IL ROCK PROGRESSIVO ITALIANO
Le band italiane degli anni Settanta erano numerosissime e si esibivano ai vari festival organizzati in tutta Italia. Tra questi basti ricordare quello di Re Nudo, il Be-In degli Osanna, quello delle Avanguardie e Nuove Tendenze (a Viareggio nel 1971 e a Roma l’anno dopo), il Davoli Pop, i festival romani di Caracalla e Villa Pamphili, quello di Palermo Pop ’71 con ospiti i Black Sabbath e quello milanese del Parco Lambro, tenuto dal 1974 al 1976.
Il festival di Villa Pamphili del maggio 1972 ospitò i Van Der Graaf Generator, che si misero a giocare a pallone prima di entrare in scena, chiudendo poi la loro performance con Theme One. Il presentatore di questi eventi era spesso Eddy Ponti. Vincitori del sopracitato festival di Viareggio risultarono a pari merito PFM e Mia Martini. Guidando sulla via del ritorno a casa Franco Mussida compose mentalmente La Carrozza di Hans. I gruppi italiani che si alternavano sul palco con i primi cantautori (Lucio Dalla, Edoardo Bennato) non erano solo quelli di successo quali Premiata Forneria Marconi, Banco Del Mutuo Soccorso, Le Orme, Osanna e New Trolls, ma anche innumerevoli altri che incidevano dischi di qualità (a volte uno solo, in seguito oggetto di culto per appassionati e collezionisti) oppure un 45 giri o assolutamente nulla. Tra le formazioni che avevano pubblicato qualcosa potevano enumerarsi Biglietto Per L’Inferno, Delirium, Quella Vecchia Locanda (suggestiva la loro Villa Doria Pamphili), Acqua Fragile (con la voce di Bernardo Lanzetti, poi nella PFM), Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, Dalton, Madrugada, Apoteosi, Balletto Di Bronzo, Rovescio Della Medaglia, Metamorfosi, Ibis, Città Frontale, Alusa Fallax (che nel 1974 aprirono per i Curved Air), Nova e Uno (entrambi con elementi degli Osanna), Flea On The Honey, Cherry Five (con Claudio Simonetti dei Goblin), Alphataurus, i napoletani Cervello e Saint Just con la bella voce di Jenny Sorrenti. E ancora i più eterei Celeste, i fiorentini Campo di Marte, La Reale Accademia Di Musica, Jumbo, Albero Motore, Picchio Dal Pozzo, Circus 2000, Capsicum Red (con Red Canzian, che poi sarebbe entrato nei Pooh), Samadhi e L’Uovo di Colombo, che aprì uno show dei Deep Purple al Palasport di Roma il 10 marzo 1973. Le Esperienze avevano tra le proprie fila sia Francesco Di Giacomo che Leonardo Sasso, in seguito rispettivamente cantanti del Banco e de La Locanda delle Fate. Silvana Aliotta dei citati Circus 2000 suonò le percussioni sul terzo disco del Banco. Il Biglietto per l’Inferno, guidato dall’istrionico Claudio Canali, rappresentò un caso raro in cui i testi in italiano si sposavano bene con il progressive dagli accenti hard rock, soprattutto sul brano Confessione, che ebbe un discreto successo nel 1974, anno d’uscita del loro omonimo album. Il secondo, IL TEMPO DELLA SEMINA, sarebbe stato pubblicato solo 20 anni dopo dalla Mellow Records di Mauro Moroni.
Biglietto per l'Inferno
Il Volo era formato da musicisti già famosi, a partire dal chitarrista Alberto Radius. Vi erano poi i siciliani Era D’Acquario, che comparvero in Tv eseguendo Campagne Siciliane con chitarra acustica, flauto e bonghi. I Garybaldi del chitarrista Bambi Fossati dovettero la loro fortuna, oltre che alla bravura di quest’ultimo, anche alla splendida copertina disegnata da Guido Crepax per l’album NUDA. Sorte simile ebbero Le Stelle di Mario Schifano, a loro volta ricercatissimi per via della front cover illustrata dall’omonimo artista. Tutte queste band all’epoca venivano definite “pop” e non ancora progressive. Così anche La Corte Dei Miracoli, i De De Lind, i Giganti (con i loro testi in aperta avversione alla mafia), i Procession, gli Osage Tribe di Franco Battiato e i romani Festa Mobile. Ancora altri nomi erano Fiori Di Campo, Nuova Idea (caratterizzati da una voce assurda) gli eleganti Pierrot Lunaire di Arturo Stalteri (in seguito pianista per Rino Gaetano), Latte e Miele, Califfi, Capitolo 6, Panna Fredda, Stormy Six, Alluminogeni e tanti altri. I Jet pubblicarono FEDE, SPERANZA E CARITA’ con il barbuto tastierista impegnato anche alla voce. Quando a loro si unì il batterista del Museo Rosenbach Giancarlo Golzi e la strepitosa vocalist Antonella Ruggiero passò dal ruolo di corista a quella di cantante, nel 1975 mutarono genere e nome divenendo i Matia Bazar. Anche negli anni del successo in ambito di una elegante musica pop mantennero una vena progressive nel lungo brano strumentale senza titolo che apriva i loro show, come documentato da quello ripreso dalla Televisione Svizzera Italiana nel 1981. Molte di queste formazioni utilizzavano il flauto traverso suonato secondo lo stile di Ian Anderson dei Jethro Tull. Era il caso di Vittorio De Scalzi dei New Trolls, Ivano Fossati dei Delirium e Mauro Pagani della Premiata Forneria Marconi. Questi ultimi, come documentato dalla registrazione del concerto a Bollate nell’ottobre del 1971, avevano in scaletta brani dei King Crimson (spettacolare l’inizio dei loro concerti con 21st Century Schizoid Man), Jethro Tull e Focus, lasciandosi andare per il resto dello spettacolo ad improvvisazioni strumentali. Quando aprirono gli show di gruppi quali Yes e Deep Purple, solo al momento dell’esecuzione dell’ancora inedita La Carrozza di Hans lasciavano capire che erano un gruppo italiano. In un’occasione il presentatore si vergognò nel dover pronunciare al microfono quel loro nome così lungo e strano. Poi però, a seguito dell’entusiastica reazione del pubblico, tornò sul palco per urlare: “Questa era la Premiata Forneria Marconi, e sono italiani!”.
Premiata Forneria Marconi
I Città Frontale si erano formati agli inizi degli anni Settanta con Lino Vairetti e Gianni Leone, ma senza pubblicare nulla. Leone sarebbe divenuto di lì a poco il tastierista del Balletto di Bronzo, celebre per l’album YS, mentre Vairetti, in un momento di pausa con i suoi Osanna, riesumò il vecchio nome di Città Frontale per l’ottimo album EL TOR del 1975, con Enzo Avitabile al flauto e al sax. Da citare il loro strepitoso brano Duro Lavoro. Il Museo Rosenbach subì contestazioni per via del collage presente in copertina, che sembrava alludere a temi richiamanti il fascismo. Ad ogni modo quel loro disco del 1973 era fantastico. Si apriva con l’ottimo brano intitolato L’Ultimo uomo, dove il canto di Stefano “Lupo” Galifi, accompagnato da un suggestivo arpeggio di chitarra, sussurrava: “Misera ombra, vuoto riflesso dell’io” con una voce che sembrava provenire da lontano. Poi questa voce si avvicinava, aumentando sempre più di intensità. E con il suo urlo “nell’attesa di un’alba diversa” lanciava l’ingresso di tutti gli strumenti in un grandioso motivo epico Ma i testi e i titoli del disco, quali “Dell’eterno ritorno”, facevano esplicito riferimento alle opere di Friedrich Nietzche, il filosofo divenuto punto di riferimento per le ideologie naziste. Tutto questo, combinato con la teoria del “Super io”e il busto di Mussolini ben riconoscibile nel collage della copertina, alienò al pur valido gruppo ligure le simpatie del mondo giovanile di quegli anni. E il Museo Rosenbach finì con il ritrovarsi marginalizzato e quasi mai presente ai festival dell’epoca.
I Semiramis avevano nella line-up un giovanissimo Michele Zarrillo, in seguito cantante di successo in ambito di musica leggera. E anche Giampiero Artegiani, che avrebbe poi scritto il testo di Perdere l’amore per Massimo Ranieri. La Locanda Delle Fate era sulla scena già da anni, ma solo nel 1977 riuscì a pubblicare il bellissimo FORSE LE LUCCIOLE NON SI AMANO PIU’, che avrebbe di fatto chiuso la stagione del rock progressivo nel nostro Paese. Di quel disco è certamente da ricordare la splendida Profumo di Colla Bianca. Tra l’altro questo album era stato registrato con un’eccellente qualità del suono che permetteva di ascoltare distintamente tutti gli strumenti, per quanto numerosi. Il gruppo piemontese contava infatti, oltre al cantante, due tastieristi e due chitarristi (uno dei quali impegnato anche al flauto), il batterista e un bassista che utilizzava sempre un Reickenbacker. Sul disco il suono della batteria era da favola già sul brano strumentale d’apertura, intitolato A Volte Un Istante di Quiete. Lo speciale in bianco e nero della Rai, mai trasmesso ma diffuso tra i fan, vedeva la band eseguire alcuni pezzi di quel lavoro intercalati ad interviste. Inoltre la Mellow Records molti anni dopo pubblicò un loro concerto di quel periodo, contenente l’inedito La Giostra. Anche il primo Alan Sorrenti fu parte di questo movimento grazie all’acclamatissimo album d’esordio ARIA del 1972 che includeva la splendida ballata Vorrei Incontrarti. David Jackson dei VdGG fece parte della band che lo accompagnò durante la tournèe dell’anno successivo. Ma lo stesso Alan Sorrenti, nel corso del festival di Licola del 1975, si vide quasi linciato dalla folla, reo della sua svolta più “commerciale”. Gli lanciarono addosso di tutto. Era parte del movimento anche il Franco Battiato dei dischi più sperimentali, FETUS, POLLUTION e SULLE CORDE DI ARIES, con l’artista siciliano presente ai festival con una gran massa di capelli ricci.
Bernardo Lanzetti e Franco Mussida (PFM), dal vivo nel 1976
I Teoremi diedero alle stampe una loro aggressiva versione di With You There To Help Me dei Jethro Tull: sul brano, intitolato Tutte le Cose, era assente il pianoforte, mentre il flauto veniva sostituito da un’armonica. Il loro chitarrista Mario Schilirò avrebbe in seguito lavorato per Zucchero e suonato insieme a Brian May, Eric Clapton e Steve Winwood. Michele Zarrillo partecipò ai vari festival dell’epoca con i Semiramis e al loro unico album DEDICATO A FRAZZ (nome composto dalle iniziali dei cognomi dei singoli componenti). Aveva solo 15 anni, ma sembrava più grande della sua età: alto, con la sua Gibson SG e una gran massa di capelli ricci, fece anche in tempo a diventare il cantante del Rovescio della Medaglia, prima che questa formazione si sciogliesse dopo aver subito il furto degli strumenti. Il 31 gennaio del 1974 al Piper Club di Roma si tenne un concerto proprio per venire in aiuto al gruppo, con la partecipazione di Banco, PFM, Osanna, Perigeo, Claudio Rocchi, Francesco De Gregori, Riccardo Cocciante, Antonello Venditti e altri. Il Rovescio della Medaglia, guidato dal chitarrista Enzo Vita, aveva esordito nel 1971 con LA BIBBIA, album registrato dal vivo in studio, con forti richiami all’hard rock inglese. Le sporadiche linee vocali erano affidate a Pino Ballarini, che sul palco si presentava dietro due grandi bonghi. Seguì il disco IO COME IO, pubblicato l’anno dopo. Se il primo lavoro conteneva un originale libretto a forma di medaglia per i testi, il secondo offriva addirittura un vero medaglione di metallo. Il loro disco migliore si sarebbe però rivelato il successivo CONTAMINAZIONE del 1973 che, come già dal titolo e dalla copertina, si proponeva di amalgamare insieme rock e musica classica, con particolare riferimento a J.S. Bach. Gli arrangiamenti orchestrali vedevano coinvolto il maestro e compositore argentino Luis Bacalov, reduce dalle precedenti collaborazioni con New Trolls e Osanna. Suggestivo il brano La Mia Musica, che uscì anche come singolo. A questo punto la band poteva contare su un impianto quadrifonico di oltre 6 mila watt: una potenza della quale nessuna altra band italiana poteva disporre. Come accennato, l’autotreno contenente tutta la costosa amplificazione venne rubato a Roma nel dicembre del 1973, gettando la band nello sconforto. Con l’ingresso di due componenti dei Napoli Centrale il RDM tenne un’ultima tournée nel 1976, al termine della quale si sciolse. Enzo Vita ha comunque riformato il gruppo con una nuova line-up, suonando in Giappone nel 2013 e dando alle stampe TRIBAL DOMESTIC tre anni dopo.
I Metamorfosi con il loro ottimo album INFERNO avevano trasposto in musica episodi dalla Divina Commedia, aggiornando i dannati descritti da Dante nei più moderni spacciatori di droga, politicanti corrotti, e via di questo passo. Quel disco era davvero molto valido, guidato dalla voce possente e minacciosa dello stesso Spitaleri (“Sulle rovine di antiche città, crescono fiori senza colori. Alberi tristi tendono al cielo rami corrosi dal vento”) e dai lugubri e maestosi suoni d’organo di Enrico Oliveri. Nel loro caso non si avvertiva affatto la mancanza della chitarra elettrica, presente invece sul precedente E FU IL SESTO GIORNO. Anche la copertina, con le figure dolenti dei dannati disseminate non nel fuoco, bensì in un paesaggio ghiacciato, era molto bella e ricercatissima dai collezionisti. Molti dei quali erano e sono giapponesi. Altri pezzi alludevano al razzismo (“Lavora uomo negro, suda, piangi, muori!”) o all’omosessualità (“Perversi ed invertiti, amanti proibiti, voi non tornerete indietro mai”). In concerto Jimmy Spitaleri appariva con capelli lunghi, barba e pantaloni a zampa d’elefante, mentre la scritta “Metamorfosi” era riportata sulla cassa della batteria con un bel logo a forma di spirale. Durante uno di questi show accadde un fatto esilarante: alla fine della rappresentazione Jimmy Spitaleri doveva finire sulla sedia elettrica, ma in un’occasione, quando scese sotto il palco si smarrì in un meandro di corridoi, non trovando più la strada per tornare in scena: e così l’esecuzione finale avvenne senza di lui. Come altri gruppi del rock progressivo italiano degli anni Settanta, anche i Metamorfosi si sono riformati, completando la trilogia con PURGATORIO e PARADISO. Per qualche anno Jimmy Spitaleri è stato il cantante de Le Orme, pubblicando con loro LA VIA DELLA SETA nel 2011. Anche La Locanda Delle Fate è tornata sulla scena, realizzando nel 2010 il suo Dvd ufficiale al Bloom di Mezzago. E pure il Museo Rosenbach si è riunito, sempre con Giancarlo Golzi alla batteria e Stefano “Lupo” Galifi alla voce.
Banco del Mutuo Soccorso dal vivo nel 1972
All’epoca riviste quali «Ciao 2001», «Super Sound» e «Re Nudo» supportavano questi nuovi gruppi, così come la trasmissione radiofonica Per Voi Giovani, che vedeva tra i suoi conduttori anche un giovane Carlo Massarini. L’evento musicale Controcanzonissima veniva organizzato proprio da «Ciao 2001» in polemica risposta ai patinati cantanti che andavano in Tv il sabato sera. Si trattava di festival che radunavano i migliori gruppi e cantautori del momento, lasciandoli gareggiare tra loro. In un’occasione Joe Vescovi dei Trip, con i suoi lunghissimi capelli lisci e biondi, ritenendo che i risultati della votazione per la band migliore fossero falsati, dal palco urlò adirato: “Ci hanno fregati!”, usando per la verità un’espressione più colorita. I primi Trip avevano in formazione Ritchie Blackmore, mentre il loro bassista Wegg Andersen era amico di Jmmy Page. La mamma di Wegg invitava Jimmy a merenda sollecitandolo a mangiare di più, perché lo trovava troppo magro. Purtroppo Giancarlo Golzi ci ha lasciati in tempi più recenti, insieme a Joe Vescovi e Wegg Andersen dei Trip, Vittorio De Scalzi dei New Trolls e a Claudio Canali del “Biglietto”. Anche gli Acqua Fragile di Bernardo Lanzetti hanno pubblicato un nuovo disco nel 2017 (A NEW CHANT) con il vocalist che sfoggia una voce ancora integra. Nel 1973 avevano dato alle stampe l’album omonimo, seguito da MASS MEDIA STARS l’anno dopo, con musiche e voci in bilico tra Crosby, Stills & Nash e Genesis, che valsero a Lanzetti l’appellativo di “Peter Gabriel italiano”. Bellissimo il pezzo Morning Comes. La PFM spinse la band, e il loro manager Franco Mamone riuscì a far aprire agli Acqua Fragile i concerti italiani di Gentle Giant, Uriah Heep e Soft Machine. Ma nel 1975 l’ingresso di Bernardo Lanzetti nella stessa “Premiata” sancì di fatto la fine di questo gruppo. I concerti della PFM durante il tour di CHOCOLATE KINGS cominciavano con il brano Paper Charms. E quando la voce di Lanzetti faceva il suo ingresso, più persone tra il pubblico pensarono: “Oh, finalmente hanno un vero cantante!”. I Goblin di Claudio Simonetti conobbero il successo soprattutto grazie alle colonne sonore che resero ancora più tenebrosi i film di Dario Argento: Profondo Rosso, risalente al 1975, ebbe un grande successo, grazie al suo noto tema contrappuntato dallo schioccare del basso, prima del magniloquente ingresso dell’organo. Un filmato in bianco e nero della Rai immortala il gruppo mentre esegue questo brano in playback all’interno di uno studio televisivo. Sul disco omonimo quel tema si ripeteva più volte, e gli album immediatamente successivi non furono da meno, con il contributo del bravissimo batterista siciliano Agostino Marangolo. Per paradosso il padre di Simonetti era un direttore d’orchestra presente ai programmi della Rai in contesti ben diversi. Il figlio Claudio ha ripreso l’attività con i Goblin anche in anni recenti.
La Locanda delle Fate, dopo il “Reunion Tour” che ha portato il gruppo anche in Giappone, Messico, Francia e Belgio, ha deciso di ritirarsi tenendo il suo ultimo concerto presso il teatro Alfieri di Asti il 9 dicembre 2017. Tante di quelle band degli anni Settanta si sono rimesse insieme, mentre alcune non si sono mai sciolte. Lo stesso Biglietto per l’Inferno è tornato in attività in una versione folk con il contributo di una cantante e del batterista originale Mauro Gnecchi, che aveva anche partecipato al disco solista di Franco Mussida RACCONTI DALLA TENDA ROSSA, con riferimento al disastro del dirigibile “Italia” nei mari del nord. I sopravvissuti, compreso il comandante Nobile, avevano appunto trovato rifugio in una tenda dipinta di rosso per attirare l’attenzione dei soccorritori, rendendola così ben visibile sul bianco del ghiaccio. E’ da chiedersi però se siano ancora sufficientemente credibili Le Orme senza la voce e il basso di Aldo Tagliapietra, il Banco privo della voce e della presenza scenica di Francesco di Giacomo o la PFM senza Franco Mussida e Flavio Premoli. Figure troppo “identificative” perché la loro assenza possa non lasciare il segno. E questo, beninteso, senza nulla togliere al rispetto dovuto alla voglia di rimettersi in gioco da parte di questi storici gruppi e alla validità dei loro nuovi lavori.Le Orme
Persino i Pooh vissero una stagione in qualche modo assimilabile al progressive rock, specie con il magnifico e articolato brano Parsifal del 1973.
I Trip proponevano un mix tra beat, blues e suggestioni sinfoniche, riassunto nella definizione di “Musica Impressionistica” riportata sul retro del loro primo disco, uscito per la RCA nel 1970. THE TRIP, uscito lo stesso anno, è da considerarsi il primo del nascente filone del progressive rock italiano. Con l’espressione “il viaggio” il bassista Wegg Anderse intendeva riferirsi a quello che portava dall’Inghilterra all’Italia lui e Ritchie Blackmore, che fu parte della band per un breve periodo E’ lui a cantare la vivace Pietra Colorata, posta a chiusura del disco e uscita come singolo. Insieme al tastierista Joe Vescovi, al batterista Pino Sinnone e al chitarrista Billy Gray il gruppo fu protagonista del surreale film intitolato Terzo Canale: avventura a Montecarlo del 1970, comprendente immagini del 1° festival di Caracalla. Nel corso del film i Trip cantavano anche il singolo Fantasia scherzando a bordo di un’automobile scoperta che attraversava Roma. Nella pellicola li si vedeva anche a bordo di un assurdo e coloratissimo carro armato che utilizzarono anche nella vita reale. Così quando ai festival compariva quel mezzo, era certo che i Trip erano presenti. Nel 1971 venne dato alle stampe CARONTE, altro lavoro determinante per la per nascita del rock progressivo italiano. Dopo l’abbandono da parte del batterista Pino Sinone e del chitarrista Billy Grey Joe Vescovi e Wegg Andersen assumono il giovane e talentuoso batterista Furio Chirico. Con questa formazione in trio i Trip nel 1972 pubblicano ATLANTIDE, concept album in puro stile progressive inglese incentrato sul mito dell’omonimo continente misteriosamente scomparso. Seguono le assidue partecipazioni a festival quali Davoli Pop, Controcanzonissima e Villa Pamphili. Nel 1973 il gruppo pubblica TIME OF CHANGE, disco più maturo ma meno ispirato rispetto ai lavori precedenti. Poco dopo Furio Chirico lascia il gruppo ed entra negli Arti & Mestiieri. I Trip si sono riformati per partecipare al Prog Exhibition del 2010 schierando ancora Furio Chirico, il bassista Wegg Andersen e il tastierista Joe Vescovi. Il batterista originale Pino Sinnone ha rimesso insieme la band con musicisti più giovani, dando alle stampe CARONTE, 50YEARS LATER. A portare avanti il gruppo è oggi Carmine Capasso.
I napoletani Osanna, a loro volta attivi ancora oggi, conobbero il successo già con l’uscita del disco d’esordio, L’UOMO del 1971, che vedeva in copertina una presentazione di Renzo Arbore, che li avrebbe anche portati in Tv per il brano Non Sei Vissuto Mai: il pezzo, che era una denuncia contro l’uso delle droghe, venne eseguito in playback. Ma subito prima Arbore intervistò Elio D’Anna (flauto e sax) lasciandogli spiegare, mentre questi suonava dal vivo il flauto, l’utilizzo dei pedali (chiamati da Elio “cassettine”) che utilizzava per alterare il suono del suo strumento. Sul primo disco la band compariva, così come in concerto, con lunghi costumi colorati e volti dipinti. Diversi videoclip furono realizzati, specie per il brano L’uomo, e i costumi venivano preparati dalla mamma del cantante Lino Vairetti, l’unico elemento della formazione sempre presente, dagli inizi ai giorni nostri. Nel 1972 uscì PRELUDIO, TEMA, VARIAZIONI E CANZONA, con orchestrazioni del maestro Luis Bacalov, nonché colonna sonora del film Milano Calibro 9, seguito dal capolavoro PALEPOLI del 1973, ripreso nel 2015 con il titolo di PALEPOLITANA. Oggi la band partenopea sta vivendo una sua seconda giovinezza, spesso con la partecipazione dell’ex VdGG David Jackson. Al Prog Exhibition di Roma 2010 David si scatena con la band nell’indimenticabile Theme One, a sua volta con il volto dipinto. Il figlio di Lino è oggi alle tastiere e David Jackson ha ammesso di non capire nulla quando i componenti degli Osanna parlano tra loro in napoletano. Ma è entrato in grande simbiosi con quella musica.
Demetrio Stratos
Come accennato Luis Bacalov aveva già orchestrato il CONCERTO GROSSO PER I NEW TROLLS nel 1971, per una riuscita combinazione tra rock e musica classica, cui fecero seguito l’album intitolato UT del 1972 e CONCERTO GROSSO N° 2 del 1976, prima della svolta pop con l’album ALDEBARAN del 1978, che includeva Quella Carezza della Sera, canzone di enorme successo, ma lontanissima dai canoni del progressive rock. Il gruppo ligure ebbe come suo leader sempre il tastierista e cantante Vittorio De Scalzi, mentre la formazione cambiava di continuo, fino a scindersi in diversi gruppi che richiamavano nel proprio nome la ormai affermata sigla di New Trolls, eccetto il caso degli Ibis. Di quest’ultima band faceva parte anche Nico Di Palo, chitarra e voce (dalle tonalità altissime) dei primi “veri” New Trolls. Egli è anche presente nel lungo brano Il Sole Nascerà, ripreso dalla Rai in occasione di una delle tappe della decima edizione del Cantagiro, tenutasi nel 1971. Durante questa performance Gianni Belleno si scatena a torso nudo in un assolo di batteria, mentre De Scalzi, con barba e lunghi capelli arruffati, suona con veemenza il flauto. Nel 1998 Nico Di Palo fu vittima di un gravissimo incidente stradale che lo costrinse a passare dalla chitarra alle tastiere. Nell’occasione ricevette gli auguri di Phil Collins ed Eric Clapton.
I citati Delirium “sfidarono” la PFM nel corso del programma Studio 10 della Rai il 14 maggio 1972: i primi eseguendo Dolce Acqua e i secondi Impressioni di Settembre, entrambe dal vivo e in versione ridotta. Gli stessi Delirium quello stesso anno parteciparono al Festival di Sanremo con il noto brano Jesahel, non incluso nell’album d’esordio. Si esibirono supportati dai Flora, Fauna e Cemento e da giovani mascherati da hippy che si tenevano per mano. Ivano Fossati, che nell’occasione indossava una lunga tunica sui capelli lunghi, concludeva il brano sbuffando nel flauto. Lascerà poco dopo il gruppo, venendo rimpiazzato dall’inglese Martin Grice, con il quale verranno registrati LO SCEMO E IL VILLAGGIO nel 1972 e soprattutto VIAGGI NEGLI ARCIPELAGHI DEL TEMPO, sottovalutato capolavoro del 1974 accompagnato da una vera orchestra. Con il flautista inglese il gruppo è tornato in attività in tempi più recenti. Come nel caso degli Osanna, nel 1972 Renzo Arbore portò in Tv anche la PFM, lasciando spiegare a Flavio Premoli l’utilizzo di Moog e Mellotron, prima dell’esecuzione della seconda parte di Dove e Quando. In questa occasione si videro Franco Mussida e Mauro Pagani lasciare i propri strumenti per passare a Moog e Mellotron mentre Premoli era impegnato nelle sue evoluzioni pianistiche. Lo stesso Arbore quello stesso anno in TV introdusse il Banco del Mutuo Soccorso nell’esecuzione di R.I.P. durante il festival delle Avanguardie e Nuove Tendenze a Roma.
Fuori dal coro, non possiamo dimenticare gli incredibili Area, guidati dalla stupefacente voce di Demetrio Stratos. E in un ambito più accostabile al jazz-rock, gruppi quali Il Perigeo (che i Weather Report non vollero più come gruppo spalla in quanto ritenuti troppo bravi), Il Baricentro e Gli Arti & Mestieri. Questi ultimi, guidati dal tastierista Beppe Crovella, sono attivi ancora oggi. Fantastico il loro album d’esordio TILT del 1974, con l’imbuto sospeso nel vuoto in copertina. Di rilievo qui il lungo brano Articolazioni. L’ex Trip Furio Chirico era alla batteria, mentre l’esecuzione all’unisono dei temi tra chitarra, violino e fiati creava un suono del tutto personale. Con l’apporto del grande chitarrista Gigi Venegoni fecero da spalla ai Gentle Giant e divisero spesso il palco con gli Area: Crovella prestava a Demetrio Stratos il suo piano Wurlitzer, ricevendo in cambio la possibilità di suonare l’organo Hammond del vocalist di origini greche. Nell’ottobre del 1974 fecero da spalla alla PFM in un tour che partì con le date al Teatro Biondo di Palermo e all’Ambasciatori di Catania, per poi risalire la Penisola. Senza dimenticare i Napoli Centrale, con il sassofonista e cantante James Senese che introdusse nella band un giovane Pino Daniele. Sempre trascinante il loro formidabile brano intitolato Campagna, caratterizzato da una micidiale interazione funky e jazz-rock tra basso e batteria e il cantato in dialetto napoletano dello stesso Senese, che sottolineava quanto fosse diverso il concetto di campagna per il figlio del padrone e il bracciante, costretto invece a rompersi la schiena per portare a termine il proprio faticoso lavoro. Il sopracitato Perigeo venne filmato dalla Rai nel 1973 durante l’esecuzione live in studio del bellissimo Abbiamo Tutti un Blues da Piangere, aperto da un suggestivo arpeggio di chitarra, che si sviluppava poi in un tema jazz-rock caratterizzato dal sax soprano di Claudio Fasoli e dal passaggio dal contrabbasso acustico al basso elettrico da parte di Giovanni Tommaso.
Area