«Sono più importante di Drake e The Weeknd!».
Se ne è uscito in questo modo, Roger Waters, nel corso di una intervista rilasciata al Magazine di Toronto "The Globe and Mail", lo scorso 15 luglio.
Andiamo per gradi: il tour dell'ex Pink Floyd denominato "This Is Not a Drill" ha fatto tappa nella capitale dell'Ontario l’8 luglio, stesso giorno in cui l'artista noto al pubblico con lo pseudonimo di "The Weeknd" avrebbe dovuto tenere la data di inaugurazione del suo tour "After Hours Til Dawn" (per i profani, The Weeknd non è altri che Abel Makkonen Tesfaye, classe 1990, canadese, cantante di rhythm and blues conosciuto ai più sia per il suo falsetto e per il singolare tremolo che caratterizza la sua voce, sia per le sue canzoni esplicite in tema di sesso e droga, alcune delle quali autobiografiche). Abbiamo scritto "avrebbe dovuto tenere" giacché il programmato concerto di The Weeknd al Rogers Centre è stato rinviato per un problema tecnico, mentre quello di Waters alla Scotiabank Arena si è tenuto regolarmente.
Qualche giorno dopo, il bassista ha espresso il suo disappunto apprendendo che, piuttosto che dedicare articoli alla sua performance, la stampa canadese ha preferito concentrarsi su The Weekend, peraltro per una performance mai tenuta.
«Non ho idea di cosa o chi sia The Weeknd perché non ascolto molta musica», ha riferito ai media, «mi hanno detto che è un artista affermato. Bene, buon per lui. Non ho niente contro di lui. Ma non sarebbe stato possibile recensire una volta il suo concerto e una volta uno dei miei due show? Non è un attacco personale. Dico solo che sembra strano».
Non è finita, giacché l'inglese si è poi scagliato con un’altra celebrità locale, Drake (pseudonimo di Aubrey Drake Graham, classe 1986, rapper, produttore discografico e attore canadese con cittadinanza statunitense): «Comunque, con tutto il rispetto per The Weeknd e Drake o chi altro, io sono molto, molto, molto più importante di quanto loro potranno mai diventare, nonostante i miliardi di stream che faranno. Quello che sta succedendo qui è di fondamentale importanza per le nostre vite».
Ora, tralasciando di esprimere opinioni sui modi come sempre criticabili con cui il cantante inglese esterna le proprie opinioni, pur legittime e condivisibili (nel senso che per noi, Roger Waters è effettivamente più importante di questi due giovani artisti nord americani), la vicenda ci offre il pretesto per affermare quanto sia importante quella che noi abbiamo battezzato "la recensione del giorno dopo".
Per capire di cosa stiamo parlando, dobbiamo fare un passo indietro: è usanza comune ritenere che la recensione di un concerto, pubblicata nei giorni immediatamente successivi, sia un episodio mediatico del tutto trascurabile. Generalmente, infatti, i promoter, gli uffici stampa, finanche i manager, ritengono che un evento live debba essere oggetto di attenzione prima della sua effettiva realizzazione, non dopo, quando cioè il potenziale afferente alla promozione è ormai cessato del tutto. In altre parole, per taluni, un articolo su un evento appena posto in essere non attira spettatori e, di conseguenza, non determina alcun introito in denaro.
Si tratta, evidentemente, di una visione ottusa che tende ad appiattire la musica su un piano esclusivamente volto alla monetizzazione e non anche, come dovrebbe essere, ad altri aspetti un tantino più onorevoli, come l'importanza di una considerazione oggettiva o l'ascendenza di una valutazione soggettiva; oppure, non considera la rilevanza delle emozioni che scaturiscono da una qualsiasi performance artistica.
E' vero che la "recensione del giorno dopo" non promuove più un evento, essendo quest'ultimo appena tenutosi, come è anche vero che un commento a firma della stampa specializzata nei giorni immediatamente successivi è altrettanto importante, afferendo specificamente al merito della performance e al suo impatto sul pubblico.
Per fare un esempio, quello che il concerto per il Bangladesh di George Harrison ci ha lasciato, in termini di eredità, è pervenuto a noi grazie ai commenti profusi dalla stampa nei giorni successivi, non certo per merito del preventivo e corposo battage pubblicitario, che pure ci fu. E ciò riguarda, nel bene e nel male, moltissimi altri eventi, dalla performance dei Rolling Stones all'Altamont Free Concert funestata da un brutale omicidio, agli effetti benefici del Live Aid del 13 luglio 1985, tenuto in contemporanea al Wembley Stadium di Londra e al John F. Kennedy Stadium di Filadelfia, passando per il messaggio di pace promulgato a Woodstock nel 1969 o per il concetto di abbattimento dei confini sotteso a The Wall - Live in Berlin tenuto nel 1990 da Roger Waters (giusto per rimanere in tema).
Ciò che consegna un evento alla storia, è la sua portata in termini di valore assoluto, il suo impatto con il pubblico e quanto viene poi cristallizzato dai cronisti nero su bianco.
Da ultimo, "la recensione del giorno dopo" è una conferma di quanto sia efficiente ed organizzato l'ufficio stampa della struttura che ospita l'evento, capace di tessere importanti relazioni con una stampa specializzata e competente.
Infine, costituisce ottimo biglietto da visita per indurre l'artista ad affidarsi nuovamente alla struttura già prescelta in precedenza.
In conclusione, se il buon senso non suggerisce nulla di tutto ciò (giacché bisogna essere di vedute un tantino larghe, per vederla in questo modo), che ci si affidi quantomeno all'ex Pink Floyd il quale, pur con modi bizzarri e fin troppo diretti, ci urla con foga l'importanza di un feedback che non soggiace alle bieche leggi del tornaconto, ma che afferisce a dinamiche squisitamente emotive e, per questo, mai trascurabili.
(Gianluca Livi)