La imminente partecipazione del rapper Junior Cally al Festival di Sanremo ha scatenato grandi polemiche. Sotto accusa sono i suoi testi, considerati violenti e sessisti.
«Lei si chiama Gioia, beve e poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la dà. Sì chiama Gioia, perché fa la troia, sì, per la gioia di mamma e papà. Questa non sa cosa dice, porca troia, quanto chiacchiera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa, c’ho rivestito la maschera».
Queste liriche di una sua canzone risalente allo scorso anno scorso ("Si chiama Gioia"), hanno indignato l'opinione pubblica e indotto alcuni esponenti politici a chiedere l'esclusione dell'artista dalla nota esibizione canora.Nel precisare che "No grazie", brano che egli presenterà in gara, tratterà tutt'altre tematiche (legate principalmente agli uomini di potere), ci si chiede se la richiesta di esclusione dell'artista dalla kermesse, peraltro maturata a seguito di analisi retroattiva, sia realmente espressione di censura, così come ipotizzato dai difensori del libero pensiero, non inferiori ai detrattori dell'artista (tra i quali preme quantomeno citare Ernesto Assante di Repubblica e il presidente FIMI Enzo Mazza).
A noi sembra che nessuno intenda "censurare" Junior Cally.
La polemica, in definitiva, ruota attorno all'opportunità di invitare o meno un personaggio portatore di questo genere di tematiche nel salotto bene della canzonetta melodica italiana.
Il fatto che quest'ultima vada in onda televisiva in prima serata, rimane, a nostro modesto avviso, il nodo centrale della questione. Il Festival di Sanremo è una passerella che si muove entro un perimetro di bon ton per famiglie e minori in prime time nel quale è naturale che si tenda ad inserire personaggi commerciali ma sempre nel rispetto di un criterio mainstream rassicurante.
In tal senso, è perfettamente comprensibile che, all'interno di format televisivi nati per le famiglie come Domenica In o il Festival di Sanremo, si possa ritenere inopportuna la presenza di personaggi che siano i portavoce di un linguaggio estraneo ad una determinata cornice già definita in precedenza. In altre parole, nessuno ha mai impedito, finanche a Rocco Siffredi, di parlare di fondoschiena in tv, ma certo, quando concesso, ciò non è avvenuto nel pieno della fascia protetta.
E' assolutamente irrilevante che il rapper romano sia una figura artistica assai modesta (ciò riguarda sia l'aspetto musicale, sia i suoi testi) giacchè il punto focale della vicenda travalica questioni afferenti al talento.
Invece, bisogna soffermarsi su altro: a fronte del fatto che i suoi testi sono espressione di tematiche "forti", nessuno, a cominciare da egli stesso, può certo aspettarsi di passare senza colpo ferire in prima serata, nel corso di programmi nazionalpopolari per famiglie.
E inoltre, ci si chiede come possa pretendere, un personaggio che fa della "trasgressione" il suo ariete, ponendosi piuttosto quotidianamente in termini "estremi" e "fuorischema", di frequentare trasmissioni tipizzate da un target squisitamente familiare. Ma che razza di "trasgressore" è, uno che aspira ad entrare in un contesto omologato e rassicurante? La persona disallineata dovrebbe rifiutare tout court i salotti bene della società; l'anarchico, il ribelle, l'anticonformista dovrebbe fuggire dai contesti perbenisti della borghesia appiattita e omologata.
Quindi, concludendo, due osservazioni:
1) escludere Junior Cally dal Festival di Sanremo non sarebbe espressione di censura ma, più semplicemente, volontà di tutelare la fascia protetta. Se egli vuole scioccare, disturbare, traumatizzare, in forza del principio del libero pensiero, costituzionalmente sancito e, per questo motivo, inderogabile, lo faccia pure, ma in seconda serata;
2) sorge il dubbio che questo presunto anticonformismo da egli incarnato, non sia altro che il pretesto per infilarsi nei salotti bene dell'italietta omologata e commercialotta allo scopo di accaparrarsi la propria fetta di consensi, che poi si traduce anche in inevitabili e agognati riscontri commerciali. In tal senso, purtroppo, sembra di trovarsi di fronte all'ennesima espressione di una finta-trasgressività rastrellaquattrini che sfrutta l'ingenuità dei ragazzini presi per il didietro dall'ennesimo furbetto.