Pioggia
Roma, Teatro Trastevere, dall'8 al 13 aprile 2025

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Un futuro che si fonde col presente e con le sue paranoie legate all’accettazione dell’invecchiamento e del declino fisico: "Pioggia" punzecchia lo spettatore sul tema della senilità e della morte, facendolo in modo ironico, ma tragicamente coerente.

Tre probabili ultracentenari - Vi (Anna Cianca), Ma (Giovanni Sansonetti) e Lu (Patrizia Bernardini) – ed un androide badante, sono gli ingredienti della black comedy scritta da Franca De Angelis e diretta da Christian Angeli, che il Teatro Trastevere mette in scena fino al 13 aprile. Tre uomini soli (i parenti e gli amici sono ormai passati tutti a “miglior vita”) che non si vogliono arrendere all’inevitabile fine e, forti della loro privilegiata condizione economica, sopravvivono grazie a terapie salvifiche e trapianti che gli hanno allungato la vita, ma non certo la giovinezza, visto che i tre accusano, pesantemente, tutti i malanni propri dell’avanzatissima età. Li lega un patto “pseudo-scellerato” stretto in tempi nei quali il suicidio assistito non era ancora consentito: poter scegliere di togliersi la vita quando questa sarebbe diventata insostenibile e farlo insieme, con un rassicurante supporto reciproco. 
L’arrivo del robot badante sconvolge la consolidata routine del trio ed avvia un percorso inedito per gli anziani coinquilini.
Lo spettacolo esplora, con garbata ironia, temi assolutamente controversi sui quali anche la scienza si interroga da tempo. Innanzitutto l’accettazione della vecchiaia e della morte: quando non si è più in grado di sopportare le avversità della vita? C’è un dolore, una malinconia, una riflessione che, superando l’atavico istinto di sopravvivenza, fa trovare la forza di spegnere deliberatamente l’interruttore dell'esistenza? E poi, chi, per condizioni di indigenza, non può permettersi le migliori cure, è destinato ad una morte “prematura”? Ma, ancora: l’attaccamento a se stessi può superare quello verso i propri cari, tanto da allontanarli e rimanere quasi indifferenti di fronte alla loro scomparsa? Il testo di “Pioggia” rimanda al pubblico tanti interrogativi e riflessioni rispetto a cui l’attuale società (soprattutto occidentale) stenta ad accettare confronti. Altro elemento controverso che la rappresentazione propone ammantato di innocenza quasi fanciullesca è l’androide Chiara (interpretato da Gemma Costa). Oltre ad aprire uno squarcio sull’utilità ed i rischi dell’intelligenza artificiale, la presenza in scena del robot - progettata per sviluppare anche una propria coscienza e quindi prendere decisioni autonome – arricchisce lo spettacolo di elementi fantascientifici riproponendo, in una commistione tra passato e futuro, le intuizioni di Isaac Azimov e le sue famose leggi della robotica.
“Pioggia” è un’opera che lascia un segno nello spettatore (qualunque sia la sua età anagrafica): sarcastico quanto basta, ironico quel tanto che la vicenda non sfoci nella tragedia, spietato nella sua crudezza. I 4 protagonisti riescono ad esprimere perfettamente non solo le caratteristiche del singolo personaggio interpretato, ma anche quel misto di sentimenti che assalgono quando ci si culla nei ricordi, ma al contempo, si è ben ancorati al presente.
Unico elemento, a parere di chi scrive, un po’ fuori contesto, sono le canzoni: non arricchiscono la narrazione con maggiori dettagli e spezzano il ritmo dello spettacolo.
Meraviglioso e sorprendente il finale!




Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 9 aprile 2025.

PIOGGIA
di Franca De Angelis
regia di Christian Angeli
con
Patrizia Bernardini,
Anna Cianca
Gemma Costa
Giovanni Sansonetti
Musiche e direzione musicale di Francesco Polizzi
Scene: Claudia De Palma & Giorgia Loser
Costumi: Giovanni Marzi
Luci: Massimiliano Maggi
Movimenti Coreografici: Gemma Costa

Siamo in un futuro non troppo remoto. Vi (Anna Cianca), Ma (Giovanni Sansonetti) e Lu (Patrizia Bernardini) sono vecchi, vecchissimi, probabilmente ultracentenari. Amici da sempre, decisero di andare a vivere insieme, decenni fa, per essere certi di potersi sostenere nel togliersi la vita qualora non fossero stati più nel pieno della loro forma fisica e mentale, in quei tempi in cui il suicidio assistito non era ancora consentito.
Molto tempo è passato, da allora. Vi, Lu e Ma si sono ammalati tante e tante volte di mali devastanti, hanno subito trapianti di organi e sono ormai quasi sordi, quasi ciechi. Al dunque, però, man mano che il tempo passava nessun male, nessuna menomazione è sembrata loro così grave da preferire la morte. Hanno seppellito i loro figli e i loro nipoti e forse sono diventati immortali, congelati in antichi ricordi, antichi screzi, antichi giochi.
L'arrivo di Chiara (Gemma Costa), prototipo di androide di ultima generazione programmata per rendersi utile e soddisfare bisogni di qualsiasi tipo, rappresenta una ventata di giovinezza nella vita dei tre, per quanto artificiale.
Ma la mattina di un giorno apparentemente qualunque Lu si sveglia diverso. Ha preso una decisione: vuole avvalersi del patto che avevano fatto decenni prima. Vuole morire.
Vi e Ma non lo accettano. Il desiderio di Lu li destabilizza e angoscia. Se lui morisse il loro morboso attaccamento all'esistenza apparirebbe loro all'improvviso in tutto il suo egoismo, patetico e inutile.
Cercano così un'alleata in Chiara, che nei suoi neuroni artificiali ha un solo obiettivo: proteggere la razza umana.
Vi e Ma non sanno che Chiara - progettata per divenire in grado di prendere decisioni autonome e sviluppare una coscienza - sa distinguere il bene della razza umana da quello di un singolo individuo. E la sua risposta non è quella che si aspettavano.
(Fonte: comunicato stampa)

Teatro Trastevere
Via Jacopa dè Settesoli, 3
Roma (RM)
Info e prenotazioni: 065814004
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