Come ormai accade sovente, la notizia è iniziata a girare sui social ancor prima che sui siti di informazione alle prime ore dell'11 febbraio, in Italia.
Un laconico messaggio sulla pagina ufficiale di Pat Metheny recitava più o meno così: “È con grande tristezza che dobbiamo denunciare la scomparsa del nostro amico e fratello, Lyle Mays (1953-2020). È deceduto oggi a Los Angeles, dopo una lunga battaglia contro una malattia ricorrente, circondato dalle persone care.”
L'importanza di Lyle Mays nel Pat Metheny Group
Lyle Mays è stato un pianista e tastierista statunitense, noto principalmente per la sua trentennale militanza nel PMG, di cui è stato il co-fondatore assieme al noto chitarrista.
La sua partecipazione a quest'ultimo organico non era di tipo residuale o derivativo: l'ensemble era costituito da diversi talentuosi elementi esecutivi e, ex aequo, da due menti direttive piuttosto equivalenti, Pat Metheny e Lyle Mays.
La presenza dell'uno al fianco dell'altro ha costituito nel tempo un valore aggiunto di inestimabile pregio.
Senza l'affiancamento del pianista, probabilmente Metheny sarebbe comunque balzato alle cronache e apprezzato quale ottimo chitarrista, al pari di artisti quali John Scofield e John McLaughlin, pregevolissimi esempi di virtuosismo delle sei corde, ma la sua produzione non sarebbe stata caratterizzata da quel sound in evoluzione che ha poi tipizzato il sound della band sin dagli albori, con il disco “Watercolors” del 1977 (accreditato semplicemente al chitarrista), per poi passare al primo del PMG, dell’anno successivo, fino all’ultimo episodio del 2005, “The Way Up”.
È indubbio che il gusto delle armonizzazioni e degli arrangiamenti di Mays abbia elevato la musica del PMG, donandole un quid che ha marchiato la differenza con altri gruppi di musica jazz.
A dirla tutta, il jazz è soltanto uno dei molteplici generi musicali con i quali si è misurata la formazione, che, nel suo trentennale percorso, ha esplorato anche altre sonorità: dalla world music (con particolare attenzione alla musica popolare brasiliana), alla sperimentazione elettronica, passando per rock, musica classica contemporanea, folk, atmosfere cinematiche, pop.
Lyle Mays si inserisce nel panorama dei nuovi pianisti, come Keith Jarrett, emersi nel corso degli anni ’70, anche grazie alle produzioni della ECM (etichetta discografica fondata nel 1969 da Manfred Eicher a Monaco di Baviera, in Germania, divenuta un punto di riferimento per una generazione di jazzisti a partire dai tardi anni sessanta), in grado di introdurre nel pianismo jazz influenze provenienti dalla tradizione folk americana e dalla musica classica, con sguardo attento alla ricerca melodica e alla cantabilità nel fraseggio.
Uno dei suoi maggiori punti di riferimento è stato il pianista Bill Evans (1929-1980), cui egli ha dedicato il brano omonimo in apertura del suo terzo album “Fictionary”, del 1993, nonché la stupenda “September Fifteenth”, tratta dall’album “As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls” del 1981, l'unico accreditato a lui e a Metheny (nel quale compariva anche il compianto Nana Vasconcelos, il percussionista e vocalista brasiliano che accompagnò poi il PMG durante il tour che diede vita allo stupefacente doppio live “Travels”, del 1983).
In questa logica, il suo affiancamento a Metheny è stato simbiotico: il chitarrista ha definito un nuovo percorso della chitarra jazz-fusion che, recuperando la chitarra semiacustica tipica del jazz (la Gibson ES 175), si è affermato utilizzando suoni puliti nonché un fraseggio cantabile e molto attento alla coerenza melodica.
L'amico e collega ha avviato una ricerca sonora sulle tastiere, sfruttando le capacità timbriche dei synth e dei campionatori digitali degli ’80 per elaborare una cornice sonora basata su suoni di sapore orchestrale e timbri elettronici per le parti soliste meno aggressive dei tipici lead di Minimoog degli anni ’70 (emblematica, a tal proposito, l'omonima suite del già citato “As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls”).
I due hanno costituito di fatto il marchio di fabbrica del PMG, che nel corso degli anni ha raggiunto una notorietà probabilmente inaspettata anche agli stessi fondatori, divenendo famoso – a partire dalla fine degli anni ’80 – anche a chi di jazz masticava ben poco, soprattutto grazie al periodo “latino” che ha caratterizzato la trilogia “Still Life (Talking)”, “Letter From Home” e “We Live Here” (forse l’album più commerciale del gruppo giacché strizzava l'occhio, in alcuni episodi, al sound chill out in voga a partire dalla seconda metà degli anni ’90), e ad un certo gusto per il pop colto (come non citare brani come "Last Train Home" e, soprattutto, “This Is Not America”, inserito nella colonna sonora “The Falcon & The Snowman” del 1985, il cui testo fu firmato e cantato da David Bowie).
Difatti, nell’ambito della carriera del chitarrista, la fine degli anni '80 ha rappresentato per il PMG il periodo più fortunato dal punto di vista commerciale, grazie alla capacità di coniugare qualità e fruibilità anche per un pubblico più esteso di quello tipico del jazz.
Il contributo di Mays alla definizione dello stile del gruppo è stato essenziale, tanto che la sua assenza, dopo il 2010 (l'ultimo album assieme è del 2005 mentre a cinque anni dopo risale la sua ultima tournée in seno al PMG, in occasione del trentennale della band), ha determinato lo scioglimento del Group, deludendo tutti, inclusi i fan più accaniti di Metheny, che hanno lamentato una certa appannata presenza di piano e tastiere, quando non assenti del tutto, nelle formazioni post Mays.
In tal senso, il chitarrista ha certamente continuato a riscuotere favori da parte del pubblico affezionato a quell'archetipo sonoro che ancora oggi viene riproposto in altro formato nel corso delle numerose esibizioni dal vivo con altre formazioni o come solista, ma senza risucire a sanare quella ferita segnata dall’assenza del compagno. Dopo l'abbandono dell'amico e collega, Metheny è stato letteralmente obbligato a cercare altri stimoli e nuovi percorsi musicali in compagnia di altri musicisti.
Le cause del distacco furono da molti (erroneamente) individuate nell'asserito contrasto con Metheny o in una sopravvenuta crisi esistenziale o, ancora, nell'atteggiamento schivo e riservato di Mays, peraltro aggravato da una latente ritrosia manifestata nei confronti del music business.
La sua morte, che si apprende occorsa dopo una lunga malattia, sembra definitivamente chiarire le motivazioni alla base della separazione, e ricompone i rapporti tra artista e pubblico: il primo appare completamente riabilitato, il secondo deve ovviamente scusarsi, pur tardivamente.
La carriera solista
La notorietà di Lyle Mays è stata conseguita grazie ai successi commerciali del PMG ma la sua carriera si è articolata anche in varie produzioni solistiche e in diverse collaborazioni con altri artisti, non soltanto provenienti dalla scena del nuovo jazz contaminato, tipico degli anni ’70 e ’80.
I suoi lavori solisti evidenziano la sua sopraffina capacità di compositore e arrangiatore a partire dalla già citata collaborazione con lo stesso Metheny per “As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls”, per continuare con il suo magnifico album omonimo del 1986 su Geffen Records, affiancato dall’ottimo Bill Frisell, e terminare con “Solo (Improvisations For Expanded Piano)” del 2000.
Ad analizzarlo nel dettaglio, il suo percorso solista appare significativo: l'album di esordio rincorre le sonorità del PMG anni ’80 con un tocco di funky, mentre nel successivo, "Street Dreams", egli sviluppa la connessione con la musica classica, arricchendo la suite omonima con una introduzione di un'orchestra da camera. Si avvale anche di una schiera di valenti noti musicisti e amici: ancora Bill Frisell, l'inseparabile Steve Rodby, il trio di batteristi Peter Erskine, Steve Gadd, Steve Jordan, e il bassista Marc Johnson, che lo accompagnerà anche nell'episodio più squisitamente jazzistico rappresentato da "Fictionary", ove viene portato avanti un discorso poi definitivamente cristallizato con il disco postumo dal vivo, uscito pochi anni fa, attinto dal tour di quell'album (i due erano accompagati anche da Bob Sheppard al sax e Mark Walker alla batteria).
"Solo", del 2000, rappresenta la prova discografica che documenta al meglio il suo lato riservato e, a tratti, introspettivo, addolcito comunque da un velo di malinconia che si riscontra in tutte le sue profusioni esecutive.
Da ultimo, Mays vanta diverse collaborazioni con artisti del calibro di Rickie Lee Jones, Bob Moses, Toots Thielemans, Earth Wind and Fire (a cui ha regalato l'intro di “Close To Home”, tratta dal suo primo album solista), Paul McCandless, Bobby McFerrin e molti altri.
In questa sede preme quantomeno citare la partecipazione agli album “Home” (1979), disco seminale del compositore-bassista Steve Swallow, ove Mays contribuisce con la sua classe ad esaltare lo stile liquido del bassista, “Shadows and Light” (1980) di Joni Mitchell, la cui elegante raffinatezza viene maggiormente valorizzata proprio dal duo Mays/Metheny, e “Later That Evening” (1980), ove il tocco sofisticato del pianista permette al poliedrico contrabbassista Eberhard Weber di percorrere agevolmente i suoi intenti eterei e incontaminati.
Il commento di Pat Metheny
E' doveroso chiudere questo articolo commemorativo lasciando la parola allo stesso Pat Metheny che, a brevissima distanza dalla morte dell'amico, ha rilasciato questo lungo e toccate commento:
"Sono trascorsi alcuni giorni e ricevo così tante richieste per commentare la morte di Lyle.
Nelle ultime ore, in risposta, ho impiegato alcuni momenti per riflettere ulteriormente ...C'è stata una lezione preziosa che ho imparato presto dal mio mentore più importante, Gary Burton: quando costituisci un gruppo, hai l'obbligo di scegliere i migliori musicisti che puoi trovare. E poi, se sei fortunato, una volta che hai delle persone fantastiche, hai un obbligo ancora più importante: creare un ambiente affinché possano fare del loro meglio. Il mandato del capofila come l'ho capito da Gary (e credo che lui lo abbia capito da Stan Getz che l'ha capito da.... che poi lo ha capito da... e via dicendo), era di offrire ai musicisti più talentuosi tutte le opportunità di sviluppare le cose cui sono maggiormente interessati, al massimo grado, sotto i tuoi auspici; creare una piattaforma che si interseca con i tuoi obiettivi come leader, ma anche una zona che offre un mondo aperto all'esplorazione e all'espansione per tutti. Quando arriva il momento in cui quell'intersezione non è più in vista per entrambi i lati dell'equazione, è allora che è tempo di cambiare.
Con Lyle, come con Steve Rodby, quel momento non è mai arrivato. C'era sempre molto di cui parlare. In effetti, sembrava infinito. La mia prima attrazione per il talento di Lyle è nata innanzitutto dalle sue sensazionali capacità di pianista. Ho notato, fin dalla prima volta che l'ho sentito suonare, che il suo stile rifletteva un profondo e naturale senso di orchestrazione. Da lì, le cose hanno portato naturalmente a un'abilità senza pari di fare una sorta di organizzazione/orchestrazione che non aveva precedenti (solo Joe Zawinul aveva esplorato quell'aspetto di piccoli gruppi che suonavano in modi simili che fornivano ispirazione). In ossequio a ciò che il gruppo doveva essere naturalmente e quasi organicamente, abbracciando la tecnologia emergente degli strumenti musicali dei tempi, divenne possibile un nuovo tipo di suono. È importante sottolineare che Lyle aveva anche una profonda conoscenza della chitarra (in realtà era un ottimo chitarrista, grazie a suo padre, che anche suonava). Ma aveva così tante abilità e interessi che parallelamente ai miei, conseguivano infinite possibilità.
Tra noi due, con Steve Rodby spesso come nostra guida essenziale e sempre discreta, c'era un'attenzione condivisa sulla destinazione della musica stessa e su quale idea potesse diventare. Ogni volta che lavoravamo su qualcosa o suonavamo insieme a qualsiasi titolo, si trattava sempre di questo (la musica), non di noi (i musicisti).
Sono così grato per il tempo e la musica che abbiamo condiviso insieme, e sono felice e orgoglioso che così tanto sia ben documentato.
Le persone chiedono sempre se qualcosa poteva essere concretizzato di più in futuro. La risposta è si.
Lo stile di vita di andare in giro notte dopo notte, a volte centinaia di notti alla volta, non è per tutti e ha sfide reali - non è mai facile per nessuno ed è quasi impossibile descrivere com'è realmente. Ma, qualunque cosa stesse succedendo nel quotidiano, Lyle dava sempre il massimo sul palco.
Abbiamo fatto un breve giro di concerti qualche tempo fa ed era chiaro in ogni modo che ne aveva avuto abbastanza di hotel, autobus e così via. Ma ad un certo punto avevamo parlato di fare una parte 2 di “Wichita”... c'era un progetto davvero stravagante, quasi indescrivibilmente strano, che è emerso qualche anno fa (forse un giorno ne parlerò dettagliatamente) ed entrambi abbiamo concordato che avrebbe potuto essere una cosa divertente per noi da fare insieme, ma alla fine non è uscito fuori.
Nessuna porta fu mai chiusa tra di noi.
Ho assolutamente rispettato la sua privacy durante tutto il nostro tempo insieme, ed è diventata una cosa fondamentale per me proteggerla negli ultimi anni, così come in futuro. Come ho scritto prima, mi mancherà con tutto il cuore.
Oltre a tutto il resto, Lyle, Steve ed io eravamo amici da mezzo secolo e insieme abbiamo condiviso molti degli alti e bassi della nostra vita insieme, qui sul pianeta, dentro e fuori dal palco. Sono soprattutto molto grato per questo.
Grazie per la straordinaria sensibilizzazione in questo momento difficile.
Steve, Aubrey e io e la sua famiglia allargata apprezziamo le sentite condoglianze che stiamo ricevendo da tutto il mondo.".
Discografia
Da solista
Lyle Mays (1986, Geffen)
Street Dreams (1988, Geffen)
Fictionary (1992, Geffen)
Solo - Improvisations for Expanded Piano (2000, Warner Bros.)
The Ludwigsburg Concert (2015, SWR Jazzhaus)
In coppia con Pat Metheny
As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls (1981, ECM)
Con il Pat Metheny Group
Pat Metheny Group (1978, ECM)
American Garage (1979, ECM)
Offramp (1982, ECM)
Travels (1983, ECM)
First Circle (1984, ECM)
The Falcon and the Snowman, film soundtrack (1985, EMI)
Still Life (Talking) (1987, Geffen)
Letter from Home (1989, Geffen)
The Road to You (1993, Geffen)
We Live Here (1995, Geffen)
Quartet (1996, Geffen)
Imaginary Day (1997, Warner Bros.)
Speaking of Now (2002, Warner Bros.)
The Way Up (2005, Nonesuch)
Sideman
Lab '75, North Texas State University Lab Band (1975, NTSU)
The Sound of the Wasp, Phil Wilson & Rich Matteson (1975, ASI)
Watercolors, Pat Metheny (1977, ECM)
Home, Steve Swallow (1979, ECM)
Shadows and Light, Joni Mitchell (1980, Asylum)
Later That Evening, Eberhard Weber (1982, ECM)
When Elephants Dream of Music, Bob Moses (1982, Gramavision)
Girl at Her Volcano, Rickie Lee Jones (1983, Warner Bros.)
Mrs. Soffel, film soundtrack, released on *Film Music*, Mark Isham (1985, Windham Hill)
The Story of Moses, Bob Moses (1987, Gramavision)
"Heritage", Earth, Wind & Fire (1990, Columbia)
Medicine Music, Bobby McFerrin (1990, EMI)
Premonition, Paul McCandless (1991, Windham Hill)
Secret Story, Pat Metheny (1992, Geffen)
Live in Warsaw (1976), Woody Herman (1992, Storyville)
Falling Out, Igor Butman (1994, Impromptu)
Points of View, Nando Lauria (1994, Narada)
Noa, Noa (1994, Geffen)
East Coast West Coast, Toots Thielemans (1994, Private Music)
Schemes and Dreams, Pat Coil (1994, Sheffield Lab)
Fifteen Year Anniversary, Betty Buckley (2000, K.o. Productions)
Composizioni
Tale of Peter Rabbit (video soundtrack) (1987, Rabbit Ears)
Tale of Mr. Jeremy Fisher (video soundtrack) (1987, Rabbit Ears)
East of the Sun, West of the Moon (video soundtrack) (1991, Rabbit Ears)
Moses the Lawgiver (video soundtrack) (1994, Rabbit Ears)
Somewhere in Maine (1988)
in Marimolin, Marimolin, Nancy Zeltsman (1995, GM Recordings)
Twelve Days in the Shadow of a Miracle in In the Shadow of a Miracle, The Debussy Trio (1996, Sierra Classical)
Gold, Pat Coil (1996, Sheffield Lab)
Are We There Yet? and The Third Wind, RCC Jazz Ens. (2003, Seabreeze Vista Jazz)
Mindwalk in Intermediate Masterworks for Marimba, Nancy Zeltsman (2009, Bridge)