La versione teatrale di Riccardo Barbera del Decameron peste e corna di Boccaccio è una divertente riproposizione di una delle novelle della famosissima opera del XIV secolo, che conserva ancora tutta la sua attualità.
Lo spettacolo inizia rispettando l'incipit del Decamerone, descrivendo l'infezione di peste dilagante in quel periodo a Firenze e gli stratagemmi messi in atto dalla popolazione per evitare il contagio, per poi continuare proponendo uno dei racconti della IX giornata: quello in cui all'avaro Calandrino viene fatto credere di essere "incinto". Rappresentazione molto piacevole che riesce a coniugare l'originaria stesura in volgare con la lingua italiana (grazie ad un simpatico escamotage) in un alternarsi di antico e moderno che, lungi dal disturbare o interrompere la continuità del racconto, riesce a facilitare la comprensione e ad imprimere a tutta l'opera il giusto alone di storicità. Un plauso in questo senso va agli attori che riescono ad alternare i due linguaggi, passando dalla narrazione alla recitazione, in questo supportati anche dagli intermezzi canori. La musica medievale, suonata dal vivo dal pluristrumentista Maurizio Castè, rende infatti ancora più pregnante l'ambientazione trecentesca, arricchendo la rappresentazione con ballate e madrigali che danno movimento al palco praticamente privo di scenografia. Originale la personificazione della peste che aleggia sui personaggi durante tutta la pièce. Tocco di classe i delicati costumi d'epoca. Spettacolo piacevole che non delude gli amanti della letteratura medievale ma che può soddisfare anche chi non apprezza particolarmente le rievocazioni soprattutto grazie ad un finale che sorprende e, cosa molto importante, fa riflettere. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 18 maggio 2023. |
Decameron Peste e corna Tetro Vittoria |