando alla tua domanda, crediamo che, probabilmente, noi più che sulla piramide staremmo attorno a questa, in attesa della prossima carovana.
- A&B -
Gli Arbe Garbe tra qualche anno. Dove vorreste essere e su che palco.
- Arbe Garbe -
Un sogno? In giro con un corrierone che contenga mogli, figli e amici. Direzione Sud, per andare a suonare come gruppo spalla ai Dubliners. Ospite speciale Tom Waits, che suona pezzi dei Clash con i Pogues rimanenti accompagnati dalle ritmiche dei No Means No. E ad un certo punto compare il fantasma di De Andrè, decisamente sbronzo, e ci propone un pezzo assieme: attacchiamo I monti di Mola, e terminiamo col Gorilla perché nel frattempo, ci ha raggiunti anche la buon'anima di Brassens.
- A&B -
Il vostro brano-simbolo ?
- Arbe Garbe -
Di questo disco ? LEPA VIDA: bella vita!
La canzone l'abbiamo scritta tra Argentina e Serbia: posti incredibilmente simili per molti aspetti, anche per la capacità delle loro genti di cantare, sempre e comunque, la bellezza dell'esistenza.
- A&B -
Grazie ragazzi e a presto!
- Arbe Garbe -
Ciao a voi. Per chi ci volesse incontrare, segnaliamo che il 5 dicembre presenteremo il nostro disco al circolo La Scighera di Milano, in compagnia di Davide Toffolo e Sasa Zograf. Aspettiamo tutti, scettici compresi.