Scritto da Paolo Marchegiani Martedì 19 Settembre 2006 19:21 Letto : 2458 volte
Ciò che rende raro Wyatt nel panorama musicale è la singolarità della sua musica collocata in un tempo che vive di vita propria, del tutto estranea alle tendenze oltre che alle catalogazioni. Da sempre è il suo timbro vocale particolarmente roco ad esserne elemento di inconfondibilità, sempre adagiato su strati strumentali decisamente spogli costituti in prevalenza da tastiere, e talora impreziositi dall'intervento dei fiati. L'aria che si respira è bizzarra, soffice pazzia, vuoi per i testi, vuoi per la sezione musicale evanescente, anche se talora presenta rinvii alla drammaticità, come per la ninna-nanna destinata al fanciullo iracheno venuto alla luce nel corso di un attacco militare, o per la canzone palestinese conclusiva dell'album, nella quale Wyatt si avvale della collaborazione di due strumentisti israeliani. Ciascuno dei pezzi è denotato da una grazia ultraterrena sia per quanto riguarda la composizione che l'interpretazione, ma l'elemento spiazzante è dato dal fatto che Cuckooland suona come un lavoro estremamente moderno: le ambientazioni sono proprio quelle estasiate del jazz e della musica cameristica, anche se tracce quali Beware sopravanzano per profondità qualsiasi suono "space”, si tratti di Radiohead o di Pink Floyd. Wyatt è capace di collocare strumenti classici quali fisarmonica, tromba, trombone o l'amata cornetta all'interno di una cornice sonora evoluta, distante miglia dalle frenesie ritmiche, ma prossima all'incedere dei nostri tempi. Nel mentre l'album scorre fluido, la musica filtra e le lettere delle parole si rendono sempre più sottili, sino a estinguersi nella già citata conclusione di La Ahada Yalam, soluzione “muta” di una toccante canzone araba. 70/100
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Robert Wyatt : Vocals, Trumpet, Cornet, Piano, Keyboards, Drums, Percussion Anno: 2003 |