Scritto da Salvatore Siragusa Sabato 12 Maggio 2007 21:00 Letto : 2664 volte
Personalmente ho apprezzato molto la parte iniziale del disco con i brani più tendenti a certe sonorità Rock vagamente Progressive, ottimo è infatti l'inizio dell'album con un brano molto interessante ed oggettivamente bello come "Stati precedenti" con un linea di basso che tende a dare un tocco sincopato alla melodia ed in cui gioca un ruolo determinante la parte vocale, seguito da un altro pezzo altrettanto interessante e conseguentemente degno di menzione intitolato "Crepuscolpare" più ipnotico e lineare del precedente, si continua con brani di buon livello come "Senza impegno", "Presenza sfumata" e "Domini di domani" ma alla lunga ahimè l'ascolto tende a divenire sempre più distratto con brani che sempre con più difficoltà riescono a mantenere desta l'attenzione dell'ascoltatore, forse una certa ripetitività, o una certa prolissità della proposta lirica fa man mano perdere appeal ed incisività all'album; credo anche sopratutto per il passaggio nella seconda parte di questo "Transizioni" ad elementi più elettronici e più ammiccanti a sonorità New Wave e Pop-Rock che tendono a mio parere a creare disorientamento nell'ascoltatore, brani come "Tecnopaganesimo", "Come un automa", "Segnale nello spazio" o la conclusiva "L'esatto momento" possono ingenerare un attimo di confusione, anche se questo può essere più dettato dal gusto personale, anche di chi vi scrive, probabilmente a molti potrà avvenire il contrario. Più che buona la registrazione e la produzione, interessanti i testi che hanno come comune denominatore il cambiamento, i momenti appena precedenti una decisione, sicuramente testi ispirati da pensieri e da situazioni intime e personali, sicuramente testi non banali o improvvisati, su questo piano gli Isteresi passano la prova a pieni voti. Nel complesso un lavoro sufficiente; i momenti interessanti non mancano ma non mancano neanche alcuni aspetti decisamente incostanti, personalmente ritengo che gli Isteresi dimostrano di trovarsi molto più a proprio agio con sonorità più vicine al Rock dai colori vagamente Progressive e dai toni più ipnotici e cupi che non rispetto ad un maggior uso di elementi elettronici, New Wave o Pop-Rock, l'album risulta alla fine effettivamente suddiviso in due parti e questo probabilmente è causa più di confusione che non riconoscimento di poliedricità sonora, meglio a mio avviso quindi una maggiore costanza e coerenza nella proposta musicale. 60/100
|
Alessandro Rocchetti: Basso, tstiere, batteria, testi, programming Anno: 2006 Sul web:
|