Scritto da Gianluca Livi Venerdì 03 Aprile 2020 12:47 Letto : 1182 volte
Questo è un album da sbattere in faccia a chi crede che il death metal non abbia oggi più nulla dire. La formazione sceglie di contaminare la propria matrice sonora con altre influenze mantenendo incredibilmente inalterato l'orgoglioso spirito di appartenenza al death metal, caparbiamente esaltato con apprezzato spirito innovativo. Magnetici e ossessivi arpeggi, ripetuti cambi di tempo, atmosferici pathos introspettivi e andamenti caracollanti di stampo minaccioso, rappresentano un connubio perfetto per una formula qui del tutto rinnovata, che abbraccia quasi tutto il ventaglio del metal estremo, pur in assenza totale di scream e con una ritmica a dir poco esemplare, che alterna magniloquenti esplosioni ritmiche ad incessanti turbinii meccanici: si va dalle cadenze plumbee di "Pantocrator" e "Nomadeus", alle ossessioni mortificanti di "The Graceful Abyss", fino ad arrivare al genio assoluto di "Inconsolable Longing", ove paiono addirittura evocati i Porcupine Tree più claustrofobici: il brano non è chiaramente da inserire nella compagne death metal, ma con il suo lento e minaccioso incedere, incredibilmente, suona death metal al 100%. Come è possibile un tale risultato? I Nomad abbracciano la causa del progressive death metal? Non saprei, effettivamente. Posso soltanto dire che il combo, con questo lavoro (il cui unico difetto è la breve durata), si consacra definitivamente all'eccellenza collocandosi nella difficile posizione di chi dovrà eguagliare, nel tratto a venire, un livello di creatività e perizia esecutiva piuttosto alto. |
Bleyzabel Balberith: Vocals Anno: 2020 |