Hungry
Roma, Teatro Trastevere, 11-12 marzo 2025

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Cosa si è disposti a fare per apparire perfette, adeguate e soprattutto magre. "Hungry", la stand up dramedy in scena per due serate al Teatro Trastevere, affronta il tema del disordine alimentare sotto la lente perversa imposta dalla società contemporanea, dai social e dal culto di se stessi.

Digiuno: arma di sterminio di massa, mortificazione della carne, ricerca di ascetismo, contrasto alla tentazione. La storia, secolare e mistica, ci riconsegna tante sfaccettature sull’assenza di alimentazione, ma nella società contemporanea, l’unico valido motivo per astenersi dal cibo è l’apparire. Avere una forma fisica smagliante ed essere magre è un imperativo dal quale risulta difficile affrancarsi: il successo dipende dal fisico, la realizzazione passa per la linea perfetta, l’impietoso confronto con gli altri ci rimanda un’immagine perdente se il nostro indice di massa corporea non rientra nel range dei “magri”.
In “Hungry”, tra il serio ed il divertito, vengono affrontati i dilemmi e le sofferenze di chi quotidianamente combatte con la propria immagine, celando dietro l’ossessione del peso ben altri problemi: l’amore, l’accettazione di se, la mancanza di autostima, il bisogno di realizzazione.
Sul palco allestito in maniera minimalista, troneggiano due grandi simboli: il frigorifero, luogo ameno fonte di perdita di controllo, ed una cornice senza specchio che rimanda un’immagine distorta. Al centro un cartone che emana luce e richiami: la pizza! capace non solo di attrarre per il suo profumo, ma, in questo caso, anche in grado di esprimersi attraverso monologhi tentatori. Eleonora Cucciarelli, interprete ed autrice dell’opera, si muove, volteggia, freme, tra i due estremi del palcoscenico (e qualche volta scendendo tra il pubblico), in preda ad un onnipresente dilemma, mangiare o no, dentro o fuori, cedere o combattere.
Lo spettacolo scorre velocemente anche se la particolare modalità espressiva dell’attrice, molto corporea, e l’utilizzo di uno pseudo dialetto (umbro?), seppure gradevoli, risultano non troppo convincenti. Tutta la pièce ruota attorno ai disturbi alimentari, creando anche qualche momento di quasi ansia negli astanti, e la convulsa regia di Alessandra Silipo (coautrice del testo e voce fuori campo) ingarbuglia un po’ troppo lo spettacolo nel quale si fondono, in modo non sempre armonioso, recitazione, immagini proiettate sullo sfondo, balzi temporali, musica a volte troppo assordante, interlocutori invisibili. Così tanti accorgimenti scenici, seppure movimentando lo spettacolo, tendono a produrre caos, spezzando un racconto dal testo sicuramente appassionato e soprattutto di grande attualità ed impatto.
Ben venga la vocazione del teatro di affrontare temi rilevanti e anche la capacità di farlo con la leggerezza dell’ironia senza intaccarne la profondità e l’importanza, ma in “Hungry” forse si è un po’ ecceduto nella commistione tra intimistico e condivisione, tra spirituale (Santa Teresa d’Avila con la sua estasi) e giullaresco, dando vita ad una dramedy piacevole da vedere, ma poco persuasiva.



Questa recensione si riferisce alla rappresentazione dell'11 marzo 2025.

Associazione Culturale Teatro Trastevere
presenta

HUNGRY
di Eleonora Cucciarelli
con la collaborazione di Alessandra Silipo
regia di Alessandra Silipo
Con
Eleonora Cucciarelli
e la partecipazione di Alessandra Silipo

Cosa sei disposto a fare per il successo? Per essere perfetto? Allenamenti estenuanti, diete da fame e tanti, tanti compromessi. Gina rincorre i suoi obiettivi come un criceto su una ruota senza freni, spinta dal suo Ego, rigidissima allenatrice che spinge la protagonista ai limiti della sopportazione e nasconde un pizzico di sadismo dietro la maschera della filantropia. E poi lei: La Pizza!
‘Hungry’ è una ‘dramedy’ dai sottotoni grotteschi, è una beffarda stand up che esplora con un linguaggio contemporaneo i temi del disordine alimentare, del culto del sé indotto dai social e da un’industria abituata a spremere fino a prosciugare le persone che ne fanno parte, tutto per la ricerca della cosí ambita perfezione.
Uno spettacolo che esplora il percorso verso l’emancipazione da se stessi e del proprio riscatto sociale alla ricerca delle radici mistiche del digiuno intermittente. Gina è un’attrice arrivata finalmente al momento decisivo della sua carriera e il suo Ego la assiste ad ogni passo, con sfacciato sarcasmo e un po’ di sadismo.
Il tutto contrapposto ai monologhi edonistici della Pizza, la cui voce filosofica prova ad indurre Gina in tentazione e la invita con bonarietà a godere dei piaceri della vita. Fra telefonate, reel, diete ferree, allenamenti estenuanti, Gina racconta, rivive, ricorda.
Crolla attraverso sentimenti, situazioni e linguaggi differenti, correndo sulla ruota di un criceto senza meta, cercando affamata di riscontrare il proprio valore nel giudizio esterno, puntualmente costretta a fare i conti con la propria nuda fragilità.
‘Hungry’ esplora il rapporto tossico con il sé e con il cibo. Rapporto deviato che va oltre il numero delle calorie che si ingeriscono e ha a che fare piuttosto con i bisogni più intimi dell’essere umano: il bisogno di amore e quello di accettazione.
Lo spettacolo esplora gli estremismi verso i quali i disordini alimentari spingono gli individui che ne soffrono, interrogandosi sui vari usi del digiuno nella storia dell’umanità, spirituali e mistici.
‘Hungry’ come fame di successo, fame che fa brontolare gli stomaci di coloro che si privano ossessivamente del cibo, fame di essere visti ed accettati, acclamati, amati e santificati.
Curiosità: la scenografia. Lo spazio scenico è minimalista e simbolico e prevede una netta divisione degli ambienti per indicare il contrasto tra interno ed esterno; tra intimità, solitudine e condivisione; tra dramedy e stand up. Il personaggio di Gina si muove tra questi due ambienti metafora della sua scissione interiore sentendosi in qualche modo schiacciata dal peso delle sue decisioni, della sua volontà e del suo egocentrico riflesso. A raccontare questa dinamica due oggetti principali occupano la scena. Un frigorifero, presenza fagocitante che è tentazione e via di fuga allo stesso tempo. La cornice vuota di uno specchio, incapace di riflettere la vera essenza delle cose e delle persone.
(Fonte: comunicato stampa)

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