Scritto da Gianluca Livi Venerdì 28 Maggio 2010 21:48 Letto : 2639 volte
Nelle note biografiche lanciate dalla loro etichetta si legge: “Nella loro musica trovano spazio epoche e stili diversi a partire dagli anni cinquanta con accenni del rock early days, per passare attraverso i sessanta ed al garage, ricordandosi di country e folk ed arrivare ad ottenere una miscela decisamente indie. Nei loro brani inoltre si colgono in generale riferimenti anche alle esperienze cantautorali inglesi e americane”. Personalmente ho trovato che la loro proposta musicale sia circoscrivibile ad un pop-rock di stampo British, fortemente debitore nei confronti dei Beatles e, più recentemente, dei Blur. Li ho trovati simpatici ed accattivanti e - piuttosto che in chiave sixties, come asserito nelle note sopra riportate - ho gradito alcune loro riletture in chiave “Beatles”. Infatti, a voler essere precisi, il gruppo propone le sonorità squisitamente pop (e, si badi bene, non anche quelle sperimentali o più rock) tipiche di album come Help, Rubber Soul e Revolver, nonché gli episodi più easy della produzione successiva. Quindi, deve essere chiaro che brani come “A day in the life” o “Revolution” non esercitano alcun ascendente nei confronti del trio bresciano. L’opera è permeata di contesti allegri e maliziosi (“Easy Way Out”), di pop raffinato e accattivante (“We All Need To Be Alone”), di ricercatezze melodiche (di nuovo “We all need to be alone”), di atmosfere acustiche e delicate (“Panama Hat”, un brano che sembra estrapolato pari pari dalle sessions del White Album. Direi che il musicista di riferimento è sicuramente Paul McCartney, che viene tributato tanto per ciò concerne la struttura armonica dei brani, quanto per la voce, incredibilmente simile, soprattutto nei toni medi. Meno convincenti, invece, i richiami ad altri generi musicali come il country e il garage. Inoltre, non è ancora chiaro perché il gruppo sia restio a giocarsi la carta della lingua italiana. Personalmente io immagino queste sonorità orecchiabili, arrangiate con gusto, ben costruite, in contesti squisitamente estivi (ed italiani): una radiolina che trasmette in maniera delicata, ironica, mai invasiva, poggiata su un asciugamano, insieme ad un libro, in una spiaggia della Sardegna; oppure in piscina, dopo il pranzo, con i bambini che corrono allegri bordo vasca; o, infine, in auto, su un’autostrada assolata, dopo la pausa all’autogrill. Il cantato in italiano, quindi, ci starebbe proprio bene. Inserire il voto in centesimi, ad es: 70/100
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Pierluigi Ballarin: Voce, chitarra Anno: 2010 |