Scritto da Fabio "Stanley" Cusano Giovedì 18 Agosto 2011 22:32 Letto : 3439 volte
Il primo supporto quindi, ci offre le 9 tracce in studio che avrebbero dovuto essere il seguito del bellissimo Calling Card (1976) più 3 bonus track proveniente dalle stesse sessioni di registrazioni, che ci dimostrano per l'ennesima volta, l'immenso talento chitarristico e vocale del suo autore. Rory Gallagher non era di certo un chitarrista con molti fronzoli, la sua musica era istintiva e primitiva, d'impeto e di grande forza esecutiva: miscelava perfettamente le trame dell'hard rock '70s ad un certo gusto armonico blues, che lo resero forse in questo genere, il migliore degli artisti bianchi insieme a Steve Ray Vaughan e Eric Clapton . L'opener "Rue The Day" e la successiva "Persuasion" sono canzoni dirette e potenti, dove l'ugola del rocker irlandese emoziona e trascina, mentre l'altra faccia della medaglia e ben rappresentata da Brute Force & Ignorance", arricchita da un dolce sax che ne aumenta la componente melodica. Non tutte le tracce sono di egual livello, alcune sembrano semplici demo mai completati, ma la qualità media delle canzoni resta abbastanza alta per tutte e 12 gli episodi. Meglio forse il secondo supporto, 11 brani dal vivo per 63 muniti di musica con una registrazione all'’Old Waldorf di San Francisco nel dicembre del 1978, dove Gallagher si esibi' con la nuova formazione in trio che comprendeva Gerry McAvoy al basso e Ted McKenna alla batteria. Qui il repertorio sciorinato si suddivide in grandi classici come "Calling Card", "Shadow Play" e la stratosferica "Off The Handle" - perfetto blues bianco performato con grande cuore e dedizione verso il genere - ad altri meno noti, ma la qualità di registrazione è eccellente e si fa apprezzare dall'inizio alla fine (pur comunque risultando inferiore al masterpiece Irish Tour del 1974). Piccola curiosità: si narra che quella sera, in platea, ci fosse il connazionale Van Morrison a godersi l'amico esibirsi. In definitiva, Notes from San Francisco si affianca senza sfigurare alle copiose uscite celebrative di questi anni dedicate a Gallagher, facendo riemergere brani mai resi pubblici ma che non sfigurano in alcuni casi al meglio del suo repertorio, dandoci nuovamente la possibilità di apprezzare l'opera di un chitarrista con pochi eguali e che nonostante una vita sempre in salita a causa dell'abuso di alcol, riusciva ogni sera ad esibirsi con grande convinzione e passionalità. Anche questo è il sacro fuoco del rock'n'roll, che ti dona l'ìmmortalità, almeno nei cuori delle persone. 77/100
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Studio: Anno: 2011 |